«Tutti i soldi di Almudena Gomez», essere nel silenzio

«Il tacere non è silenzio»

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Tutti i soldi di Almudena Gomez

Conosciamo realmente le persone che ci circondano? Possiamo davvero intuire i pensieri, gli obiettivi o gli umori di chi ci è più vicino?

Salvo casi eccezionali, l’altro è per noi un ignoto avvolto nel suo invisibile nucleo protettivo, una persona a cui nonostante tutto vogliamo bene, che si fa scudo del suo silenzio. Forma di protezione, un discreto modo di osservare il tempo.

Almudena è fatta di questo, di silenzi che avvolgono il suo mondo interiore; e Tutti i soldi di Almudena Gomez di Valentina Di Cesare (Polidoro Editore) non è altro che un’immersione in una vita segreta.

Almudena Gomez si era costruita la sua solitudine un poco alla volta, mattone dopo mattone, e a quel modo viveva da quando era giunta in quel nuovo paese, come a non volersi intromettere nelle questioni esistenziali troppo grandi tanto che le davano impaccio. Il silenzio che così bene esercitava nella vita, quello stesso che più volte incuriosiva o innervosiva la signora Cols, era il tempo che lei si prendeva per decriptare gli altri e interpretare le loro intenzioni. La riservatezza in fondo è solo uno dei tanti volti della diffidenza e la diffidenza, a sua volta, forse è solo una strana forma di curiosità.

«Tutti i soldi di Almudena Gomez», la trama

Dopo quindici anni di fedele servizio, Almudena Gomez ritrova il corpo esanime della signora Cols, anziana appartenente a una famiglia facoltosa. I subdoli figli, Pier Giorgio e Alberta, da anni in costante disaccordo con la madre, trovano il testamento ma qualcosa non torna. Un’imprevista postilla crea clamore.

Tra le due donne, così diverse per età ed estrazione sociale, negli anni è nata un’amicizia sincera. Almudena, sudamericana, ha sacrificato parte dei suoi anni migliori per prendersi cura di una donna abbandonata da tutti. L’ha vista diventare dura, tenace, vulnerabile, ma inaspettatamente tra di loro si sviluppa un rapporto complementare. È anche vero che le due non hanno nulla da perdere, una povera e lontana dal suo Paese e l’altra sola e vicina alla morte.

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Un legame forte, costruito sulla solitudine, sull’accudimento reciproco, soprattutto sull’onestà. C’è qualcosa di rassicurante nella relazione raccontata in Tutti i soldi di Almudena Gomez: le protagoniste si fanno coraggio a vicenda, si rassicurano o almeno ci provano, quotidiane azioni di accudimento paziente o compiacente, a volte esasperazioni.

Se nella prima parte del romanzo si raccontano gli ultimi attimi che le due donne vivono insieme, nel corso della storia la signora Cols ritorna tra i pensieri di Almudena, le sue parole sono sentenze che conducono la donna lontano dalla sua inerzia mentale.

«A non dirle le cose si finisce per non crederci più» le aveva sentenziato una sera la Signora Cols. «Ci ritroviamo a non sapere più chi siamo né cosa sia questa carcassa che porta a spasso la nostra anima dalla mattina alla sera. Quando accade è un peccato, i fraintendimenti trovano terreno fertile tanto da costruire possenti cattedrali di equivoci. Impara a parlare, a sfogare, impara la ribellione!».

Una malinconia graziosa 

Valentina Di Cesare mette insieme un piccolo mondo di fragilità, due donne in contrasto ma calate in una realtà fatta di quotidianità, nella sua tenerezza e nel suo squallore. Essersi ritrovate insieme ha permesso loro di rivelarsi nonostante le insicurezze, i loro punti deboli sono diventati punti di partenza. 

E allora ecco che Tutti i soldi di Almudena Gomez (acquista) si rivela un romanzo adatto a chi, finalmente, ha il coraggio di alzare il naso dai pregiudizi per ritrovarsi la storia intima di una donna dalla «malinconia graziosa». Con le persone silenziose è così, serve andare ben oltre lo sguardo, l’atteggiamento, per scoprire che in realtà un mondo di parole si rivela inutile di fronte ai piccoli gesti. Dopotutto, anche Samuel Beckett ci aveva avvisati: «Il tacere non è silenzio».

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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