Quelli come lui

15 minuti di lettura

«Ma finiamo in fretta, vero? Tra un’ora ho un impegno in parrocchia». Nessuno rispose a Suor Angela. Gli altri docenti si stavano sedendo intorno ai banchi disposti a ferro di cavallo.

La Palazzi, coordinatrice di classe e docente di lettere, iniziò a scrivere: «In data 28 settembre, si riunisce il Consiglio di Classe straordinario per la classe prima C. Ordine del Giorno: sospensione dell’alunno Giorgio Cervo.»

«Di già lo volete sospendere?». Il Bruno, ginnastica, fece segno alla Bellusci, spagnolo, di zittirsi. Lei dondolò la testa, scocciata.

«Viene letta la nota disciplinare scritta in data odierna dalla collega Leone» la Palazzi scoccò un’occhiata veloce all’espressione compiaciuta della docente di tecnica «Lo studente Cervo perde la testa durante la lezione all’aperto, disturbando l’apprendimento della classe. Commenti in merito?»

«Ma lei quando arriva?» chiese la Fermi, matematica.

«Mezz’ora circa» la liquidò la Palazzi guardando l’orologio a muro.

La Leone si schiarì la voce: «Se permettete inizio io» i colleghi annuirono già arresi «In trent’anni che insegno, una situazione così non l’ho mai avuta. E di ragazzini disadattati ne ho visti, fidatevi, ma questo li batte tutti.»

Piccoletto, basso, i capelli unti tipici della preadolescenza appiccicati alla fronte: quella mattina Giorgio Cervo si era presentato coprendoli sotto il cappuccio della felpa, come a nascondersi al resto della classe. Rientrando dall’intervallo per la lezione di tecnica, la Leone lo aveva studiato per bene. Fino a quel momento della giornata era stato calmo, nessuno si era ancora lamentato di lui.

Prima che gli studenti si spogliassero dei cappotti, la docente li fermò annunciando che avrebbero fatto lezione in giardino. Dendrocronologia, l’argomento del giorno.

«Idrocornolochè?» sbiascicò la Bellusci interrompendola.

«Ma insomma!» inveì la collega con supponenza «È la scienza che studia l’età degli alberi». Riprese il racconto.

In giardino la 1^C si era disposta intorno a un abete ascoltando le varie nozioni che la bocca rugosa della prof snocciolava quasi a memoria. In ultima fila, Giorgio Cervo. D’un tratto il suo cappuccio si era gonfiato, scivolando sulle spalle. La Leone, interrompendosi, si era preparata a redarguire chi si era messo a ridacchiare senza apparente motivo. Poi, vedendo che tutti fissavano divertiti alcuni rami, aveva alzato lo sguardo: tra gli aghi vi era incastrata una specie di palla su cui fluiva un ciuffo di capelli unticci.

La testa di Giorgio Cervo vagava a mezz’aria, la bocca serrata e gli occhi semichiusi.

«Con testa, vuoi dire…» Suor Angela mimò di staccarsi il capo, la Leone annuì «Gesù mio, questo è posseduto!»

«Si stacca come un pezzo dei Lego!» s’infiammò il Bruno «Ed è difficile fargliela rimettere a posto!»

A lezione la testa aveva galleggiato dapprima tra i rami e poi sul tetto della scuola per una buona mezz’ora. Poi si era abbassata come un palloncino sgonfio e Giorgio l’aveva recuperata. Mentre la Leone sbraitava paonazza, i compagni di classe, di nascosto, avevano fatto dei video alla scena alquanto esilarante.

«Per questo chiedo una sanzione disciplinare adeguata al suo atteggiamento. E so benissimo che questa dinamica non vi è nuova.»

«Esatto» la spalleggiò il Bruno per una seconda volta «io non me n’ero nemmeno accorto finché, mettendo via i palloni da basket, mi sono trovato il suo faccino dormiente sotto il braccio.»

«Credo sia successo a tutti in queste settimane» lo calmò la Palazzi mentre prendeva nota sul verbale «tutti tranne a Rondò, che non ce la fa a essere qui. Ha un concerto.»

«Beato lui» ironizzò la Fermi «pensate a una testa che si stacca mentre suona il piffero…»

«Sì ma quindi? Lo sospendiamo, no?» gracchiò la Leone.

La Palazzi alzò gli occhi verso l’orologio: «Dovrebbe arrivare la madre a momenti, attendiamo.»

Seguirono degli sbadigli, il Bruno si grattò i quattro capelli che aveva sulle tempie: «Non ci bastavano i dislessici e i down? Pure questi ora?» sbottò.

«E gli stranieri che non capiscono nulla?». Il Bruno lanciò un’occhiata d’intesa alla Leone, mettendosi sull’attenti quando qualcuno bussò.

«Evitiamo, ragazzi…» sussurrò la Palazzi, poi alzò la voce «Prego, entri!»

La madre di Giorgio Cervo entrò avvolta da un lungo cappotto viola, avanzando con spalle larghe e passo sicuro.

La coordinatrice le diede il benvenuto e quella le rispose con un minimo cenno del capo. Dietro di lei, una piccola assistente piuttosto anonima. La madre, sedendosi sulla sedia al centro del ferro di cavallo, le porse la borsa e le disse di non preoccuparsi.

La Palazzi non riuscì ad aprir bocca che Suor Angela si alzò e trotterellò claudicante verso la nuova arrivata: «Sorella, mi spiace ma devo scappare. So che suo figlio non prende parte alle mie lezioni però…» e le porse un bigliettino «forse questo, ecco, le è utile.»

Dopodiché la suora si congedò e la madre di Giorgio Cervo passò il foglietto alla sua assistente senza leggerlo. In poco tempo i docenti la ragguagliarono sulla situazione e lei ascoltò senza aprir bocca.

«Ed è per questo che la collega di tecnica proponeva una sospensione per suo figlio» concluse la Palazzi.

«Oh, non una cosa eccessiva… ma simbolica, che gli sia da monito!»

«Beh…» la madre parlò per la prima volta «voi state parlando di mio figlio come se avesse un problema. Certo, ha un comportamento inusuale, ma vi assicuro che qui la colpa è imputabile tanto a lui quanto a voi tutti.» I docenti sgranarono gli occhi, la Leone visibilmente offesa grugnì. «Non per giudicarvi, ma se gli succede questo è perché si annoia. Il fatto è che lui ha bisogno di rimanere concentrato.»

«Ma allora è un problema suo!» la Leone sputò acido a ogni parola.

«No, non proprio» la madre di Giorgio Cervo era calma, quasi apatica «Sarebbe compito vostro tenerlo attivo… intrattenuto!»

«Signora, siamo docenti, mica dei clown» appuntò la Fermi.

«Non ho mica detto di farlo ridere, infatti. Appassionatelo, tutto qui.»

«Dovremmo chiedere come fa al collega di musica» sospirò la Palazzi «ma purtroppo è assente.»

«So che non c’è ancora un docente di arte, giusto?» domandò la donna.

«Sì, ma dovrebbe arrivare presto. Non è questo però il punto dell’incontro…»

«Ma… Ma io spero mi perdonerete per questa osservazione» tentennò la Bellusci «Quando a Giorgio, durante la lezione, beh, insomma… gli si è staccata…»

«La testa, gli si è staccata la testa» la aiutò la madre.

«Esatto, ed è volata via, sul soffitto… ecco, vede, a me ‘sta cosa ha fatto schifo assai.»

«Che delicatezza» recitò il labiale del Bruno alla Leone.

L’assistente fece un passo avanti, ma la donna le indicò di tornare indietro.

«Certo» disse nascondendo le braccia nel cappotto «ci credo l’abbia impressionata, me ne rammarico.»

«Ecco, proprio come mi dice: impressionata è la parola giusta!» continuò la Bellusci «E forse il fatto della discussione è quello, che Giorgio, suo figlio, è un caso bello particolare… un caso limite, no?»

A quelle parole la donna fece un gesto di stizza con la testa: «Ma un caso limite sarà lei, mi scusi!» era come se le si fosse accesa una miccia «Proprio lei che insegna spagnolo quando già stenta con l’italiano!»

La Palazzi chiuse un pugno guardando la Bellusci che, come una tartaruga, ritirò la testa nel collo alto del maglione e divenne tutta rossa. «Signora, mi scuso per i termini inappropriati della collega. Non è il caso di accendere i toni quando ci troviamo tra adulti civili.»

«Lo so di non essere ancora intervenuta ma…» la Morrone, inglese, che finora si era mimetizzata alla perfezione con la sedia che occupava, raddrizzò gli occhiali sul nasino e schiarì la voce «io ho avuto modo di vedere suo figlio dal primo giorno. È un ragazzo sveglio, senza dubbio, è pure un quick-learner come dicono in America. L’ho visto anche… annoiarsi, ecco. È stato un bel colpo. E riconosco che quella non è stata la mia lezione più brillante, me ne assumo parte della colpa. L’episodio è durato qualche minuto, tuttavia non ho visto gli estremi per una sospensione. Da madre a madre, la capisco. Credo che una bella chiacchierata con Giorgio, forse anche due o tre, miglioreranno la situazione.»

La donna accennò a un sorriso, sollevata dall’appoggio della professoressa.

«Concordo su tutto,» aggiunse la Palazzi «tant’è che finirei questo consiglio il prima possibile, sperando non si ripeta un’altra volta.»

«Ma insomma!» esclamò la Leone «Rimarrà comunque una situazione insostenibile! Io non ci sto!»

«Rina, facciamo questo mestiere da anni, abbiamo avuto casi più difficili di questo, con tutto rispetto, signora, eh…» la Palazzi si girò verso la donna «Nel caso, mettiamola ai voti: quanti a favore della sospensione?». Il Bruno e la Leone alzarono senza indugi le mani e fissarono la Bellusci.

«Mi farà schifo, certo, ma a me mica mi fa nulla di male» disse spedita tirando fuori la testa dal maglione.

«Bene, abbiamo una maggioranza» sbuffò la coordinatrice «e per ultima cosa mi scuso con la signora per averla convocata d’urgenza…». La docente tacque come la madre di Giorgio Cervo fece intendere che aveva capito la sua buona intenzione.

Poco dopo tutti si alzarono, pronti a tornare a casa. L’assistente piccola e anonima porse alla donna la borsa e il biglietto datole in precedenza. Lo lessero insieme, era scritto a mano: Padre Alfredo, esorcista, poi un numero di telefono. La donna respirò a fondo come se le girasse la testa e si appoggiò alla maniglia della porta. Avendo il cestino a portata di tiro, vi gettò il foglietto.

«Ai miei tempi quelli come lui non li portavano mica a scuola, se li nascondevano in casa». La Leone si abbottonò il cappotto e chiuse la bocca.

Tutti i docenti si voltarono di scatto quando le braccia della madre di Giorgio Cervo si staccarono di netto dal corpo. Una era rimasta aggrappata alla maniglia, l’altra, per terra, stringeva la borsa.

L’assistente le afferrò in uno scatto. «Forza, andiamocene» sospirò la madre di Giorgio Cervo.

Racconto di Lorenzo Molino / Immagine di Marina Lucco Borlera

Segui Magma Magazine anche su Facebook e Instagram!

Redazione MM

Che cos’è Magma Magazine?

Siamo una squadra di ragazze e ragazzi che prova una passione a dir poco travolgente per la letteratura. Come una dirompente eruzione vulcanica.

Troppo spesso, nell’immaginario collettivo, la letteratura viene percepita come elitaria, o associata solo alle noiose lezioni scolastiche – con ansia da interrogazione annessa.

Vogliamo ribaltare questa prospettiva. Vogliamo raccontare opere e autori con uno stile fresco e appassionato. Proprio come l’esplosione di un vulcano, vogliamo far risvegliare nei lettori l’amore dormiente per il meraviglioso mondo dei libri, in tutte le sue magmatiche forme.

«Questa è la parte più bella di tutta la letteratura: scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno. Tu appartieni», diceva Francis Scott Fitzgerald. Noi crediamo che la letteratura sia appartenenza, che la letteratura sia di tutti. E con Magma Magazine vi accompagniamo in questo viaggio.

Lascia un commento

Your email address will not be published.