«Storie della vasca»

Cronache di un femminismo crossmediale

9 minuti di lettura

Storie della vasca (Morsi – Officina Editoriale Indipendente, 2021) è un brillante progetto crossmediale scritto da Chiara Lucà e illustrato da Giulia Pavani, in collaborazione con Border radio. Il formato è bizzarro, colorato: ha il sapore di fascicoli vintage editi a puntate. Il soggetto facilmente intuibile: una vasca, o meglio, tante vasche quante sono le voci femminili ritratte. In un susseguirsi di vicende al limite tra realtà e surrealismo, tra bolle di sapone e cromoterapia, la raccolta guida il lettore attraverso lo sguardo di undici personaggi e undici vasche da bagno.

In quest’opera, codice audiovisivo e iconotestuale vengono impiegati in maniera complementare e non competitiva, così come accade per il grosso della letteratura a contaminazione digitale. Per fruire in toto di Storie della vasca non basta estrarre i leporelli dalla busta e sfogliarli uno a uno: occorre armarsi di cellulare e inquadrare i QR code a fondo pagina.

Sarebbe meglio in una vasca: lo spazio del sé

Sulla busta in plastica trasparente che contiene i leporelli sottovuoto c’è un’unica indicazione che è anche una limpida dichiarazione d’intenti: «può contenere tracce di femminismo». Così, come succede per le avvertenze su di un foglietto illustrativo, Lucà e Pavani centrano il proprio lavoro entro un contesto specifico, esplicitando la prima, fondamentale chiave di lettura a stampo sociale. Non solo, poco dopo, in apertura del fascicolo zero, vi è un piccolo consiglio:

Potete leggere queste storie ovunque, ma sarebbe meglio in una vasca. Ultra accessoriata con cromoterapia e getti idromassaggio, jacuzzi o in ceramica con piedini argentati in stile francese. Oppure in mezzo al mare, in fondo è la vasca più grande che c’è.

Sarebbe meglio, ci dicono, fruire di questa esperienza stando a mollo in una vasca tra sali profumati. Magari creando una playlist con le canzoni suggerite, magari seguendo il testo con gli occhi mentre le orecchie ascoltano il podcast. In questo modo, impegnando quasi ogni senso nei racconti, l’esperienza si farebbe completa. Ma perché? La risposta è semplice e passa attraverso la costruzione editoriale di questo progetto dalle mille inclinazioni, a partire dalla struttura che accomuna ciascuno dei racconti.

Un vis a vis con il proprio riflesso

Le voci narranti sono donne e ragazze differenti tra loro, ma tutte inevitabilmente attratte da ciò che quel particolare oggetto rappresenta per il sé: uno spazio, nel bene e nel male. Ognuna di esse, che sia una teenager innamorata o una madre incapace di ridefinire sé stessa, delinea un racconto incentrato sulla propria esperienza, ma che come fulcro torna e ritorna a lei: una vasca da bagno.

Il personaggio-vasca, difatti, non di rado ruba la scena alla controparte umana del racconto. Che sia un nido caldo e accogliente, una via di fuga dalla realtà, un calvario (auto-)inflitto o la postazione perfetta per instaurare un dialogo con il proprio corpo, la vasca si fa personaggio e co-protagonista di ogni storia. Pare abbia abbia un cuore, pare sia animata da un muscolo pulsante in grado di attirare nella propria orbita l’eroina di turno, spogliandola letteralmente e metaforicamente di ogni difesa o inibizione.

L’autodeterminazione nel mondo diventa allora possibile attraverso un vis a vis con il proprio riflesso nell’acqua domestica, con i propri ricordi più dolci e dolorosi, con speranze e paure sviscerate dall’intimo contatto con la propria, personale vasca. Il tutto in un bagno, il tutto sdraiandosi su un fondo di ceramica e immergendo le orecchie sotto la superficie.

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11 donne e quel che (si) raccontano

Un libro, un podcast e undici donne. Nell’analizzare l’opera di Lucà e Pavani risulta impossibile evitare di ripensare a Morgana e alle parabole descritte da Michela Murgia e Chiara Tagliaferri. La crossmedialità si mostra allora come un terreno fertile in cui seminare e moltiplicare volti, voci, storie. Che il libro si faccia cassa di risonanza per il podcast o viceversa, la portata del racconto sfuma ormai i contorni ed esplora dimensioni sempre più variegate. Allo stesso tempo simili e diverse, le eroine dei racconti ben si sposano con una modalità di lettura che diventa caleidoscopica.

Per Lucà e Pavani, così come è stato per Murgia e Tagliaferri, la scelta è quella di centrare il discorso nel controverso mondo del femminile. Analizzano le accezioni di significato che tale termine assume nella realtà contemporanea. A parlare sono donne, quasi sempre in prima persona, quasi sempre di sé e di quel che succede entro la sfera della propria percezione di individuo.

Scendendo nello specifico dei personaggi ritratti, le protagoniste di Storie della vasca, però, poco hanno da spartire con le personalità eccezionali raccontate da Murgia e Tagliaferri: donne che fanno della propria “sfrontata stranezza” un baluardo con cui avanzare nel mondo. Al contrario, gli undici fascicoli colorati ospitano per lo più eroine ordinarie, a tratti banali, alle prese con pensieri ed elucubrazioni che riguardano l’io e per nulla si riflettono sulla collettività. Per questa ragione, risulta semplice catturare un brandello di ogni storia e sentirlo proprio, come proprio si può percepire qualsiasi dettaglio ordinari e a tratti banale della vita. 

Perché leggere «Storie della vasca»?

Morsi Editore rincorre sempre a soluzioni insolite, all’insegna di un’originalità marcata che non fa affatto il verso al prodotto di punta nel panorama letterario contemporaneo. Al contrario, è da riconoscere un occhio attento al gusto estetico tanto del lettore affezionato quanto del largo pubblico, nonché alle evoluzioni in cui è impegnata l’editoria di oggi.

Ciò si unisce a uno slancio creativo mai scontato, incanalato con cura nella fabbricazione di prodotti ad hoc che per stampa e confezione si configurano come veri e propri gioielli da sfogliare e conservare. Non solo, una menzione necessaria per comprendere il progetto a tutto tondo va al sapiente uso della comunicazione mediale, passando per canali social che diventano la perfetta vetrina per le creazioni di scrittori e artisti. 

Storie della vasca calca abilmente questa via e offre una piacevole commistione di codici linguistici eterogenei ma perfettamente amalgamati tra loro. Complici le illustrazioni di Pavani, che contribuiscono a corredare l’opera di un tratto distintivo notevole, grazie a uno ironico e visivamente interessante. Infine, la chicca del podcast permette di fruire dell’universo del racconto anche con le mani a mollo: fino a che le dita non si avvizziscono troppo (gli episodi durano appena dieci minuti l’uno, due di fila sono perfetti per un bel bagno).

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Carolina Astore

Laureata in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano, si occupa principalmente di Critica e Letteratura, ma con un occhio ben aperto sull’attualità e sulle tendenze del panorama culturale contemporaneo (linguistiche e non). Ciò che più la stimola sono i temi in intersezione tra discipline differenti. Appassionata di editoria cartacea e digitale, esaltata dai «perché?»: scrive per partecipare alla conversazione.

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