Lettere piccole come spilli

«Spilli» di Greta Olivo

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Spilli di Greta Olivo

-4, -6, -8… Non è un comune conto alla rovescia, ma le diottrie di Livia a cui, in età precoce, è stata diagnosticata la retinite pigmentosa. A 11 anni sa già che diventerà cieca. Durante la consueta visita oculistica, le ultime lettere si fanno sottili, piccole e appuntite come spilli. Da qui, il titolo del romanzo d’esordio di Greta Olivo.

«Spilli», l’esordio di Greta Olivo

Rimbaldi misurò la pressione del mio occhio destro, di quello sinistro, lo sbuffo d’aria improvviso mi fece sobbalzare come al solito, poi la casetta rossa nel prato verde e le lettere sul cartellone. Non ero mai riuscita a proseguire oltre le tre righe e non ci riuscii neanche quella volta. Le lettere dalla quarta riga in poi non le distinguevo. Diventavano minute, piccole come spilli.

Livia, la protagonista di Spilli (Einaudi, 2023), sin da bambina è costretta indossare degli ingombranti occhiali, a causa della forte miopia, di cui si vergogna. 

Lei vuole essere la prima nelle gare di atletica, vuole andare alle feste, uscire con i ragazzi più grandi, occupare i liceo, vuole essere come le sue coetanee… ma ogni sera sprofonda nel buio.

Non saranno sufficienti le lenti a contatto per liberarsi della vergogna: il suo non è un calo della vista ma una malattia che rende progressivamente ciechi. Livia ha la retinite pigmentosa.

Così, mentre la vita va avanti, Livia cerca di non perdere nulla della sua adolescenza – feste di compleanno, occupazione della scuola, gita scolastica –, ma il buio non aspetta, e la vista cala. Gli occhiali da sole prendono il posto degli occhiali da vista, perché anche la luce risulta essere fastidiosa per lei. In accordo con il padre, Livia decide di andare al Santa Lucia, un centro riabilitativo, dove, guidata di un tutor, Emilio, Livia si prepara. Impara a svolgere le piccole azioni quotidiane al buio, a orientarsi senza la vista, riconoscere i punti fermi in una stanza e nella strada. Per non farsi più cogliere impreparata dal buio.

Emilio ha l’aria di un ragazzo distratto che sembra vederci benissimo, cosa potrà mai insegnarle? Anche lui è affetto da retinite e, ormai cieco, insegnerà a Livia come vivere senza guardare. D’altronde, è la lezione di Cecità di Saramago: non vedere il mondo circostante ma conoscere l’umanità senza sconti.

Livia, nel buio della discoteca, riconosce un punto di luce: «Sotto le palpebre, in mezzo ai lampi riflessi delle luci stroboscopiche, tra i fulmini di verde e rosso e blu impressi sulla retina e i puntini grigi che tempestavano il fondo dell’occhio» vede se stessa.

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In quanti modi si può vedere

L’esordio di Greta Olivo è in primis una storia di formazione: l’adolescenza e le sue speranze, l’amicizia e la difficoltà di farsi strada tra verità e menzogna, l’amore. Spilli racconta la cecità senza focalizzarsi troppo sulla malattia e sul futuro che incombe. Si concentra sul presente, sull’impatto che questa diversità ha nella quotidianità di una ragazza, sulla paura di non vivere pienamente e sulla rabbia derivante dal senso di isolamento. 

– Penso che dovrò abituarmi, – risposi.

– A cosa dovrai abituarti?

– Al mondo che mi scompare intorno, al mondo che va via.

Livia sceglie di rifiutare ogni aiuto: evita di parlarne con compagni o familiari, si allontana dalla scuola e smette di andare al centro. 

In quella solitudine, però impara a darsi tregua. È un passo verso la crescita, verso l’indipendenza. A quel punto per Livia non è più importante essere vista ma percepirsi autosufficiente, intera, a prescindere dal pensiero altrui.

Livia impara a memorizzare, catalogare, toccare, ascoltare e annusare. Livia scopre di poter vedere in modi diversi, ma in un sali/scendi di speranza e illusione, continua a inseguire una luce che con il tempo affievolisce ogni immagine, fino a diventare ricordo.

Spilli (acquista qui) di Greta Olivo è un romanzo trascinante che attraverso uno stile privo di retorica immerge il lettore in una nuova vita, in un’adolescenza che non vorrebbe essere diversa dalle altre, senza pietismi e vittimismi. Un romanzo consigliato a chi si sente perso nel buio, attraverso Livia anche una strada nota saprà mostrarsi nei suoi lati sconosciuti e nelle possibilità che abbiamo di non arrenderci, da adolescenti come da adulti.

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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