Gerald Murnane è ormai un autore di culto. Nonostante non abbia mai messo piede fuori dai confini nazionali australiani, la sua letteratura è capace di rispondere a esigenze universali. In Italia i suoi libri sono stati tutti editi da Safarà Editore, a partire dall’eccezionale Le pianure e dal romanzo d’esordio, Tamarisk Row. Sono seguiti Una vita tra le nuvole e, recentemente, è uscito anche Qualcosa per il dolore. Memorie dal mondo dell’ippica. Nei ventisette capitoli di quest’ultimo libro, che corrispondono ad altrettanti ricordi, Murnane scandaglia le corse di cavalli.
Istintivamente attratto dai colori delle scuderie, dalle fotografie sui giornali d’epoca e dai nomi suggestivi degli equini, l’autore entra in maniera totalizzante in quell’universo. Come nelle migliori riflessioni di Charles Bukowski in Azzeccare i cavalli vincenti, anche Murnane rievoca, analizza e restituisce speculazioni intorno a dinamiche apparentemente lontane ma non prive di fascino.
«Tanto quanto Shakespeare»
Qualcosa per il dolore è un libro, come scrive Eugenio Giannetta su L’Avvenire, «umano e pieno di umanità» che non ha la presunzione di fissare le dinamiche di uno sport. Piuttosto i cavalli diventano il pretesto per rievocare e rivivere i propri ricordi. Perché, come afferma provocatoriamente l’autore «l’ippica aveva da insegnarci tanto quanto Shakespeare e di sicuro molto più di alcuni pretenziosi film e opere teatrali».
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Murnane non è il classico intellettuale: radicalmente ancorato a certe convinzioni, sa ciò che può fare e non teme di ammettere le proprie fragilità. Non vi è egotismo nella sua prosa, piuttosto un’ironica accettazione di sé. A leggere Qualcosa per il dolore si ha la netta sensazione che Murnane abbia sviluppato per tutta la vita un mondo immaginifico speculare a quello reale, dove rifugiarsi nelle speculazioni su corse vere o inventate che siano. Totalmente estraneo alle distrazioni del mondo moderno, già all’età di quarant’anni dedica tutto il tempo libero a sé stesso, alla propria fantasia:
Guarderò solo le immagini che compariranno nella mia mente, e se queste non verranno subito o se l’intervallo tra la comparsa di un’immagine e la successiva sarà troppo lungo, mi limiterò a guardarmi intorno.
Fuori e dentro il mondo
Lontano dalle tecnologie, dai piacere frivoli, Murnane arricchisce il suo immaginario. Un uomo dai costumi austeri che, parallelamente ai suoi libri, dedica la maggior parte delle forze all’Archivio degli Antipodi, dove riporta minuziosamente le tradizioni ippiche di due paesi inventati, Nuovo Eden e Nuova Arcadia. Una precisione che ricorda la predilezione al dettaglio dei libri di Georges Perec, come nel suo W o il ricordo d’infanzia in cui racconta pedissequamente le abitudini sportive di una popolazione, seppur con intenti nettamente diversi.
Le memorie sull’ippica di Murnane sono uno spettacolare finestra sull’animo umano. Senza nessun rispetto cronologico, l’autore ripercorre i decenni quasi fosse fuori dal tempo. Non vi sono eventi politici, cambiamenti socio-economici e se anche fosse questi vengono solo accennati sempre e solo in funzione alle scommesse sui cavalli.
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Molti potrebbero sospettare della presenza costante dell’ippica, dell’ossessione quasi maniacale per i colori delle livree dei fantini e delle statistiche su coppe di un continente dall’altra parte del globo; ma nulla di questo disincentiva la lettura, anzi. Murnane mostra un catalogo umano che diventa fonte quasi inesauribile di bizzarrie e misericordia.
Storia di una vita
Fin dalle prime pagine di Qualcosa per il dolore si riscontra un’introspezione psicologica che nulla ha da invidiare a certi capolavori del secondo Novecento. Il libro diventa la colonna sonora sincera della vita del suo autore, contraddistinta da grida, consultazioni e dallo scalpiccio dei cavalli:
Se quest’anno dovessi trovare la gallina dalle uova d’oro, non mi sforzerei troppo di trarne profitto. Oggi i miei bisogni sono semplici e vivo in una sobria comodità. Se la mia vita di ricerche dovesse finalmente dare i suoi frutti, il mio unico piacere, oltre alla consapevolezza che Dio mi abbia personato, sarebbe lasciare i dettagli della mia scoperta nella cartellina dove conservo il testamento e le istruzioni per il funerale.
In Qualcosa per il dolore (acquista) viene raccontata anche la storia familiare dell’autore. I discorsi, le speranze e le ambizioni del padre e di alcuni parenti verso l’ippica. Le tante perdite, le poche vincite e i rapporti ambigui instaurati con gli allibratori. La descrizione di un microcosmo ai confini del mondo capace di regolare sistematicamente la vita di pochi individui, ma in grado di condizionare misteriosamente anche quella degli altri.
Tramite la comprensione di quello che ci è estraneo cominciano le vere domande sull’esistenza. Per Murnane la letteratura è solo un mezzo di espressione per costruire mondi ed è proprio con le parole che riesce a plasmare un diorama che nulla ha della finzione: c’è spazio solo per il vivido e sano bisogno di vivere.
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