Preghiera per i vivi è una raccolta di ventitré brevi racconti pubblicati da La nave di Teseo e scritti da Ben Okri, una delle voci più potenti nel panorama letterario afroamericano. Nato in Nigeria, ora vive a Londra: ha scritto La vita della fame (vincitore del Man Brooker Prize), Io sono invisibile, Un amore pericoloso e La libertà.
Storie che riprendono antiche tradizioni orali
In questo libro (acquista) sono raccolti ventitré racconti magistralmente composti che portano al lettore piccole e diversificate realtà. La forte componente onirica e fantastica di queste storie creano tanti immaginari differenti in cui il lettore può immergersi, ricreando da solo l’atmosfera tramite la propria creatività. Sebbene di primo impatto alcuni racconti inizino in medias res e confondono il lettore, una volta preso il ritmo si riesce a comprendere il particolare stile di Okri.
Ogni storia racchiude in sé un mondo unico e a sé stante, che viene mostrato al lettore per un breve tempo, lasciando che sia lui a immaginarsi cosa potrebbe accadere successivamente. Come le storie antiche, raccontate di bocca in bocca, Ben Okri racconta quelle che potremmo considerare fiabe portando solo un punto di vista o un breve episodio agli occhi del lettore. Ciò che è stato prima o ciò che sarà dopo starà tutto nella creatività di chi legge.
Ci attaccarono all’improvviso, sparando le cartucce senza fermarsi, facendoci smorfie.
Se la spassavano.
Noi dell’esercito, l’esercito nazionale, ci voltammo, gettammo le nostre pistole scariche e ci mettemmo a correre.
Eri fortunato se riuscivi ad uscire vivo di lì.
Preghiere da consegnare ai vivi
C’è un tema più o meno ricorrente in questi racconti: la morte. Comprensibile dato la scelta del titolo, ma la morte gioca un ruolo molto importante nella maggior parte delle storie che vengono raccontate. Vuole mandare un messaggio, vuole essere un modo per confondere il protagonista, vuole essere il meccanismo che porta a compimento l’azione: ci sono vari stratagemmi con cui Okri sceglie di portare su carta il tema della morte.
La raccolta vuole essere un modo per consegnare ai vivi varie sfaccettature del concetto di morte e di tutto ciò che essa comporta. Dalle varie citazioni letterarie – come Dorian Gray o Don Chisciotte – e citazioni del mondo attuale – come le traversate degli immigrati o gli assassinii perpetuati dal fondamentalismo islamico – viene presentato un caleidoscopio su come l’uomo può rapportarsi al concetto di morte.
Ma pregai per ogni cosa che vive, per le montagne e gli alberi, per gli animali e i corsi d’acqua e per gli esseri umani, ovunque si trovassero.
Udii il grido angosciato di tutta l’umanità e la sua musica inquietante.
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Lo stile onirico di Ben Okri
I mondi presentati da Ben Okri nelle brevi pagine che racchiudono un racconto sono per lo più onirici e immersi in una patina fantastica che, a volte, confonde il lettore. C’è sempre qualcosa di irreale o mistico nella realtà dei personaggi descritti. Possono essere oggetti, come la casa di bambole magica, o personaggi veri e propri che ci trascinano in sogni fantastici. Lo stile di Okri è pregno di vivace fantasia, una creatività fuori dal comune, che rende le parole scritte dei mondi visibili ed esplorabili dal lettore. Riusciamo, ad esempio, a vedere davanti a noi la Bisanzio tanto agognata del sesto racconto, oppure riusciamo ad immaginarci dentro la buia caverna abitata da I bipedi.
Tutto è davanti ai nostri occhi, come la buona tradizione orale comanda. Ogni personaggio, ogni panorama, sebbene offuscato dalla patina dell’onirico è chiaro nella mente del lettore.
Quando mostro alle persone le fotografie del lago, loro vedono solo l’azzurro chiaro, l’argento tenue e l’anello basso delle montagne.
Non vedono mai quello che io ho visto dopo.
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