Se c’è una particolarità del Salone del Libro di Torino, è che a distanza di poche sale si possono incontrare gli autori più disparati, spesso con alle spalle background diversissimi. È stato così anche in questa trentacinquesima edizione, in cui abbiamo avuto il piacere di ascoltare persone molto diverse, ma tutte con tanto da raccontare, come la virologa Antonella Viola, la reporter Francesca Mannocchi, il disegnatore Tullio Pericoli e la studiosa di storia transgender Susan Stryker. Perché può sembrare scontato, ma la vera ricchezza è veramente nella diversità, e queste occasioni sembrano confermarcelo.
Antonella Viola presenta «La via dell’equilibrio»
Nel pomeriggio di domenica 21 è intervenuta Antonella Viola, in un incontro moderato dalla giornalista Silvia Nucini, per presentare il suo ultimo libro, La via dell’equilibrio. Scienza dell’invecchiamento e della longevità (Feltrinelli). Reduce dall’aggressione verbale di un no vax, avvenuta solo poche ore prima, la virologa e docente universitaria ha lasciato che anche in questa conferenza a parlare fosse solo la scienza. Il suo libro ruota infatti intorno a una questione cruciale per la ricerca scientifica e la medicina: l’età media della popolazione continua ad aumentare (da diversi anni il numero delle persone sopra i 65 anni ha superato quello dei bambini sotto i cinque), ma la maggior parte degli anziani soffre di numerosi problemi di salute.
È quindi più che mai necessario mettere in atto strategie che ci evitino di trascorrere gli ultimi anni – se non addirittura gli ultimi decenni – della nostra esistenza convivendo con patologie più o meno invalidanti. Al concetto di età anagrafica, che risponde alla domanda «quanti anni hai vissuto?», dovremmo accostare quello di età biologica, che risponde invece alla domanda «come hai vissuto?». Spesso queste due età non coincidono: una persona con uno stile di vita scorretto potrebbe avere un’età biologica superiore a quella anagrafica. Ma, al contrario, adottando i dovuti accorgimenti una persona anagraficamente anziana potrebbe risultare molto più giovane da un punto di vista biologico.
La dottoressa Viola ha introdotto il termine inflammaging (crasi dei termini inglesi inflammation, infiammazione, e aging, invecchiamento), che indica lo stato infiammatorio cronico che caratterizza l’invecchiamento. Non esiste una ricetta valida per tutti per prevenirlo, ma senz’altro l’attività fisica può essere molto d’aiuto, e in dosi minori di quanto si creda: bastano 150 minuti di attività aerobica alla settimana, utili al rafforzamento di ossa e muscoli. Anche l’alimentazione sana ricopre un ruolo di prim’ordine, soprattutto alla luce delle recenti scoperte sull’asse intestino-cervello: da un’alimentazione scorretta può scaturire infatti un’infiammazione che in qualche modo incide su malesseri di natura mentale. Ed è stato appurato il legame fra riduzione calorica e longevità, motivo per cui potrebbe essere utile optare per un digiuno circadiano (erroneamente chiamato intermittente) e mangiare solo nelle ore di luce – quelle in cui il nostro metabolismo utilizza effettivamente nei nutrienti –, digiunando la sera.
Ma la dottoressa Viola tiene a ricordare che quelle contenute nel suo libro sono indicazioni di massima e che ognuno di noi è diverso. Stiamo andando sempre più verso l’era della medicina personalizzata e, con l’aiuto del proprio medico, ognuno di noi dovrà provare a capire quali sono le strategie più efficaci per sé e metterle in atto.
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Incontro con Francesca Mannocchi
Prendere la giusta distanza. Questo l’insegnamento di Francesca Mannocchi, questo il segreto per raccontare gli orrori delle guerre. L’ha detto ad una Sala Azzurra gremita, rispondendo alle domande della giornalista de La Stampa Simonetta Sciandivasci. Al centro del discorso l’ultimo libro di Mannocchi, Lo sguardo oltre il confine (De Agostini), in cui si rivolge direttamente ai ragazzi e parla loro di conflitti e sofferenze, certa che ai bambini si possa dire tutto, basta farlo con le parole giuste.
Al centro del discorso, però, anche il giornalismo stesso, con le sue difficoltà e le sue soddisfazioni. E i suoi dilemmi morali. Quelli che ti portano a chiederti cosa fare, se spegnere la fotocamera davanti ad una sofferenza in segno di rispetto o se accenderla proprio in quel momento lì, affinché il dolore non resti invisibile. La cosa giusta, a detta di Mannocchi, è la seconda. «Non siamo lì per dare aiuti umanitari, ma per raccontare. Per far sì che tutti sappiano», ha commentato.
E poi ancora, ha sottolineato come negli ultimi tempi si sia fatta confusione tra giornalismo e attivismo. «Bisogna prendere la giusta distanza, non dare opinioni ma permettere ai lettori di farsi le proprie, non fornire verità ma decostruire quelle degli altri. Fare, insomma, domande». La stessa lunghezza d’onda di Giovanni Floris che, nella stessa sala, ha spiegato come il suo programma in onda su La7, Di martedì, si basi proprio sullo smontare in modo capillare le tesi degli ospiti, qualsiasi sia la loro bandiera. «Alla fine, quelle che restano in piedi dopo così tanti interrogativi e dibattiti, sono quelle che reggono».
Tullio Pericoli presenta «Ritratti di ritratti»
A questo Salone non poteva mancare Tullio Pericoli, disegnatore e pittore divenuto nei decenni – fra le altre realtà – uno degli illustratori più apprezzati dell’Adelphi. Da poco in libreria Ritratti di ritratti è la raccolta dei tanto apprezzati disegni che Pericoli dagli anni Ottanta in poi realizza con protagonisti i più famosi letterati e non solo.
Non il primo libro che raccoglie i suoi ritratti, ma di certo il più completo dal punto di vista filologico. Ognuno degli intellettuali prescelti viene raffigurato in diversi stadi dell’opera fino ad arrivare al lavoro definitivo. Più che in altri volumi a lui dedicati, con Ritratti di ritratti si ha l’impressione di entrare nello studio di Tullio Pericoli. L’unico testo scritto del libro è un’introduzione di una decina di righe dello stesso autore, in cui parla del concetto di “ritratto compiuto”: infatti tutti, archetipi di un ritratto compiuto appunto, entrano in contatto con quest’ultimo in maniera unica.
Durante l’intervista Pericoli ha definito il libro come un “cantiere”, dove l’opera finita ha intorno a sé gli scarti che, però, ne costituiscono inevitabilmente l’essenza. In sintesi, Pericoli persiste nel ripulire il volto di tutto ciò che è superfluo. Solo con la ricerca, cioè con un paziente lavoro di scavo su un volto, si riescono ad ottenere le misure. Dopo che si è ottenuto quest’ultime si passa alle emozioni. È così che, in sintesi, nasce un ritratto firmato Tullio Pericoli.
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Susan Stryker presenta «Storia Transgender. Radici di una rivoluzione»
Scrivere la storia di una comunità equivale a restituirne il ruolo attivo nella Storia. Questa è l’operazione compiuta da Susan Stryker nel suo Storia Transgender. Radici di una rivoluzione, giunto alla seconda edizione e portato in Italia da LUISS University Press.
Stryker, storica specializzata nella ricerca nell’ambito dei women and gender studies nonché ella stessa attivista transgender, è intervenuta nella mattinata di domenica 21 maggio. Nel corso dell’evento, a cura del Coordinamento Torino Pride, l’autrice ha approfondito le motivazioni che l’hanno portata alla ricerca e alla compilazione di quello che ormai è divenuto un testo imprescindibile in questo campo.
Tanto in Italia quanto in molti Paesi esteri viviamo un clima politico dove, dopo un decennio di progressiva affermazione dei diritti civili, le questioni riguardanti la comunità LGBT+ si sono cristallizzate, con un crescendo di ostilità che continua tutt’ora.
Stryker interpreta questo fenomeno rileggendo il concetto di biopolitica di Michel Foucault: l’adesione alle norme di genere è uno dei codici con cui il potere governa la società; rifiutandola e sfidandola apertamente, le persone transgender scardinano questo codice, mettendone a nudo le contraddizioni.
Dall’altra parte, sottolinea Stryker, si trova la speranza rappresentata dai movimenti che superano i confini e gli essenzialismi nazionali, etnici e biologici. Ritorna in coda all’intervento proprio il prefisso “trans-“, inteso questa volta in senso etimologico: l’atto di oltrepassare, di andare oltre alle aspettative sociali, scrivendo continuamente una nuova Storia.
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