Perdersi in una passione

«Perdersi» di Annie Ernaux

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«Perdersi» di Annie Ernaux

Spesso, avevo l’impressione di vivere quella passione come avrei scritto un libro: la medesima necessità di centrare ogni scena, la medesima preoccupazione dei singoli particolari.

Di fatto, da quella «Passione semplice», Annie Ernaux è riuscita a tirare fuori un romanzo-scandalo e un diario, due racconti puri di una relazione che ha tutte le carte in tavola per rivelarsi nella sua dimensione tossica, ma la scrittrice francese è già assuefatta e in quella dipendenza affettiva non può fare altro che… Perdersi.

Venerdì 21. Niente, da martedì sera. Non sapere mai perché. Aspettare. Faccio dei lavori in giardino, con foga. Ancora qualche ora e sarà troppo tardi per avere un appuntamento stasera a Parigi. Non ho pianto una sola volta, da quando è iniziata questa storia. Stasera, forse, se non ci vedremo.

Il diario di Annie Ernaux

Perdersi è il nuovo libro di Annie Ernaux, Premio Nobel 2022, pubblicato in Italia da L’orma editore e tradotto da Lorenzo Flabbi, un testo contraddittorio che condensa tutto ciò che una donna emancipata non vorrebbe essere: incline ad amare un uomo abusante. Sul finire degli anni Ottanta l’autrice si lega a un uomo sposato, S., conosciuto in Russia.  

Un diario esplicito di quella passione «meravigliosa e terrificante» che lega i due amanti, la trascrizione dettagliata di ogni sentimento morboso, il desiderio di amare «con tutto il mio vuoto», la dolorosa attesa tra un incontro e l’altro, la disperazione per una storia senza futuro.

Il titolo Perdersi è il riassunto perfetto di questo amore clandestino in cui i due amanti non condividono nulla: l’uomo appare e scompare, si fa vivo solo per il sesso, e lei vive nell’attesa di una sua chiamata, del suo «vengo». 

In quei lunghi mesi, l’autrice vive di lacrime e sesso, non riesce a concedersi distrazioni, né a lavorare o a pensare ad altro. Affida tutti questi sentimenti al diario raccontando tutti dettagli, anche i più compromettenti:

23 e 45. È venuto, si è fermato per cinque ore. Era da molto tempo che non vivevo un momento così perfetto, che non eravamo tanto in sintonia. Abbiamo fatto l’amore quattro volte, in modi diversi. (Camera da letto, sodomia, dopo tante carezze lente – divano al piano di sotto, missionaria, anche lì con tenerezza – di nuovo camera, commovente, “ti metto lo sperma sulla pancia” – il divano, da dietro, sintonizzati).

Un amore che Annie Ernaux immortala senza parafrasi, e che ricerca nella letteratura attraverso donne che, come lei, hanno vissuto quell’ossessione erotica: da Anna Karenina di Lev Tolstoj a I mandarini di Simone de Beauvoir.

Ho riletto I Mandarini. La mia storia con S. è talmente quella di Anne con Lewis che mi metto a piangere. S. de B. scrive: «Nessuno dirà più “Anne” con quell’accento.

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«Perdersi» è una storia di mancanze e di vuoti

Annie Ernaux non nasconde niente di questo desiderio che porta con sé ardore e mancanze, rivelandosi nel suo annullamento. Ma è giusto raccontare la genesi di questo amore clandestino a discapito, forse, dell’altra persona?  

Ne L’evento, Annie Ernaux scrisse: «Aver vissuto una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverla». Non c’è storia che non meriti di essere raccontata, anche questa perdizione. In apertura l’autrice scriverà: 

Sono consapevole di pubblicare questo diario spinta da una sorta di prescrizione interiore, senza preoccuparmi di ciò che proverà lui. A ragione, potrebbe considerarlo un abuso di potere letterario, o addirittura un tradimento. Me lo immagino reagire sulla difensiva, con una risata o con un moto sprezzante: “La vedevo soltanto per farmela”. Mi piacerebbe, invece, che accettasse, anche senza capirlo, di essere stato per mesi, a sua insaputa, questo principio, meraviglioso e terrificante, di desiderio, di morte e di scrittura.

Annie Ernaux ha il dono dell’autobiografia coraggiosa, scrive gli eventi della sua vita – anche i più tragici – per sopire il dolore e trasformarlo in storia collettiva. 

Perdersi (acquista) è un romanzo dedicato a tutte le persone che non hanno avuto paura di perdersi nell’anomala e bruciante alienazione, senza freni e senza autocensure, di un amore destinato a finire. Una storia di mancanze e di vuoti che non hanno paura di mostrarsi, consigliata a chi ha ancora voglia di lasciarsi andare all’ossessione assoluta di un amore che è salvezza e condanna al tempo stesso

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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