L’accordo giusto, ma mai veramente a tempo

«Le tracce fantasma» di Nicola H. Cosentino

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«Le tracce fantasma» di Nicola H. Cosentino

Dopo l’esordio con Vita e morte delle aragoste (Voland, 2017), che gli è valso il Premio Brancati Giovani, Nicola H. Cosentino firma per minimum fax un nuovo romanzo, Le tracce fantasma. Basta una rapida occhiata a titolo e copertina per capire che siamo di fronte a un’opera in cui la musica ricopre un ruolo di spicco, e la storia messa in scena da Cosentino sembra confermarcelo.

«Le tracce fantasma»: la trama

Il protagonista delle Tracce fantasma è Valerio Scordia, un critico musicale molto apprezzato nel suo ambiente ma che cova una segreta scontentezza verso la sua vita: chitarrista mancato, vive il percorso che ha intrapreso come un ripiego. A farlo sprofondare ulteriormente nella frustrazione è la folgorante carriera di Giacomo Irrera, ex frontman della band in cui Valerio suonava, che ha invece conosciuto uno straordinario successo da cantante solista. Le canzoni di Giacomo instillano in lui sentimenti contrastanti: da un lato Valerio ne riconosce il valore musicale, ma dall’altro le vede come la prova del proprio fallimento. In una specie di negazione di questa delusione, da due anni Valerio non prende in mano la chitarra.

Le cose non vanno meglio nemmeno sul versante sentimentale. Dopo una lunga relazione con una donna di nome Anna, Valerio ha intessuto con Mirella, la sua vicina di casa, una sorta di situationship, che a lui sembra stare bene, mentre lei spera che si tramuti in qualcosa di più – ne è un simbolo il mazzo di chiavi di scorta che Mirella invita in più occasioni Valerio a prendere, ma che lui puntualmente rifiuta. È però proprio Mirella a creare alle prime pagine del libro una rottura nella vita di Valerio, quando gli racconta quasi en passant di aver scoperto da Instagram che Anna è diventata mamma. La notizia manda in crisi Valerio poiché lo costringe, all’alba dei trentotto anni, a prendere atto che un’importante stagione della sua vita è davvero tramontata. E che lui ha passato anni interi a crogiolarsi nel suo ricordo idealizzato.

La musica come macchina del tempo

Nelle Tracce fantasma Nicola H. Cosentino parte da quello che forse è il più trito dei cliché legati alla musica: l’idea che l’ascolto di una canzone possa riportarci con la mente a un preciso momento della nostra vita. Decide però di ispirarsi sì al cliché, ma ribaltandone la prospettiva. Dal momento della scoperta della nascita della figlia di Anna, a Valerio succede qualcosa di molto strano: se esposto allo stimolo della musica, perde i sensi e viaggia letteralmente indietro nel tempo. Non nel proprio passato, però, bensì in quello di Anna. Assiste a eventi di cui non era a conoscenza e, pian piano, vede sotto una nuova luce certi comportamenti che Anna ha avuto.

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Valerio non riesce a spiegarsi l’origine di questo insolito fenomeno, che sottopone anche a diversi esperti di psichiatria, nel timore di essere diventato pazzo. Uno di questi, il dottor Enrico Salvemini, ipotizza che Valerio assista a eventi di cui in realtà aveva sentito parlare, processati e archiviati distrattamente dal suo cervello, nell’attesa che giungesse il momento di elaborare davvero quelle informazioni:

Quante volte, alla radio, passa una canzone sconosciuta che, inspiegabilmente, ci è familiare, o di cui addirittura ricordiamo un passaggio? Tante. Sarà successo anche a lei. E se la ricordiamo probabilmente è perché l’abbiamo già ascoltata. Il nostro cervello l’ha già assorbita distrattamente in un’altra occasione, e da allora, senza sforzo, fa parte di noi. Si chiama «memorizzazione passiva». L’aspetto interessante della faccenda, però, non è la canzone in sé, né chi la canta, ma che ora siamo pronti ad ascoltarla. A riconoscerla. Forse perché siamo soli in macchina, nel traffico, da troppo tempo, e la noia comincia a farsi pesante. O forse perché il momento è, effettivamente, quello giusto.

Valerio non è convinto di questa teoria, perché col tempo inizia a vedere scene di cui è certo di non aver mai saputo niente. Smette però di indagare sulle cause del fenomeno, che in fin dei conti è l’unico, sottilissimo filo che lo collega ancora ad Anna. Eppure lei ha ormai la sua vita, con un marito e una figlia. E anche in quella di Valerio, col tempo, sono entrate persone di cui lui non ha mai compreso l’effettiva importanza, come suo nipote Alfredo o Mirella. E se allora i viaggi nel tempo fossero l’occasione di salutare definitivamente il passato e accorgersi di ciò che di bello gli offre il presente?

Una serie di occasioni mancate

Pian piano si fa largo in Valerio un’amara consapevolezza: la sua vita è stata una lunga serie di occasioni mancate. La sua è la storia di un (ex) chitarrista con il vizio di «arrivare con l’accordo giusto ma mai veramente a tempo»:

Perché, quando voglio una cosa, non posso pensarci per tempo, mettermi seduto per un’oretta e dire: Mi sa che questa cosa la voglio, se non fa troppa paura posso valutare di combattere per averla? Che ritardo costante, che difetto orrendo per uno che suona…
Suonava.
Suonava, ok. (Stronzo.) Che difetto orrendo per uno che suonava la chitarra, arrivare con l’accordo giusto ma mai veramente a tempo. Pregiudicare ogni possibilità di bellezza per un’esitazione. Sapere che il ritardo non è mai troppo poco, ha sempre la portata di una valanga, non si perdona, pochi secondi diventano degli anni, si accumulano, e non ti resta nient’altro che quello, il ritardo come matassa da sbrogliare, come caverna da picconare, come disperazione da cui guarire. Ma minchia, Valerio. Minchia.

È troppo tardi o, una volta presa consapevolezza dei propri errori, si può ancora rimediare? Questo è l’interrogativo che serpeggia per tutte le quasi quattrocento pagine delle Tracce fantasma, e che porta inevitabilmente anche i lettori a ripensare alle varie occasioni che per un motivo o per un altro hanno lasciato sfumare – e chiedersi come sia stato possibile. A un certo punto, in uno dei suoi viaggi nel tempo, Valerio ha la possibilità di modificare il passato, ma in ultimo gli tornano in mente tutte le persone che a quel punto non farebbero più parte della sua vita e compie la scelta più coraggiosa: lasciare tutto così com’è. E noi, se potessimo riscrivere la nostra storia, lo faremmo?

L’importanza delle “tracce fantasma” della nostra vita

Verso le battute conclusive del libro Valerio va a casa di una popolare cantautrice, Arianna Lago, per intervistarla e organizzare la stesura di una sua biografia. Ed è proprio questo incontro, verso cui in un primo momento Valerio nutriva un certo scetticismo, a trasformarsi in una rivelazione. Arianna gli confida di avere scritto anni prima una canzone, Euforia, che le case discografiche non le hanno mai permesso di inserire in nessun album ma che lei, nonostante tutto, considera la più autentica della sua carriera. Ben più delle hit che le hanno donato il successo.

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Forse l’unica possibilità è farla uscire in un disco come traccia fantasma, ovvero non indicata nella lista ufficiale delle canzoni. Comincerebbe, a sorpresa, dopo un’altra canzone, e se ne accorgerebbero probabilmente solo i pochi che avrebbero la pazienza di ascoltarla fino in fondo. Ed è qui che Valerio capisce che anche la nostra vita funziona così. A ben guardare, le cose più importanti, che più o meno consapevolmente guidano le nostre scelte, non sono quelle dichiarate al mondo (o peggio, ostentate), ma quelle tenute segrete, rimaste nel cassetto, che solo poche persone vorrebbero o potrebbero comprendere.

Quante volte gli era capitato di considerare […] che fossero le cose malriuscite, finite da tempo, ritenute irrilevanti o dimenticate, ad averlo guidato fin lì? Che fossero i sogni infranti, ben più dei pochi realizzati, a dire di lui chi era davvero e dove stesse andando?
[…] La musica che Valerio amava era una foresta che sorgeva rigogliosa su quei semi, migliaia e migliaia di canzoni segrete, di tracce fantasma che, mimetizzate o del tutto scartate, magari rimaste nel cassetto, mai nate, a volte perse, avrebbero continuato, dal sottosuolo, a dare senso e nutrimento a ciò che davvero meritava di emergere.

Consigliato a…

Consigliamo Le tracce fantasma a chi cerca un romanzo che sappia raccontare una storia tutt’altro che banale, in grado di toccare corde profonde, ma sempre con un tono brioso e leggero, tra dialoghi brillanti e irresistibili flussi di coscienza. Per citare alcuni splendidi versi della compianta Patrizia Cavalli: «Ma per favore con leggerezza / raccontami ogni cosa / anche la tua tristezza».

E, soprattutto, lo consigliamo a chi ama la musica e crede nel suo potere salvifico. Una piccola chicca: la storia creata da Nicola H. Cosentino non si esaurisce tra le pagine del libro, ma prosegue anche in un’apposita playlist che racchiude tutte le canzoni – dichiarate e fantasma – che fanno parte del romanzo. Le tracce fantasma (acquista) diventa così un libro da leggere ma anche da ascoltare, un’opera che instaura un reale dialogo tra parola scritta e parola cantata:

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l’impresa e specializzata in Traduzione. Caporedattrice di Magma Magazine, sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Dopo aver esordito nel 2020 con il romanzo «Noi quattro nel mondo» (bookabook), ha pubblicato nel 2023 la raccolta di racconti «Pretendi un amore che non pretende niente» (AUGH! Edizioni).

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