«La notte dell’incanto». La potenza delle immagini

Perdersi in una notte magica

6 minuti di lettura

Dal 29 marzo è disponibile nelle librerie la nuova edizione targata Mondadori di La notte dell’incanto di Steven Millhauser. L’autore, considerato uno dei più grandi autori americani contemporanei, ha ricevuto il Premio Pulitzer nel 1997 con Martin Dressler: il racconto di un sognatore americano e il The Story Prize con We Others: New and Selected Stories. La notte dell’incanto è stato pubblicato per la prima volta nel 1999 e giunge a noi oggi grazie alla traduzione di Sonia Folin.

«La notte dell’incanto»: una magica novella in parti

L’opera di Millhauser è una breve raccolta di quelle che potremmo definire “immagini”. Poste tutte insieme e viste una dopo l’altra creano una sorta di mostra narrativa che ci permette di identificare un filo comune.

Tutto inizia a mezzanotte e procederà fino all’alba. I protagonisti sono numerosi e diversi. Ognuno ha proprie caratteristiche e motivi per cui si ritrova a vagare di notte per le strade di una dispersa cittadina nel mezzo del Connecticut. Brevi capitoli racchiudono frammenti di storie che creano un intreccio di vite interessanti.

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Il lettore è portato a chiedersi dove si andrà a concentrare la storia, dove vuole arrivare l’autore. In realtà non c’è alcuna intenzione di costruire una strada univoca. Ogni personaggio è un personaggio principale e la sua storia non vuole essere altro che un’immagine figurativa del momento che sta attraversando, dei pensieri che la notte suscita in lui o in lei.

Il richiamo della luna

I nostri personaggi ricorrenti – i quali vengono presentati brevemente con nome ed età nel loro primo capitolo – si sentono richiamati ad uscire di casa per addentrarsi nelle vie della città dalla luce della luna:

Uscite, uscite, ovunque voi siate, sognatori ed emarginati, indolenti e disgraziati, cercatori d’ombre, orfani di sole. Uscite, uscite, impostori e ciarlatani, buoni a nulla e morti di fame, falliti, reietti, banditi dalla luce, beniamini delle tenebre. […] Uscite nella notte.

Come un richiamo primordiale, ognuno di loro sente la necessità di evadere, per un motivo o per l’altro. Vediamo Laura che è irrequieta nella sua stanza e necessità di una boccata d’aria. Haverstraw che decide di andare a trovare una vecchia amica. Una donna che vive da sola e spera in qualche compagnia. In queste poche ore notturne ognuno di loro può avere un attimo di respiro, un momento di calma in cui meditare su loro stessi, accompagnati dalla luce della luna e dal suono della natura.

«La notte dell’incanto»: la bellezza di un istante

L’autore Steven Millhauser descrive questa raccolta come «un movimento lento in una sonata per violino, adagio cantabile». Lo stile di scrittura usato richiama, infatti, un momento che fluttua nel vuoto, la visione di un istante. Leggendo sembra, quasi, di osservare un’opera di Edward Hopper, dove i personaggi sono fermi e racchiusi in un momento preciso.

I capitoli di La notte dell’incanto (acquista) vagano in una notte dal sapore magico, richiamati dalla luce lunare e da una musica invitante che sveglia tutti, anche i bambini:

I bambini aprono piano le porte delle loro case ed escono nella calda notte d’estate. Sentono il canto degli insetti, il rumore dei camion sulla superstrada, e in lontananza una vaga melodia, che cresce e poi cala, dolce e oscura, irrequieta come i sogni, piacevole più del sonno, una musica infinita.

Questo stile di scrittura ci trascina quindi in una realtà che appare fiabesca, seppur estremamente umana. Ci rapisce come per magia, attraverso un linguaggio estremamente ricco e musicale. Le descrizioni sono chiare e il lettore è in grado di immaginare ogni piccolo dettaglio, sia dei personaggi che del contesto che li circonda. Mentre leggiamo sentiamo e vediamo il rumore delle onde, le luci di un semaforo, le foglie dei pini…

Tuto ci appare come un sogno, come se il tempo si fermasse e ci lasciasse vivere in un limbo privato, in cui siamo liberi di andare dove vogliamo, senza conseguenze. Ognuno ha un luogo dove andare, un pensiero da fare, un obiettivo da perseguire, nel bel mezzo della notte, mentre crediamo che tutto il resto del mondo dorma.

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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