Un lettore debole neanche s’immagina quanto possa essere vasto il mercato del libro, ignora la presenza di una vera e propria industria che segue un’opera dalla gestazione alla pubblicazione e successiva promozione. Per un lettore debole il libro non è altro che un oggetto, accettato passivamente. Lo scrittore? Un topo di biblioteca. L’editor? A metà tra editore e correttore bozze. E quindi la domanda è: cosa si cela dietro il sistema librario? Quali sono gli avvenimenti più importanti che hanno segnato la storia dell’editoria italiana novecentesca?
Gian Arturo Ferrari, classe ’44, nome di punta in Mondadori Libri, il primo gruppo librario italiano, in Storia confidenziale dell’editoria italiana (Marsilio, 2022) racconta la sua «storia di scrittori e editori, stampatori e mecenati, talenti e miserie».
«E tu che cosa fai?» chiede qualche ragazza bendisposta.
«Lavoro in una casa editrice.»
«Ah sì? E quale?»
«Alla Mondadori.»
Pausa significativa della ragazza che si immagina il suo interlocutore intento a soppesare un romanzo di Joyce o qualcosa di simile. Non è il caso di toglierle queste nobili illusioni rivelando le miserie dell’editoria reale.
«Storia confidenziale dell’editoria italiana», un mondo di piccolezze
All’origine, come in ogni grande avvenimento della Storia, nell’editoria è possibile individuare una coppia di “fratelli” nati a distanza di due giorni: Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli. Entrambi di origine poverissime, diventeranno i più grandi editori del Novecento. Sfilano come personaggi fascinosi ed eccentrici i fratelli Treves, i veri padri fondatori dell’editoria italiana. Il primo Laterza e il trentenne Bompiani che, da lettore colto e curioso qual è, si fa strada nell’editoria del tempo portando avanti il suo ideale di editore-artigiano. Un Einaudi ventenne che con la sua particolare cerchia del Politecnico diventa il simbolo di un certo tipo di lettori, punta alla narrativa di qualità e rischia il fallimento, il sottile confine tra capitalismo e comunismo in Feltrinelli, il carattere “tempestoso” di Livio Garzanti, che riesce a infilare nel catalogo Pasolini e Gadda.
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Oltre ai grandi nomi – o per meglio dire, cognomi – le collane editoriali, gli scrittori, le città, le fiere del libro e i vari premi, vengono raccontati da una posizione… privilegiata. In una fotografia dell’editoria che immortala i cambiamenti che ne hanno segnato la nascita e lo sviluppo: il clima storico, le guerre, gli affannosi e speranzosi anni del dopoguerra, le rivolte, le mode, le crisi sociali ed economiche fino a «l’intima certezza che tutto passa dai libri, il bene e il male, l’effimero e l’eterno».
L’editoria è figlia dell’intellettualità e del commercio, si legge in bandella, e l’autore continua spiegando che essa non appartiene in fondo a nessuno dei due. «Piccolezze, si dirà, ma l’editoria è fatta anche di piccolezze».
Il lato oscuro di un’editoria tagliente
Ferrari nel corso della sua carriera è stato, tra le altre cose, editor della saggistica Mondadori nel 1984 e direttore dei Libri Rizzoli nel 1986. Rientrato a Segrate nel 1988, l’anno successivo ha scelto l’editoria libraria come unica strada, dimettendosi dall’insegnamento universitario. Direttore dei Libri Mondadori nei primi anni Novanta, dal 1997 al 2009 è stato direttore generale della divisione Libri Mondadori.
Ha pubblicato con Bollati Boringhieri il saggio Libro e con Feltrinelli il memoir Ragazzo italiano (in finale al premio Strega 2020). Storia confidenziale dell’editoria italiana (acquista) è un rendiconto vivido e dettagliato di come hanno agito gli uomini che hanno segnato la storia dell’editoria italiana novecentesca e del terzo millennio: «con tono epico e comico, affettuoso e tagliente, con occhi distanti e nel contempo vicinissimi».
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Se queste sono le premesse, nella realtà dei fatti l’occhio dell’editore – com’è naturale che sia – non è neutrale né attendibile. Questo romanzo non è infatti altro che un lungo, personalissimo ricordo, cinico e spietato, capitalista e maschilista, in cui a ridere è soltanto il comico. Un resoconto di successi e fallimenti, riunioni tese, scontri interni, amicizie, sfide al premio Strega («in quel bagno turco che è Villa Giulia») e autori fortemente “raccomandati” dal Cavaliere, l’uomo che ha cambiato (forse) per sempre l’industria del libro.
Dedicato a chi si è sempre considerato un lettore forte e considera grandi autori come Calvino e Pavese il proprio battesimo letterario; a chi ha già fatto i conti con il lato amaro dell’editoria e vede gli editori come una strana specie di pappagalli, caotica e pettegola ma nobile e domestica. Consigliato a chi d’altro canto si è già scontrato con il lato oscuro dell’editoria e ha scoperto che, di magico, i libri hanno soltanto il profumo. Terminata la lettura, sarà inevitabile provare invidia per l’obnubilato sguardo del lettore debole.
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