Una ricerca del passato

«Tracce» di Caroline Bongrand

7 minuti di lettura

Il nuovo anno porta sempre novità editoriali nelle nostre librerie di fiducia e districarsi nella giungla di nuove pubblicazioni appare sempre un’impresa. Cerchiamo di aiutarvi a fare mente locale e capire cosa può approdare sui vostri scaffali casalinghi e cosa invece lasciarsi indietro. Nell’articolo di oggi si parla di Tracce di Caroline Bongrand, sceneggiatrice e romanziera francese di fama internazionale.

«Tracce»: la trama

Il libro, uscito in Italia per Marietti 1820, si apre con un prologo ambientato nel passato, più precisamente a Salonicco durante il rastrellamento della popolazione ebraica da parte dei nazisti nel 1943. Una bambina, Seva, viene aiutata a scappare dalla nonna, ma la sua lealtà nei confronti dell’amico Nissim la porta a salvare il ragazzino sacrificando sé stessa. Il viaggio verso il campo comincia, insieme alla sua famiglia e quella di Nissim, ma la consapevolezza di aver tenuto al sicuro l’amico – e altri due bambini – la fa andare avanti.

Poi gli chiese di non farla scomparire del tutto. Se qualcosa di lei fosse sopravvissuto, per esempio l’anima – la nonna le aveva parlato spesso delle anime – allora non sarebbe stato tutto perduto. Sarebbe bastato anche un pezzetto di anima.

Il lettore ora si ritrova a fare i conti con il presente, nel 2022. La protagonista, Valentine, abita a Parigi e vive con suo figlio, Milo. Il ragazzino è affetto da uno strano mutismo, che ha sempre suscitato curiosità in chiunque lo incontrasse: non parla, ma sente perfettamente. Con il mondo esterno comunica attraverso il linguaggio dei segni.

A parte Valentine e Milo, nella storia troviamo anche il padre del ragazzo, Thierry. Dopo una romantica storia d’amore con Valentine, il mutismo di Milo ha provocato la separazione dei due: un problema troppo grande per Thierry da affrontare. Oltre all’uomo, nella loro vita è presente Jen, la migliore amica di Valentine. Estetista e parrucchiera, single da una vita, è come una sorella per Valentine e una zia per Milo.

Il mistero

L’incidente scatenante della storia riguarda Milo. Il ragazzino, da sempre muto, comincia ad avere attacchi di panico e pianto in cui sembra parlare in uno strana lingua sconosciuta. Seppur nessuno creda ai racconti di Valentine riguardo questi episodi, la donna comincia a indagare. Scopre che l’innesco di questi attacchi sono solitamente immagini riferiti alla Grecia, più precisamente la città di Salonicco.

Inizia, così, un viaggio verso Salonicco. Contro l’opinione di tutti i loro famigliari, Valentine e Milo, accompagnati da Jen, s’imbarcano alla ricerca della verità.

«Tracce»: lo stile

Tracce di Caroline Bongrand (acquista) contiene in sé piccoli semi di particolare interesse. L’idea delle anime, di un collegamento con gli antenati, di una continuità dell’umanità, poteva portare alla luce un tema fondamentale come quello del libero arbitrio. Eppure il tema, così insito nell’uomo e approfondito nella letteratura mondiale, non viene sviluppato con la profondità che meriterebbe.

Lo stile adottato dall’autrice non viene in soccorso alla superficialità con cui viene affrontato il tema. A tratti scarno e molto spesso prevedibile, il libro appare come il risultato di un editing approssimativo. La storia non esplode in tutte le sue potenzialità, ma rimane adagiata su una superficie comoda ma anche neutra, che non risalta e rimane statica.

Oltre al linguaggio basilare che viene adottato, anche la trama risente di questa mancanza di attenzione. Il lettore unisce tutti i puntini al secondo capitolo, senza grandi difficoltà. Il fatto che la protagonista intercorra in strani ostacoli per arrivare alla verità non è d’intrattenimento per il lettore, che sa benissimo dove si andrà a parare alla fine del racconto. Ci sono troppi indizi seminati che vengono recepiti immediatamente da chi legge e non c’è aria di mistero tra le pagine.

Il problema dei personaggi

Ciò che, però, risulta davvero problematico nel romanzo sono i personaggi. Tutti i loro archi narrativi sono governati dai cliché, risultando piatti e banali.

Milo, che dovrebbe essere l’incidente scatenante e fonte principale del mistero, appare e scompare nel racconto. Viene spesso lasciato a Jen sulle spiagge di Salonicco mentre Valentine va a scoprire la verità. La sua disabilità viene solamente usata come punto di svolta, anche in chiave negativa: una volta che ritrova la parola, il padre Thierry può finalmente vivere la paternità che ha sempre desiderato con Milo. Il messaggio che traspare è fortemente negativo: la disabilità non dovrebbe passare come muro invalicabile ma diventare chiave di una comunicazione efficiente.

Jen, dal canto suo, è la spalla comica. Tuttofare e aiutante di Valentine nelle sue imprese, non ha una personalità consolidata. Il suo arco narrativo, sviluppato di fretta a fine libro, non è credibile e appare scialbo.

Valentine non brilla tra i vari personaggi, anche se dovrebbe essere la protagonista. Le sue riflessioni sul passato sono banali e durante i momenti più rilassati appare come una protagonista di un romanzo rosa. Il problema del romanzo è anche la ricaduta nei dettami della love story. Sia Valentine che Jen, alla fine e in pochissime pagine, trovano l’amore, vanno a convivere, si sposano e fanno un figlio. Un’altalena di eventi che non hanno riscontro d’interesse per il lettore.

In conclusione…

L’immedesimazione del lettore con i personaggi è pressoché inesistente, tra messaggi negativi e poco studio dei loro caratteri. Tutto appare piatto, non suscita scalpore ed interesse. Ciò che poteva attirare il lettore – il libero arbitrio, la continuità dell’umanità e il racconto degli antenati – si esaurisce dopo poche pagine e senza un particolare pensiero originale.

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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