«Le stelle si spengono all’alba»: la cura di un viaggio

Sentirsi a pezzi e ritrovarsi interi

6 minuti di lettura

Le stelle si spengono all’alba è il romanzo di Richard Wagamese, edito da La Nuova Frontiera, pubblicato postumo in Italia. La storia di un complesso rapporto tra padre e figlio, due uomini alla ricerca della propria identità ma in modo diverso. Un romanzo sulle parole che non sono mai riusciti a dirsi.

«Per gran parte della mia vita ho preferito tenermi le parole dentro anziché tirarle fuori» disse suo padre. «Non mi uscivano mai come avrei voluto. […] «E però oggi vorrei aver parlato di più» disse suo padre. «Aver raccontato di più di quello che ho visto, di dove sono stato. Arrivato a questo punto nella vita capisci che è mancato qualcosa, penso.» 

«Non parlare è un difetto?» 

«Gli assomiglia. Nessuno parlerà per me quando sarà finita.»

«Le stelle si spengono all’alba»: inizio e fine

Franklin Starlight, di origini indiane, è il protagonista. È stato adottato da un uomo bianco, lo chiama «il vecchio». Cresciuto in una fattoria nel nord del Canada, vive a stretto contatto con la natura. Sa leggere e scrivere ma studiare non gli serve a niente, non è tra i banchi di scuola che s’impara a eviscerare un cervo o coltivare la terra. Il vecchio, invece, gli insegna tutto quello che c’è da sapere per diventare un brav’uomo. È un vita onesta, poche parole ma gesti forti.

Frank non sa nulla di sua madre; suo padre, Eldon, tutte le volte che s’incontrano è copiosamente ubriaco, incapace di relazionarsi con lui.

«Voglio che mi porti nel territorio da dove sei venuto. Quello dove sei sempre andato a caccia. C’è una montagna a una quarantina di miglia. Si affaccia su una valle stretta e dietro c’è un grosso massiccio, verso est. […] Voglio che mi porti lì.»

«Perché vorresti andare lì, nelle tue condizioni?» 

«Perché voglio che mi seppellisci lì.»

Eldon sente la fine vicina e chiede al figlio Frank di accompagnarlo nelle montagne dei popoli indiani, vorrebbe essere seppellito come un guerriero Ojibwe: dritto, rivolto vero il sole che sorge.

È l’ultimo viaggio, l’ultima opportunità che hanno di mostrarsi a vicenda, nelle imperiali e misteriose campagne canadesi, seguono il richiamo naturale del loro cognome. Starlight, il luccichio delle stelle che non li abbandona mai. Eldon racconterà finalmente la sua storia fatta di affetti perduti, di lavori precari, di vergogna e povertà. Di amore, sì, e alcol.

Leggi anche:
«Libro del sangue», genealogia del futuro

Si tratta di un viaggio fisicamente difficile perché Eldon soffre ogni chilometro di più, con il fegato ridotto uno straccio, continua a bere e ad avvicinarsi alla morte. E si rivela essere, al contempo, un viaggio emotivamente necessario. Per Frank è l’opportunità di conoscere se stesso, le sue origini indiane e la sua nascita; per Eldon, invece, è l’ultima chance di mettersi in pari.

Il racconto di una vita simile alle leggende indiane, davanti a un falò di riconciliazione con il mondo, di identificazione delle proprie origini. E in questo, ritrovare Angie, la madre di Frank. Una «tessitrice di storie». Nel cielo, come ogni giorno, le stelle si spengono all’alba. E uno degli Starlight non aspetta altro che questo.

Frank si sente a pezzi ma si ritrova intero, è la cura del viaggio al termine del quale ritorna dal vecchio, il padre che lo ha cresciuto come un uomo, insegnandogli come affrontare la vita. Frank, nonostante abbia scoperto la verità, continua a non essere in grado di perdonarlo. Eppure, forse finalmente riesce a comprenderlo.

Un viaggio di riconciliazione

Una storia sulle proprie origini identitarie e indigene, la storia di molteplici legami, di perdono, di risentimento e affetto mal filtrato. 

Richard Wagamese, scrittore e giornalista canadese, originario della tribù Ojibway, affronta ancora una volta i problemi delle comunità indigene, il loro sentirsi divisi tra modernità e tradizioni sempre più lontane, intrecciando una storia familiare fatta di silenzi pronti a esplodere in un ancestrale tentativo di riconciliazione.

Il padre che l’autore Richard Wagamese ci mostra è un insieme freudiano di insicurezze, non è un punto di riferimento ma l’unico filo che lega il ragazzo al suo passato, l’ultima possibilità di conoscere il mondo prima di lui.

Una narrazione lenta che rapisce il lettore guidandolo in questo mistico racconto poetico verso la natura selvaggia che aiuta l’uomo a riconciliarsi con il mondo. Le stelle si spengono all’alba (acquista) è un romanzo consigliato a chi è alla ricerca del momento giusto per incontrare le proprie ferite. Perché questo “momento giusto” non si sa mai quale sia, ma perché aspettare la fine? Il futuro ha sempre in serbo un nuovo inizio per noi.

Segui Magma Magazine anche su Facebook e Instagram!

Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

Lascia un commento

Your email address will not be published.