Tra narrativa italiana e straniera

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Salone del Libro di Torino 2023

Si è appena conclusa la trentacinquesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, l’ultima diretta da Nicola Lagioia, che lascia il testimone ad Annalena Benini. Forse sarà ricordata soprattutto per la polemica politica scoppiata a seguito della contestazione della ministra Eugenia Roccella, o forse a passare alla storia sarà lo straordinario numero di visitatori: 215.000. Quel che sappiamo per certo è che è stata una vera festa dei libri e dei lettori, che hanno sfidato condizioni meteo a dir poco inclementi pur di esserci. Vi raccontiamo qui i migliori incontri di narrativa italiana e straniera a cui abbiamo assistito.

Daniele Mencarelli presenta «Fame d’aria»

Nella piovosissima sera di sabato 20 maggio si è tenuta la presentazione di Fame d’aria (Mondadori), l’ultimo romanzo di Daniele Mencarelli, in una sala a dir poco gremita – complice la grande popolarità di cui gode lo scrittore dopo il successo della serie TV ispirata a Tutto chiede salvezza, sbarcata su Netflix lo scorso autunno.

Fame d'aria

Il libro narra la storia di Jacopo, un “neonato diciottenne” affetto da autismo a bassissimo funzionamento, e di suo padre Pietro, che insieme alla moglie si prende strenuamente cura di un figlio che non è autosufficiente e mai lo sarà. Durante un viaggio verso la Puglia, la frizione della loro macchina si rompe e i due sono costretti a fermarsi alcuni giorni in un paesino molisano, nell’attesa che l’automobile sia riparata. E, come fa notare la giornalista Loretta Cavaricci che modera l’incontro, Fame d’aria è una storia di guasti e riparazioni, sia in senso proprio che metaforico. La disabilità di Jacopo, vissuta nel totale abbandono da parte delle istituzioni, è il grande guasto della vita di Pietro; trovare il coraggio di condividere questo fardello con altre persone sarà la via per una riparazione.

Il tema dell’alterità è presente in tutte le opere di Mencarelli, e qui lo ritroviamo anche nell’esergo, che gioca sul verso più celebre di Arthur Rimbaud: «Dio è un altro». Dio, spiega lo scrittore, si nasconde nelle persone che scelgono in modo del tutto disinteressato a tendere la mano a uno sconosciuto, condividendo la sua sofferenza. E ci invita, oggi più che mai, a riscoprire il valore della compassione. Una parola a cui troppo spesso tendiamo ad associare una connotazione negativa, ma che in realtà è preziosissima fin dalla sua etimologia. Viene infatti dal latino cum patior, soffrire insieme a qualcun altro: l’unico modo per rendere un po’ sostenibile anche il più lancinante dei dolori.

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«Passami la lingua»: l’avanguardia letteraria di Andrea G. Pinketts

Sempre nella giornata di sabato 20 maggio si è tenuto l’evento Passami la lingua, evento dedicato ad Andrea G. Pinketts, autore scomparso nel 2018. L’evento si è tenuto in occasione del nuovo progetto editoriale di ripubblicazione dei libri dell’autore milanese a cura di HarperCollins iniziato il mese scorso, ed è stato presenziato da Carlo Carabba, editor della narrativa italiana della casa editrice, Daria Bignardi, Andrea Carlo Cappi, Omar Pedrini, abile nell’alternare il ricordo di Pinketts a degli ottimi intermezzi musicali, e Fabrizio De Giovanni, che ha letto dei brani tratti da Lazzaro, vieni fuori e Il vizio dell’agnello, libri con cui la casa editrice ha iniziato la ripubblicazione di Pinketts.

Dall’evento è venuto fuori che Pinketts non solo era una persona onesta, generosa e corretta, animato da una grande passione letteraria e altrettanto grande amore per la vita – anzi, le sue molte vite, fra cui quella notturna al Le Trottoir di Milano – ma anche per la sua originalità. Lui, infatti, è stato un autore unico nel suo genere, difficile da catalogare in un’etichetta come il Pulp o i Cannibali. È stato un maestro della parola capace di inventare una lingua propria, irriverente e ricca di significato. Ha saputo, inoltre, fare della sua vita un romanzo e ha dato della sua Milano un ritratto che mescola la realtà a elementi grotteschi e surreali rendendo drammatici ed eroici i personaggi delle vicende raccontate, dimostrando come anche la persona più emarginata sia in qualche modo un eroe della quotidianità che vive.

Eva Menasse presenta «Il paese dei fiori oscuri»

Per la rassegna Storie tedesche, realizzata in collaborazione con il Goethe-Institut e la Fiera del Libro di Francoforte, l’autrice viennese ora residente a Berlino Eva Menasse ha presentato sabato 20 maggio il suo ultimo romanzo Il paese dei fiori oscuri, edito da Bompiani, assieme a Moni Ovadia e Wlodek Goldkorn. Ispirato alla vicenda reale del massacro di Rechnitz, in Austria, del 1945, Menasse affronta un tema ancora molto importante per la letteratura di lingua tedesca che si confronta con il periodo storico del nazismo e della Seconda Guerra Mondiale: il male e il silenzio a esso collegato. Nel raffigurare questi temi, l’autrice rappresenta la complessità della Storia descrivendola dal punto di vista di più personaggi.

Quello che è emerso dalla presentazione è come partendo da una storia locale Menasse sia riuscita ad arrivare a una storia universale. Chi più e chi meno, di fatti, è coinvolto nel male perpetrato dalla Storia, e più si tacciono certi crimini più il senso di colpa e la vergogna che ne conseguono erompono violentemente corrompendo chiunque, anche il semplice testimone dei fatti. Come ha ricordato Goldkorn citando Olga Tokarczuk, il romanzo ci permette di capire la complessità del mondo, e Menasse attraverso il suo libro ci aiuta a capire quanto complesso sia l’essere umano e quanto sia difficile distinguere il bene dal male, poiché spesso chi pensa di fare del bene in realtà volta lo sguardo dall’altra parte ed è perciò responsabile della violenza commessa nei confronti dell’umanità.

L’incontro con Andrei Kurkov

In occasione della decima edizione del Premio Strega Europeo, Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo del Premio Strega, e Wlodek Goldkorn hanno presentato assieme L’orecchio di Kiev, romanzo edito Marsilio dello scrittore ucraino di lingua russa Andrei Kurkov, finalista al Premio Strega Europeo 2023. Nonostante fosse difficile fare una presentazione per via del rischio di fare riferimenti alla guerra in corso, l’autore e i relatori sono riusciti a moderare l’incontro senza perdere mai il focus sul romanzo. L’unica cosa in riferimento all’attuale conflitto ucraino è stata la difficoltà confermata dall’autore di un dialogo pubblico fra scrittori ucraini e russi.

Definito thriller storico e picaresco con elementi reali e surreali, L’orecchio di Kiev – primo capitolo di una trilogia – si confronta con la nascita dello stato sovietico e l’invasione di Kiev da parte dell’Armata Rossa del 1919, un avvenimento che ha molto a che vedere con quanto sta accadendo ora in Ucraina.

Attraverso la storia del protagonista Samson, Kurkov racconta non solo le bugie dietro alle promesse di un futuro migliore da parte dei nuovi rappresentanti del potere, ma anche lo spirito del popolo ucraino: individualista, multiforme, ma mai fatalista, animato da un grande spirito di resistenza e da una grande voglia di vivere. In questo senso, infatti, Kurkov ha ironizzato dicendo che la Russia può tenersi Fëdor Dostoëskij, in quanto emana energia negativa per il suo fatalismo, un carattere tipicamente russo. L’autore ha dunque concluso la sua presentazione ribadendo l’unicità degli ucraini per la tenacia nel voler essere artefici del proprio destino, e non delle pedine della Storia che accettano remissivi la fine della propria identità e cultura.

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l’impresa e specializzata in Traduzione. Caporedattrice di Magma Magazine, sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Dopo aver esordito nel 2020 con il romanzo «Noi quattro nel mondo» (bookabook), ha pubblicato nel 2023 la raccolta di racconti «Pretendi un amore che non pretende niente» (AUGH! Edizioni).

Alberto Paolo Palumbo

Insegnante di lingua inglese nella scuola elementare e media. A volte pure articolista: scuola permettendo.

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