Viaggio attraverso la memoria del territorio e degli antenati per scoprire il sé presente, il luogo dell’incontro, del riconoscimento, dello specchio dell’Altro. In questo modo Andrea Canobbio, con La traversata notturna (La nave di Teseo, 2022), candidato al Premio Strega 2023, racconta un’epopea lunga più generazioni con intelaiature narrative eccezionali. Razionali, però, senza stucchevoli sentimentalismi e superflue circonlocuzioni.
La traversata notturna non è solo un romanzo, ma un memoir, una cartina toponomastica per ripercorrere le strade (attraverso le quali ripercorre la storia) di una città che è fulcro della Casa, della Famiglia, del senso della sua esistenza e dei suoi genitori.
Il viaggio come topos letterario
Il viaggio è un topos letterario estremamente versatile e ricorrente nella letteratura dalla notte dei tempi: Dante che percorre l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso per raggiungere Beatrice; l’Odissea di Omero; l’Eneide di Virgilio. Il viaggio che l’eroe compie ha presupposti differenti: spesso l’istinto è quello di fuggire. Altre volte invece il viaggio è dettato dal desiderio di trovare qualcosa (metafora del significato della vita), un oggetto di un valore unico ed eccezionale. Insomma, il viaggio è dettato dalla ricerca di un qualcosa; quel qualcosa che per Proust era il tempo perduto.
Anche Andrea Canobbio percorre un viaggio, tra le strade di Torino, similare a quello della collega Marta Barone, candidata al Premio Strega 2020, che aveva ripercorso le stesse strade di quella Città sommersa per raccontare un’altra faccia della medaglia: gli anni di Prima Linea.
Torino, per Andrea Canobbio, è la città dei suoi genitori: dove si sono conosciuti, dove si sono amati, dove lui è cresciuto. È una città che nelle sue fondamenta, nella sua storia, racconta una storia, che è la storia della sua famiglia.
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La Torino descritta nella Traversata notturna (acquista) non è solo una città: è un reticolato di storia passata, presente e futura. Nel suo viaggio itinerante percorre le strade, i musei, caserme, auditorium e parchi. Ogni pezzo della città ha una storia: nelle sue fondamenta, nei suoi muri, narra una parabola dell’esistenza. Che è la parabola del padre: ingegnere che, schiacciato dalla depressione, trascina con sé figlio e moglie. Canobbio, munito di diari e appunti, ripercorre le strade della giovinezza del padre per coglierne il senso: per avvicinarsi a lui, capirlo, compatirlo, forse anche perdonarlo.
Prima c’era una casa, poi c’era una fossa. Non è normale che un simile prodigio sorprenda un bambino? E tutto questo l’ha fatto tuo padre. Così forte da distruggere una casa e scavare un buco largo e profondo come la casa stessa. E infatti dopo un po’ dal buco è uscita fuori una casa nuova, come se la terra l’avesse partorita e mio padre fosse una levatrice o un rabdomante o un cane da tartufo, come se tutte le case crescessero sottoterra aspettando la loro famiglia, rifinite in ogni dettaglio, una spolverata e via.
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