Mino, un bambino amante di storie di pirati che vive inerme la rovina della sua famiglia; Francisco, una giovane promessa del calcio cileno; Francesca una scrittrice di mezza età; e Zauli, un semplice impiegato d’azienda. Cos’hanno in comune questi quattro personaggi? Che siano persone umili o affermate, tutti e quattro sono in balìa di un destino più grande di loro. Alle volte questo destino li trascina via con sé come l’acqua del mare; altre volte, invece, loro hanno la possibilità di prendere in mano la propria vita e riscriverla.
Questi quattro personaggi, inoltre, sono i protagonisti degli ultimi quattro racconti pubblicati da Tetra Edizioni, casa editrice che ogni quattro del mese pubblica una serie di quattro racconti brevi a cadenza quadrimestrale scritti da quattro scrittori affermati del panorama editoriale nostrano. Questa volta gli autori coinvolti sono Graziano Gala, Remo Rapino, Loredana Lipperini e Michele Orti Manara.
La trama della quarta serie di Tetra Edizioni
In Ciabatteria Maffei, Graziano Gala ci racconta la storia di Mino Maffei, un bambino analfabeta figlio del ciabattaio del paese, Giuno, un padre molto duro che ha educato il figlio fin dall’inizio alle asperità della vita, e che il protagonista imparerà a conoscere fin dall’inizio nel momento in cui dovrà confrontarsi con le difficoltà economiche dei suoi genitori. Il Premio Campiello 2020 Remo Rapino, invece, narra in Valdés la storia del calciatore cileno Francisco Valdés, promessa del calcio cileno e sudamericano che scopre la difficoltà di essere eroi durante la dittatura di Augusto Pinochet.
In La strada giusta, invece, Loredana Lipperini ci offre una storia perturbante come solo lei sa scrivere: quella di Francesca, scrittrice di mezza età che arrivata nel paese di L. per una presentazione si ritrova catapultata in un loop senza fine di un passato che sembra senza via d’uscita. Michele Orti Manara, infine, regala ai lettori una storia dal gusto comico e grottesco: quella di L’odio migliore, dove Zauli, semplice impiegato d’azienda, deve confrontarsi con la monotonia del proprio lavoro e soprattutto con l’odio verso il collega Sabatini.
La quarta serie Tetra: collegamenti con i precedenti racconti
Nei racconti pubblicati da Tetra Edizioni sembra esserci un fil rouge che collega gran parte dei racconti: quello della metanarrativa, della scrittura e della memoria come consapevolezza di sé. In racconti come X – Una caccia di Valerio Aiolli, La notte delle ricostruzioni di Andrea Donaera, Superstar di Giorgia Tribuiani oppure Una proposta stronza di Maddalena Fingerle, la scrittura e il racconto nel racconto appaiano infatti non solo come strumenti di autocoscienza, ma anche di riscrittura della propria vita e del proprio passato: una riscrittura a ritroso che serve o a giustificare certi comportamenti e situazioni oppure a redimere e riscattare vite ormai distrutte e spezzate.
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Così succede anche nei racconti di Gala, Rapino, Lipperini e Orti Manara. Per tutti e quattro diventa fondamentale il tema della scrittura e della narrazione, che aiutano i protagonisti a comprendere le proprie vite e al contempo a cercare di riscattarle e di salvarle dando loro la possibilità di riprenderle in mano.
I racconti di Gala e Rapino: l’ineluttabilità del destino
I quattro nuovi racconti di Tetra Edizioni ritraggono due facce del destino: una ineluttabile che travolge tutto ciò che incontra sul suo cammino e l’altra, invece, che lascia una possibilità di diventarne artefice. La prima faccia di questo destino viene trattata principalmente in Ciabatteria Maffei e Valdés.
In questi due racconti si sente moltissimo l’influenza da un lato della produzione precedente dei due autori – Sangue di Giuda di Graziano Gala e Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio di Remo Rapino – e dall’altro di un autore come Fabio Stassi, che dei primi due è editor per minimum fax, e i cui personaggi – dal più recente Mastro Geppetto fino al contrabbandiere balbuziente di Fumisteria – sono parte di un teatro umano che ritrae personaggi umili e semplici che cercano di arginare il proprio destino soprattutto attraverso l’arte del racconto.
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La scialuppa senza forze di Mino Maffei
In Ciabatteria Maffei, il personaggio di Mino testimonia impotente come una «scialuppa senza forze» il naufragio della sua famiglia per mano dell’ufficiale giudiziario Ario, pronto a riscuotere i debiti accumulati da Giuno. Il termine “naufragio” non è usato in maniera inappropriata, in quanto la storia di Mino viene raccontata usando termini legati al campo semantico del mare e della pirateria.
Questo, assieme a una narrazione in terza persona, aiutano Mino a tematizzare l’ineluttabilità del suo destino e l’impossibilità della salvezza. Usare il linguaggio marinaresco, inoltre, serve a Mino per riscattare la sua famiglia e per darle un’immagine eroica nella sconfitta e non dimenticarla: «Non ci aspettiamo», afferma Mino, «la salvezza dall’aguzzino: l’Innominato che ha crisi di fede si incontra una volta sola. È dai carcerieri, ecco, che ci aspetteremmo un avanzo di miseria».
Valdés e la difficoltà di diventare eroi
Valdés, d’altro canto, ritrae un personaggio che ben presto deve cedere all’idea che sia impossibile vivere da eroi, in quanto lo spirito della Storia è più grande di noi. Francisco Valdés pensava di riscattare la storia della sua famiglia – una storia di sfruttamento e povertà – attraverso il suo talento per il pallone, ma nel momento in cui arriva al potere Pinochet il calciatore non riesce per paura a ribellarsi al regime, sentendo, dunque, di aver tradito non solo un poeta come Pablo Neruda che tanto amava, ma anche un’intera nazione.
Sarà, però, attraverso Pablo Neruda – o meglio, l’idea di una lettera a lui indirizzata – a dargli una possibilità di riscatto, a indicare come la scrittura sia l’unico strumento per rimediare alle proprie colpe e, dunque, per salvarsi:
Sì, avrebbe scritto prima o poi una lettera così […] Una lettera così, tanto per chiedere scusa senza pretendere assoluzioni, da uomo e da capitano. Sì, un giorno l’avrebbe scritta quella benedetta lettera, alla fine una rosa rossa sopra per salvarla da qualche refolo di vento. Che ci voleva, un foglio bianco, una penna blu, un cuore aperto al buono della vita, “Querido don Pablo, me llamo Francisco Valdés”. Così l’avrebbe cominciata e in qualche modo l’avrebbe finita quella benedetta lettera, l’avrebbe posata sulla porta di casa, una rosa rossa, un cenno con la mano, un saluto ultimo come a saldare, in qualche misura, un vecchio debito, un tradimento non voluto.
I racconti di Lipperini e Orti Manara: possibilità di salvezza
Se i racconti di Gala e Rapino ci presentano personaggi che provano a redimere se stessi e i propri cari nonostante un destino già compiuto, Francesca e Zauli, i protagonisti dei racconti di Lipperini e Orti Manara, hanno invece la possibilità di prendere in mano le proprie vite e addirittura riscriverle.
In La strada giusta, Francesca vive una storia simile a quella raccontata da Haruki Murakami in Dance, dance, dance, dove alla protagonista spetta lo stesso ruolo del giornalista freelance dall’equilibrio esistenziale precario, la Pensione Giulietta diventa una specie di Dolphin Hotel e il personaggio di Guido fa, invece, le veci dell’Uomo Pecora. Come nel romanzo murakamiano, anche in questo racconto Francesca ha due possibilità: o continuare a vivere in un passato che la incatena oppure farsi trascinare dalla corrente del presente e dunque non smettere di danzare e riprendere in mano la propria vita:
Così ha capito. Il passato non poteva essere cambiato, e lei non poteva in alcun modo portare beneficio con la sua presenza in quel tempo. Poteva solo essere intrappolata, chissà per quanto, in una non vita. Anche se c’era Guido, e a ogni passaggio il legame con lui si faceva più forte. […] Addio, pensa. Qualunque cosa accada, è stato bello, ma non può proseguire così. Non è più vita, pensa ancora.
Zauli, invece, protagonista di L’odio migliore, vive esperienze al limite del grottesco nel mondo del lavoro, come se fosse uscito dalla serie tv The Office oppure dai racconti di Daniel Orozco raccolti in Orientamento. Fra impiegati del mese dal sorriso simile al «rictus di un clown», cleptomani, e co-direttori intenti a giocare a golf, il protagonista sembra destinato a sprofondare in un loop monotono senza ritorno, che anzi sembra sprofondarlo verso la fine. Sarà, però, una matita dal nome di una musa buddhista, Apsara, una di quelle matite pregiate rubate da uno dei suoi colleghi cleptomani, a mettergli in mano l’opportunità di «accendere la miccia o meno», di decidere le sorti del proprio destino e di prenderne in mano le redini.
La quarta quartina di Tetra Edizioni: a tu per tu col destino
Mino Maffei, Francisco Valdés, Francesca e Zauli confermano ancora una volta il successo dei racconti di Tetra Edizioni (acquista), la cui operazione editoriale ribadisce la potenza letteraria del racconto breve. In poche pagine, Gala, Rapino, Lipperini e Orti Manara hanno saputo consegnarci personaggi indimenticabili alle prese con il proprio destino. Che riescano a salvarsi o a riprendere in mano le proprie vite poco importa, in quanto hanno dimostrato come la narrazione e la scrittura sia più forte di qualsiasi entità che governa le nostre vite. La scrittura salva, dà nuove possibilità, e allo stesso tempo ci riscatta dalle nostre colpe e dalle strade mai prese.
Un ammutinamento.
Graziano Gala, Ciabatteria Maffei
Bracciolo alla deriva che recupera coscienza. Sentenza rinviata a ben altro cancelliere. Figlio di dovere che sprofonda nel granito, dito su maniglia che recupera la porta: Mino, nella fuga, guadagnava pavimento. Il pirata dello spago spiaggiato nella sedia non tiene troppe forze per dar luogo a inseguimenti: la forza è nella voce, nelle urla di terrore. La madre – per dolore? – un angolo di casa. Ario si confonde, colore di fantasma.
Il granito sotto agli occhi manca di qualcosa.
Il figlio, nella corsa, ha la carta tra le mani.
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