Abbiamo conosciuto Azar Nafisi grazie a Leggere Lolita a Teheran, un libro in cui si raccontava cosa significasse rischiare la vita per la lettura in un paese come l’Iran dopo la Rivoluzione Islamica. Ne La repubblica dell’immaginazione (pubblicato per la prima volta nel 2014 e arrivato ora in veste tascabile Adelphi) Nafisi estende il discorso sulla letteratura al suo paese d’adozione, l’America, con uno sguardo sui lettori del presente e del futuro.
Nafisi in questo libro parla di tre libri, soprattutto: Huckleberry Finn di Mark Twain, Babbitt di Sinclair Lewis e Il cuore è un cacciatore solitario di Carson McMullers. Parla di narrativa americana un po’ perché è quella che ha studiato e insegnato sia come docente universitaria negli Stati Uniti che in Iran, e un po’ perché permette di affrontare un discorso sui problemi fondamentali delle democrazie contemporanee: il calo dei lettori e la svalutazione della cultura («non scompaiono solo librerie e biblioteche, ma musei, teatri, centri per le arti dello spettacolo, accademie di belle arti e di musica»), un certo deficit di pensiero critico a causa dell’incoraggiamento a un’istruzione sempre più tecnica e meno umanistica, l’ottica utilitaristica e individualistica promulgata da politica ed economia, le seduzioni del consumismo.
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Cosa farne dell’immaginazione
A tutti queste problematiche Nafisi contrappone l’arma dell’immaginazione:
Quando Twain scrisse Le avventure di Huckleberry Finn, c’erano ancora territori fisici nei quali era possibile svignarsela, ma nell’America del ventunesimo secolo le terre non cartografate fanno parte soltanto della letteratura e della fantasia. L’unico modo per sviglnarcel, per vedere il mondo «civilizzato» con occhi nuovi, è usare la nostra immaginazione […]: saremo disposti ad arrischiarci in nuovi territori e ad accogliere i pericoli di pensieri sconosciuti?
A un’analisi dei testi che prende in esame Nafisi alterna una proposta di uso consapevole: per esempio, critica la cancel culture che ha portato a rimuovere le espressioni razziste nelle nuove edizioni di Huckleberry Finn per l’offesa che avrebbero recato agli studenti neri. Nafisi, forte sostenitrice degli insegnamenti della storia, la pensa diversamente:
Lo scopo dell’istruzione e impartire la conoscenza, e la conoscenza non è solo eretica ma anche imprevedibile virgola e spesso scomoda. Fermiamoci immaginare che cosa vorrebbe dire censurare dai nostri libri di testo tutti gli aspetti scomodi. Se non riusciamo a guardare al passato così com’è, potremo mai sperare di insegnare la storia?
Più che un trattato sulla letteratura, La repubblica dell’immaginazione è un testo di esplorazione, in cui Nafisi racconta il suo viaggio alla scoperta della cultura americana e di come le sue radici siano fortemente conficcate nella sua letteratura. Seguendo questa prospettiva risultano facili i parallelismi tra l’utilitarismo di Babbitt e il culto di denaro e tecnologia rappresentato da Bill Gates, o tra la solitudine urbana dei personaggi di McCullers e quella dei ragazzi persi nel mondo virtuale dentro al telefono.
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La narrativa come antidoto ai totalitarismi
Nafisi nel libro (acquista qui) difende il diritto a non cercare solo fatti e argomentazioni, ma a coltivare la comprensione dell’umano e della storia attraverso la letteratura:
Io mi oppongo all’idea che la passione e l’immaginazione siano superflue, che le discipline umanistiche non servano a niente dal punto di vista pratico o pragmatico […]. Anzi: la conoscenza immaginativa èpragmatica. Ci aiuta a modellare la nostra idea del mondo e il posto che vi occupiamo: influenza la nostra capacità di scelta.
La narrativa si pone come soluzione dal basso, come mezzo per educare i cittadini del domani a un pensiero consapevole e autonomo: è forse un caso, chiede Nafisi, se le dittature di tutto il mondo e di ogni periodo storico si sono preoccupate di bruciare o mettere al bando dei libri che consideravano minacciosi? Un romanzo, un qualsiasi romanzo è un antidoto al pensiero unico e un invito alla libertà di espressione, semplicemente perché nella narrativa «tutti avevano una voce – anche il cattivo».
Nella Repubblica dell’immaginazione ci sarà spazio per tutti, l’uomo non vivrà né schiacciato dal denaro né bramoso di esso, ma consapevole di cosa lo distingue come uomo e del percorso che deve ancora fare per diventare migliore: «le storie […] ci ricollegano al nostro passato, ci offrono una chiave critica per comprendere il presente, ci permettono di concepire un futuro diverso».
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