L’esperimento più riuscito

«Povere creature!» di Alasdair Gray

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«Povere creature!» di Alasdair Gray

Alasdair Gray, un nome purtroppo ancora poco conosciuto al pubblico italiano.

Negli anni Novanta Marcos y Marcos aveva tentato un’azione di recupero pubblicando Poor Things con i titoli poco convincenti di Poveracci! prima e Vita e misteri della prima donna medico d’Inghilterra poi. Per rincarare la dose, l’inizio del nuovo millennio ha accolto Gray con freddo entusiasmo, senza che nessuno si cimentasse a editare sistematica l’opera di questo William Blake del Novecento.

Fortunatamente Safarà Editore a partire dal 2015 ha avuto una felice intuizione: portare per la prima volta in Italia la tetralogia di Lanark. Una vita in quattro libri. Un’opera imponente, arricchita da illustrazioni dello stesso autore, capace di rovesciare i canoni della narrativa e di tramutare Glasgow in una sorta di caput mundi immaginifico. Negli anni successivi la stessa casa editrice prosegue l’azione di recupero fino a pubblicare quest’anno Povere creature!, in occasione dell’omonimo film che si è aggiudicato il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia. Il nuovo lungometraggio di Yorgos Lanthimos è stato senz’altro uno dei più attesi della rassegna e la sceneggiatura di Tony McNamara ha tutti i connotati per riprendere – o addirittura superare – il successo de La favorita.

«Povere creature!»: confessioni su destini incrociati

A una prima lettura di Povere creature! si potrebbe pensare all’incipit di Delitti esemplari di Max Aub: «Questo è materiale di prima mano: trasferito direttamente dalla bocca alla carta, sfiorando appena l’orecchio. Confessioni senza storia: chiare, confuse o dirette, non hanno altro scopo che di spiegare il furore». Però, mentre si procede, i tasselli delle varie “confessioni” diventano sempre più convincenti. E il furore lascia in effetti spazio alla storia. E allora a chi credere? Come sottolinea Enrico Terrinoni nella sua prefazione:

Quest’opera complessa, che rimescola realismi estremi ed estremizzati a visionari panorami della mente capaci di spingere sempre più in là il limite dell’immaginabile, è un definitivo esperimento letterario giocato su tantissimi piani.

Alasdair Gray, infatti, adotta il classico espediente del manoscritto ritrovato. Compreso il valore letterario comincia a studiarlo, a predisporne la curatela. Il libro inedito si intitola – in maniera decisamente poco originale, come ammette lo stesso Gray – Episodi della gioventù di un funzionario scozzese di salute pubblica, accompagnato dalle acqueforti di tale William Strang. Si tratta delle memorie di Archibald McCandless, introverso medico scozzese che nel suo percorso prima accademico e poi professionale conosce Godwin Baxter – soprannominato emblematicamente God.

Il dottor Baxter è un luminare della medicina, una mente geniale costretta in un corpo repellente. I suoi esperimenti, condotti prevalentemente su animali, trovano un proprio coronamento quando una donna – tale Victoria Blessington – viene ritrovata morta per annegamento nel Clyde. La giovane era incinta al nono mese e grazie alla complicità di un funzionario, riesce a ottenerne il corpo. Che fare ora con la splendida ragazza, dotata, a dir di molti, di una bellezza eccezionale?

Baxter gioca a fare dio sì, ma a una condizione: non vuole costringere quella ragazza a rivivere la sua vita tanto dolorosa, piena di supplizi. Così decide di trapiantare direttamente il cervello del bambino nella madre:

Certo che l’ho salvato, la parte pensante. Non te l’ho spiegato? Perché avrei dovuto cercare altrove un cervello compatibile quando ne esisteva già uno nel suo corpo? Ma non sei obbligato a crederci, se la cosa ti sconvolge.

Divertimento e disperazione

Inizia così la sua educazione, e il suo “inventore” architetta una storia per riconoscerla come una sua lontana cugina, Bella Baxter, che a seguito di un grave incidente ferroviario ha perso la memoria. Nonostante parta da uno stato infantile i suoi progressi sono prodigiosi e ben presto cerca di emanciparsi, con il solo obiettivo di trarre piacere dal suo perenne meravigliarsi di fronte alle cose. Sì, Bella è un personaggio puro, apparentemente ingenuo, accompagnato dal suo voler godere della vita. La mente trova improvvisamente una sua materializzazione nel corpo, concepito un gioco raffinato con cui si deve vivere senza pregiudizi:

Solo le religioni scadenti si basano su misteri, proprio come i governi scadenti si basano sulla polizia segreta. Verità, bellezza e bontà non sono misteriose, sono i fatti più comuni, ovvi ed essenziali della vita, come la luce del sole, l’aria, il pane. Sole le persone con il cervello confuso da un’educazione costosa pensano che verità, bellezza e bontà siano rare proprietà private. La natura è più generosa. L’universo non ci nega nulla di essenziale, ci regala tutto. Dio è l’universo più la mente. Chi dice che Dio o l’universo o la natura sono misteriosi da come chi definisce queste cose gelose o arrabbiate. Tradisce soltanto lo stato solitario e confuso della propria mente.

Tuttavia, questa consapevolezza diventa sempre maggiore. Nel suo percorso incontra decina di personaggi, ognuno di essi con la propria versione dei fatti. Il lettore non vuole – e non deve! – credere solo alle memorie di Archibald. In questo senso, tutta la maestria di Gray si nota sul finale di Povere creature!, quando decide di concedere direttamente la parola a Bella Baxter/Victoria Blessington.

E ora? Quali sono le coordinate per capire dove siamo stati fino a questo momento? L’autore/curatore si diletta anche per una cinquantina di pagine a fissare dei capisaldi storici per comprendere quanto sia importante la ricostruzione e per rimescolare ulteriormente le versioni. Ma gli eventi storici aiutano veramente a comprendere meglio questa saga famigliare anomala e dannatamente divertente nella sua disperazione? Certamente no, ma tutto conferisce tridimensionalità.

Non è come le illustrazioni anatomiche d’epoca vittoriana che troviamo bidimensionali stampate sulle pagine del libro; Glasgow nella sua ambiguità prende forma, acquisisce profondità. E in questo diorama i burattini si muovono convulsamente per mano del loro artefice. È un gioco sì, una casa di bambole, ma quando ci accorgiamo che questi personaggi ruotano le palpebre, gridano, fanno l’amore e si uccidono, allora capiamo che siamo di fronte a ben altra cosa.

Per una nuova educazione

Povere creature! (acquista) è un qualcosa a cui i lettori non sono mai stati abituati. Qualcosa di estremamente inedito tanto nella struttura poliforme quanto nella versatilità di sviscerare gli argomenti trattati. Lo stesso libro diventa una sorta di mostro di Frankestein, ma invece che intimorire i lettori e farli desistere dal conoscerlo li invita a sedersi, discorrere con lui, in un’affasciante vortice roboante di sensazioni sempre nuovo.

Si ha così l’impressione di non aver mai letto veramente fino a questo momento. Gray è capace di mettere in dubbio gli stilemi a cui eravamo abituati; obbliga, perciò, a imparare nuovamente a leggere, sillabare nomi, aggettivi e verbi per comporre frasi di senso compiuto. E si rimane meravigliati di fronte alla scoperta. Perché sì, Alasdair Gray è un pedagogo della parola. E siamo noi, lettori, il suo esperimento più riuscito.

Prendendo in prestito le parole di Michel de Montaigne sull’educazione dei fanciulli:

Non si chieda conto soltanto delle parole della sua lezione, ma del senso e della sostanza, e giudichi del profitto che ne avrà tratto non dalle prove della sua memoria, ma della sua vita. Ciò che avrà imparato, glielo faccia esporre in cento guise e adattare ad altrettanti soggetti diversi, per vedere se l’ha anche afferrato bene e fatto veramente suo.

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996. Nel 2020 si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Brescia. Ha pubblicato otto raccolte di poesie e due racconti.

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