La trasverberazione di Blandine Watkins

«La gabbia dei conigli» di Tess Gunty

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«La gabbia dei conigli» di Tess Gunty

In Roger & Me, documentario del 1989 ambientato a Flint, nel Michigan, e incentrato sulla chiusura dello stabilimento della General Motors nel 1986, Michael Moore riprende ad un certo punto la testimonianza di Rhonda Britton, una venditrice di conigli, che parla di come i conigli, se non separati in delle apposite gabbie, comincino a farsi la lotta fra loro fino a castrarsi.

Questo episodio ci mostra molto bene come la violenza strutturale possa diventare interpersonale: nel momento in cui il sistema preclude una via d’uscita, tutto diventa una lotta in cui, parafrasando un vecchio videogioco della Rockstar Games, canis canem edit, rovesciamento della locuzione canis canem non est che indica come membri di una stessa categoria possano farsi la guerra tra loro e danneggiarsi.

L’episodio di Roger & Me ha ispirato Tess Gunty, autrice di South Bend, in Indiana, nella scrittura di La gabbia dei conigli (Guanda, 2023). Allieva di Jonathan Safran Foer, l’autrice classe 1993 ha vinto con il suo romanzo di debutto il National Book Award dell’anno scorso, diventando fra gli autori e le autrici più giovani a vincerlo (a 27 anni, per esempio, Philip Roth lo vinse nel 1960 con Goodbye, Columbus).

La trama di «La gabbia dei conigli»

La gabbia dei conigli è ambientato nella città immaginaria di Vacca Vale, in Indiana, una città un tempo industrialmente molto attiva per via della Zorn Automobiles e ora lasciata allo sbando come tutte le città del Midwest americano e in particolare della Rust Belt. Nei pressi delle fabbriche abbandonate e della Chastity Valley si trova la Lapinière, «la conigliera», un complesso residenziale fatiscente nato per volere di uno stravagante filantropo cristiano che voleva prediligere l’estetica alla funzionalità degli alloggi.

Al suo interno ci vivono: i coniugi Ida e Reggie; Joan Kowalski, una donna che lavora per un sito di necrologi online; Hope, una ragazza madre alle prese con il proprio figlio, e tre ragazzi, Jack, Malik e Todd. I tre sono segretamente innamorati di una loro coinquilina, TiffanyBlandine” Watkins, una ragazza che ha vissuto in famiglie affidatarie e che, dopo la prospettiva di un futuro promettente al college, si ritrova ora a lavorare per Ampersand, l’unico diner che non fa parte di una catena di fast food.

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Blandine è appassionata delle vite delle mistiche, in particolare Ildegarda di Bingen, ma anche della Commedia di Dante Alighieri. La giovane protagonista, infatti, vive il contesto di Vacca Vale come una sorta di aldilà dantesco dove incontra l’umanità più disparata, e come ogni mistica che si rispetti vive la sua transverberazione, il suo momento epifanico che le mostrerà quanto sia impossibile cambiare le cose in un contesto capitalistico e immorale come quello di Vacca Vale.

Il Midwest americano è una gabbia di conigli

La gabbia dei conigli fa luce su un contesto sociale molto trascurato nella fiction: quello della Rust Belt. Quest’ultima, infatti, è una zona che comprende i territori fra gli Appalachi e i Grandi Laghi dove un tempo si concentrò la grande produzione industriale che, col passare degli anni, ha subito un grande ridimensionamento provocando una profonda crisi economica. Quelli che per gli americani, però, sono degli flyover states (paesi conosciuti solo perché ci si passa sopra con l’aereo), per Tess Gunty, invece, sono molto di più, come ha spiegato in una recente intervista per «The Guardian»:

Una delle cose che mi frustra è che i politici sembrano trattare il Midwest, specialmente la Rust Belt, come se fosse la casa di un certo tipo di elettore afflitto e furioso facile da sfruttare, un elettore che solitamente è presentato come un uomo bianco della classe operaia che ha votato per Trump. Al dire il vero, la Rust Belt è estremamente variegata; è molto più variegata di quello che sono in media gli Stati Uniti, e vi sono molte ideologie diverse. È un posto vasto è misterioso.

Traduzione a cura dell’autore dell’articolo

Tess Gunty vuole dimostrare come il contesto della Rust Belt, tornato alla ribalta ad esempio con Demon Copperhead di Barbara Kingslover o con la recente serie tv Netflix Painkiller – non è un caso che si citi quest’ultimo, visto che la madre biologica di Blandine è dipendente dall’ossicodone, su cui è incentrato la serie Netflix, e di droghe nel romanzo si parla, anche se con brevi cenni –, sia un contesto variegato in cui non solo si trovano persone allo sbando, ma anche persone di alto livello culturale e sociale che come tutti sono vittime della grande crisi dell’industria pesante.

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L’autrice vuole rendere più marcata la presenza di questo contesto agendo in maniera postmodernista e iperrealista aggiungendo immagini, post di forum online e articoli di giornale che dimostrano quanto i problemi di queste zone industriali siano veri e costituiscano la parte più autentica di quel tipo di America.

Vacca Vale e il degrado post-industriale

Per capire al meglio il personaggio di Blandine e l’umanità attorno a lei, ci si concentrerà ora sul suo contesto urbano e sociale. Dopo il degrado causato dalla chiusura della Zorn Automobiles, Vacca Vale si trova nel pieno di «un progetto di rivitalizzazione urbana che sta per distruggere l’unica cosa bella di Vacca Vale: una lussureggiante distesa di verde chiamata Chastity Valley». Un primo tentativo di distruzione di Vacca Vale è proprio il complesso della Lapinière, il cui nome chic e raffinato nasconde in realtà un esempio di degrado urbano:

Gli appartamenti sono caratterizzati da una penuria di finestre e ripostigli, da stanze piccole, impianti idraulici scarsi, sistemi elettrici e termici raccogliticci. Un terzo degli edifici è stato trasformato nel complesso di alloggi convenzionati La Lapinière, quindi Blandine conosce bene il fabbricato.

La Conigliera, dunque, non è un complesso funzionale come l’opinione pubblica voleva far credere, specie considerando i problemi causati, per esempio, dalle alluvioni con le infiltrazioni d’acqua negli alloggi. La Conigliera è l’esempio di come «Vacca Vale sia l’ennesima magagna americana – una di quelle città da buttare, scadute, responsabili dell’elezione di demagoghi che riducono il loro paese a un rogo di spazzatura».

Le promesse mancate dello sviluppo industriale

In queste ultime parole riecheggiano quelle di Michael Moore nel documentario citato all’inizio dell’articolo – e che Gunty inserisce in epigrafe nel romanzo: «i presidenti delle grandi multinazionali sorridono affabili, ma non mantengono ciò che promettono». In Vacca Vale, infatti, si percepisce la frustrazione nata dalla chiusura della Zorn Automobiles, tanto simile alla vera General Motors:

Era colpa sua se i genitori si rovinavano con l’alcol. Era colpa sua se vedevi piangere tuo papà. Era colpa sua se un papà non l’avevi. Era colpa sua se tuo papà spacciava o moriva di overdose.

Anche se l’amministrazione di Vacca Vale promette di rivitalizzare la città, al suo interno non si smette di percepire il fallimento del sogno americano: il fallimento dello sviluppo industriale che invece di portare prosperità ha portato solo degrado, inquinamento e spazzatura. Vacca Vale, alla fine, resta una città di passaggio, fatta solo per le macchine che vanno e vengono. In poche parole, resterà per sempre una città «usa e getta».

Santa Blandine da Vacca Vale

In tutto questo, si muove Blandine Watkins, una vittima della violenza strutturale del mancato progresso industriale. Animata dalla vita delle mistiche, Blandine aspira a cambiare in bene Vacca Vale. Preferisce «i cattivi complicati e sfumati. Travestiti da eroi», coloro che sono antisistema e che ostacolano la rivitalizzazione urbana di Vacca Vale per salvare l’ambiente, per trasformarla da «città progettata per le auto» a «città praticabile formulando e affermando costantemente i suoi diritti di pedone». Blandine, inoltre, vede nella Chastity Valley un bastione da proteggere contro il degrado dell’urbanizzazione, qualcosa su cui si poggia la sua missione di salvezza di quel poco di buono che resta a Vacca Vale:

Blandine considera un miracolo che la Valley sia durata così tanto, nonostante tutti gli incentivi ad appiattirla in terreno agricolo, attrezzarla per l’industria, comprimerla in una discarica. Da cent’anni sopravvive così com’è.

Come le mistiche di cui ama leggere le storie, Blandine «si rifiutava di lasciar il Mondo Verde», e proprio per questo sogna «l’autosufficienza totale e la libertà dal mercato». Tuttavia, come le mistiche, anche lei è una martire, anche lei subisce una transverberazione già annunciata all’inizio del romanzo. Se la vera transverberazione è una ferita d’amore, ovvero un segno di elezione da parte del Signore, quella di Blandine è una parodia della stessa: la protagonista è una prescelta non perché amata dal Signore, ma perché è la vittima preferita del degrado post-industriale.

Il corpo di Blandine è come quello di Giovanna Dark, la Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht: è quello di una vittima preferita del capitalismo la cui bontà e volontà di cambiare il mondo vengono sfruttare per il tornaconto personale dei potenti. Quello di Blandine, inoltre, è il corpo su cui si accanisce la rabbia della Rust Belt, la rabbia di chi non può cambiare le cose, di chi è condannato a restare intrappolato per sempre nel proprio contesto sociale e che per sopravvivere, come i conigli di Rhonda Britton, è costretto a far fuori i suoi simili.

Come parlare del degrado post-industriale della Rust Belt

Con La gabbia dei conigli (acquista), Tess Gunty ha ricevuto il consenso unanime dei suoi colleghi – su tutti Jonathan Safran Foer e Raven Leilani – non soltanto per la sua capacità di fare letteratura postmoderna – con richiami a David Foster Wallace e citazioni letterarie a Lolita di Vladimir Nabokov –, ma anche perché al di fuori di un ben riuscito esercizio stilistico troviamo una critica sociale condotta magistralmente.

Attraverso situazioni psichedeliche e una parodia della mistica cristiana, Gunty è riuscita attraverso la storia disfunzionale di Blandine Watkins a ritrarre le promesse mancanti degli affabili proprietari delle multinazionali, saccheggiatori del Midwest che hanno abbandonato a se stessi dei cittadini illusi dalle promesse di progresso dell’industrializzazione, che ora si ritrovano pieni di rabbia, degrado e nella peggiore delle ipotesi di droghe che li portano sul confine fra la vita e la morte. Quello di Vacca Vale è un aldilà dantesco senza Paradiso, dove l’unica luce possibile è quella debole e fatiscente dell’edilizia da quattro soldi.

Ma le mistiche – quelle che Blandine ammira – non uscivano molto. Vedevano nella solitudine una precondizione per accogliere il divino. Quasi tutte passavano la vita essenzialmente sole. Quindi, si chiede Blandine, una mistica contemporanea in che modo sfiderebbe l’imperativo della crescita predatoria, se questo fosse il suo scopo? Dovrebbe evadere dalla sua solitudine. Non c’è modo di abbattere il sistema senza uscire e incrociare lo sguardo di qualcuno. Per quanto piccola sia la tua impronta di carbonio, non puoi semplicemente rinunciare a cibo, comodità e sesso per tutta la vita e definirti eticamente auto-sacrificale. Perché la sua vita possa considerarsi etica, Pensa Blandine, deve tentare di smantellare l’ingiustizia sistemica. Ma non sa come fare.

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Alberto Paolo Palumbo

Insegnante di lingua inglese nella scuola elementare e media. A volte pure articolista: scuola permettendo.

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