«Strega comanda colore», anche dall’inferno

Efferati desideri e laceranti sogni

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Strega comanda colore

Un gioco da bambini: strega comanda colore. L’imprevedibilità del portavoce di turno che, senza una logica precisa, sceglie un casuale colore dal campionario di colori. La disperazione e, nel mezzo, l’arcobaleno

Strega comanda colore di Chiara Tagliaferri (Mondadori, 2022) parte proprio da lì, dalla crudeltà delle streghe che riescono a giocare con noi, con le nostre vite, anche dall’inferno (acquista).

Le streghe comandano i colori e le nostre vite, e lo fanno anche da morte, non se ne esce.

«Strega comanda colore», chi è la strega?

Il titolo del romanzo, proprio come il gioco, fa riferimento a un passato ingombrante, il percorso emotivo che si fa intreccio di ricordi, paure e sogni. Da qui l’esigenza di scrivere, di esorcizzare.

Nella bassa pianura Padana, a Piacenza, una nonna feroce tiene le redini della famiglia a colpi di umiliazione e crudeltà. Il denaro è potere e la nipote senza nome, protagonista del romanzo, osserva la madre messa in ginocchio dalle ristrettezze e negazioni e la nonna a cui basta un movimento improvviso per disperdere il denaro che gelosamente stringe nel reggiseno o cela sotto il materasso.

A cinque anni dirà a sua madre: «Quando la nonna Viviana muore ballerò sulla sua tomba con delle scarpe rosse». Ecco la verità, priva di ipocrisia. E la madre, sentendosi in colpa, dirà: «Come ti ho passato tutto questo? Dal sangue?».

Ma per liberare chi ama è disposta a tutto, costruisce pazientemente la sua vendetta, andando oltre il risentimento e la vergogna. E poi scappa a Roma, così piena di luce e così vicina al mare. Scappa verso mamma Rai, la carriera, la malasorte (ancora). Il futuro tanto sognato diventa una gavetta difficile da scalare. Ma non impossibile. È disposta a tutto, ha fame di risarcimento.

Giuro davanti a Dio che non soffrirò mai più la fame, né io né la mia famiglia, sarò io quella con il visone, dovessi mentire, truffare, rubare o uccidere. L’ho già fatto, peraltro, lo posso anche rifare. Devo solo mirare meglio.

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L’emancipazione che diventa amore

La storia di molte donne: Zia Cede, la nonna Viviana, la madre e la sorella, infine se stessa. Nessuna principessa, nessuna facile felicità. Un grande bisogno, disperato, di ricevere affetto e comprensione. Amore. 

Una saga familiare dell’emancipazione dalla zavorra, la storia di una donna che scopre che è ancora possibile imparare dal niente l’alfabeto emotivo, aprirsi alla possibilità di un grande amore. 

«Ma come faremo noi?»

«Come abbiamo sempre fatto.»

Nicola ha sempre avuto bisogno di comprendere il mondo intorno a lui, ma questa donna proprio non la capisce. Ma ha finalmente trovato qualcuno a cui abbandonarsi, qualcuno che, con in un terrificante sirtaki, non gli ballerà intorno fino a soffocarlo. Se l’amore viene spesso visto come una gabbia, una prigione, nel loro caso si trasforma in espiazione. Un incontro che alleggerisce gli animi. Avremmo voluto saperne di più? Certo, tanto.

Una storia che lascia spaesati, un po’ come quando ripensi all’infanzia, a com’eri e come sei diventata, e d’un tratta la terra sotto i piedi comincia a mancare. “Passare con il sangue” è una costante paura che più volte la protagonista ripete. L’analisi transgenerazionale è un motivo ricorrente che diventa la risposta a una paura più grande di lei: passare il male attraverso il sangue, diventare anche lei, un giorno, una strega che comanda i colori.

Un racconto, a tratti rapido e a tratti leggero, in prima persona che segue un percorso disordinato (ma non disorientante), saltando dall’infanzia alla maturità, passando per quegli anni in cui la protagonista non era ancora nata. Chiara Tagliaferri mette su carta un’analisi che va ben oltre il bisogno di raccontarsi il proprio passato, analizza tre donne che rispecchiano con dovere gli anni e il contesto socio-culturale in cui queste si specchiano e si muovono. Tutte e tre, a modo loro, hanno bisogno di evadere, c’è chi non ce la fa e chi a costo di star male, ci prova e riprova. Lo giura. Rubare, confondere, vendicare. Un romanzo diretto, irriverente, dall’efferato desiderio della protagonista di sopravvivere in un mondo di streghe, diventando lei stessa una strega.

Consigliato a chi ha finalmente capito come affrontare la radice della propria inquietudine, a chi ha sempre sognare di scappare dalla propria città e da sé, a chi ce l’ha fatta e a chi, con i fantasmi, ci gioca a strega comanda colore.

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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