Ulisse, il fascino eterno di un eroe multiforme

L'eroe omerico continua ancora ad affascinare dopo secoli per la sua tensione fra l'umano e la conoscenza del divino

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Ulisse

L’Odissea è considerato il poema omerico più innovativo e particolare. È stato spesso definito il primo grande romanzo della letteratura. Ciò in quanto presenta delle caratteristiche che hanno influenzato la letteratura fino ai nostri giorni: il flashback, le deviazioni, gli excursus ecc. Il personaggio stesso di Ulisse è considerato dai critici come uno dei più moderni e, forse pochi sanno, è uno dei personaggi che gode di più fortuna nell’ambito della letteratura, fino ad arrivare al contemporaneo cantautorato.

Ad esempio, Lucio Dalla ha scritto una canzone dal titolo Itaca, ovvero l’isola petrosa di cui Ulisse è il re. Anche Enrico Ruggieri ha dedicato a Ulisse una canzone, che porta proprio il suo nome. Tuttavia, il lavoro musicale più interessante riguardo al personaggio omerico lo ha senz’altro realizzato Francesco Guccini. Il cantautore ha infatti composto una canzone dal titolo Odysseus, in cui ripercorre tutte le caratteristiche dell’eroe multiforme. Scopriamole insieme.

Ulisse, il πολύτροπος (poliùtropos) e il suo viaggio esistenziale

Narrami, o musa, dell’eroe multiforme, che tanto
vagò, dopo che distrusse la Rocca sacra di Troia:
di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,
molti dolori patì sul mare nell’animo suo,
per riacquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni.

Proemio dell’Odissea

Come sappiamo, Omero utilizza sovente degli epiteti per definire i propri personaggi. L’epiteto di Ulisse è uno dei più famosi e complessi: viene definito politropo, ovvero multiforme. Ulisse è infatti ricco di astuzia e di conoscenza, ha vagato e conosciuto cose che agli altri mortali sono proibite, è un personaggio dalle mille facce.

Ma il suo mondo è più vasto: comprende la molteplicità delle forme, i colori della mente, la fascinazione, l’eloquenza, il racconto, la vicinanza con la maglia. […] Nessun eroe ha una mente così complessa.

Pietro Citati su Ulisse

Non a caso il critico Pietro Citati ha intitolato il suo saggio su Ulisse proprio La mente colorata. All’interno del suo saggio critico Citati ha sottolineato come Ulisse sia il personaggio omerico più umano di tutti, diverso dagli altri: è lontano dall’età dell’oro e dal mondo degli dei a cui invece appartiene Achille, è invece legato alla terra, alle cose più umili e mortali.

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Odisseo mantiene nelle sue avventure la sua umanità che è data proprio dalla curiosità e voglia di scoprire; tuttavia, si trova sempre in bilico fra il suo essere umano ed il voler raggiungere e conoscere il divino. Ancora oggi questo personaggio ci affascina perché possiede come gli esseri umani moderni debolezze e difetti, non è un eroe perfetto o il re delle imprese, in quanto non intraprende il suo viaggio per essere eroe, ma per conoscere nuovi mondi.

Ma nel futuro trame di passato
si uniscono a brandelli di presente,
ti esalta l’acqua e al gusto del salato
brucia la mente
e ad ogni viaggio reinventarsi un mito
a ogni incontro ridisegnare il mondo
e perdersi nel gusto del proibito
sempre più in fondo. 

Francesco Guccini, Odysseus

Il significato del viaggio di Ulisse è quindi puramente esistenziale e non consiste in semplici avventure, ma nella scoperta della propria identità. Tale punto di vista lo offre anche James Joyce, che intitola all’eroe il suo romanzo più famoso. Nonostante il protagonista dell’Ulisse di Joyce sia un uomo senza virtù, vive in un solo giorno anziché in anni mille peripezie immerso nella decadenza moderna. Anche nella sua Odissea come nell’originale il viaggio dell’uomo moderno è un viaggio dentro se stesso, una scoperta della propria identità che si definisce e arricchisce sulla base di ciò che di nuovo vede e scopre. Inoltre, come Omero Joyce scrive un’opera che costituisce enciclopedia della sua epoca: come l’Odissea riflette i drammi della Grecia del tempo, anche l’Ulisse mostra una Dublino del ‘900 in tutte le sue problematiche.

Il viaggio assumerà significato esistenziale anche nelle poesie Itaca di Konstantinos Kavafis e Ulysses di Lord Alfred Tennyson. Per Kavafis Itaca rappresenta la conoscenza ed il viaggio, le esperienze e le scoperte della vita da compiere malgrado le paure. Nella poesia di Tennyson è invece Ulisse in prima persona a parlare: ormai tornato a Itaca, nonostante sia vecchio (solo anagraficamente), non vuole smettere di viaggiare.

Il folle volo di Ulisse e la forza dell’ingegno umano

E fuggendo si muore e la mia morte
sento vicina quando tutto tace
sul mare, e maledico la mia sorte
non trovo pace
forse perché sono rimasto solo
ma allora non tremava la mia mano
e i remi mutai in ali al folle volo
oltre l’umano.

Francesco Guccini, Odysseus 

Abbiamo visto che Ulisse non solca il mare da «grande eroe omerico», bensì da ingegnoso uomo, tuttavia è un eroe vero e proprio quando desidera profondamente andare oltre i limiti dell’umano: pur essendo pienamente consapevole di quei limiti, non ne ha paura, tanto che Seneca lo definirà insieme a Ercole «vincitore di ogni genere di paure». Se l’Odissea viene chiamata romanzo è anche perché il protagonista si evolve sempre di più grazie al suo viaggio nel tentativo di vincere le paure e superare se stesso: ad ogni impresa Ulisse cresce ed impara a gestire sempre di più il dolore della perdita (dei compagni, della patria, di se stesso), in attesa di un ritorno che da un lato desidera, ma che dall’altro rifiuta, perché è inconsciamente appagato di poter viaggiare alla scoperta dell’ignoto. Da qui l’Odissea è diventata metafora del viaggio inteso come vivere, conoscere e scoprire.

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Dunque le imprese di Ulisse non sono semplici disavventure prodotte da una punizione divina, ma momenti della sua esistenza in cui può mettere alla prova il proprio ingegno. Secondo Dante Alighieri questo «folle volo» dimostra proprio come l’essere umano senza un supporto divino non possa superare quei limiti, per quanto si sforzi. Il peccato di Ulisse è infatti, oltre all’inganno del cavallo a danno dei troiani, quello di non aver tenuto conto di quei limiti, non rispettando il suo posto nel mondo di uomo a cui non è dato sapere tutto. Eppure, anche Dante fa dire al re di Itaca delle parole che noi conosciamo benissimo e riportiamo sempre per inneggiare alla conoscenza ed all’istruzione.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.

Divina Commedia, Inferno, Canto XXVI

Molti hanno visto Ulisse come l’alter ego negativo di Dante, poiché entrambi gli uomini rappresentano intelletto e virtù della conoscenza, ma mentre Dante è consapevole dei limiti umani ed ha rispetto di Dio e ci si affida, Ulisse non riesce a concepire tanti vincoli. È questo un altro dato estremamente originale del personaggio: in un’ottica, quella dei poemi omerici, in cui gli dei partecipano attivamente alle battaglie e decidono tutto, Ulisse vuole affermare un’idea di uomo che crede in se stesso, un uomo che fa affidamento nell’uomo, non solamente nel Dio. 

E andare come spinto dal destino
verso una guerra, verso l’avventura
e tornare contro ogni vaticino
contro gli Dei e contro la paura.

Francesco Guccini, Odysseus

Un uomo che grazie al suo ingegno, con il famoso stratagemma «Il mio nome è nessuno»(che dà peraltro il titolo ad una saga contemporanea di Valerio Massimo Manfredi sul nostro eroe), sconfigge anche Polifemo, il figlio del dio Poseidone. Nessuno sa che è stato lui ad accecare il ciclope e quindi Ulisse sarebbe al sicuro, ma non resiste in un secondo momento a rivelare al nemico che è stato proprio Ulisse re di Itaca a vincerlo. Molti libri riportano questa sua rivelazione come «l’errore di Ulisse», eppure non si tratta di un errore d’impulso, ma di un gesto perfettamente intenzionale e consapevole: Odisseo desidera che Polifemo sappia chi lo ha ingannato, perché ne è orgoglioso, ne è fiero, è felice di riconoscere il suo ingegno di uomo.

Continuare a navigare nonostante le tempeste

me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.

Umberto Saba, Ulisse

Oltre a Dante, Odisseo non ha mancato di ispirare anche autori italiani più contemporanei. Umberto Saba nel Canzoniere ha descritto il momento in cui, tornato nella sua terra, il re di Itaca riparte. Come Ulisse, Saba si rifiuta di fermarsi al porto, ma vuole continuare a navigare, nonostante le enormi sofferenze della vita.

ODISSEO Non sono immortale.

CALIPSO Lo sarai se mi ascolti. Che cos’è la vita eterna se non questo accettare l’istante che va? L’ebbrezza, il piacere, la morte non hanno altro scopo. Cos’è stato finora il tuo errare inquieto?

ODISSEO Se lo sapessi avrei già smesso. Ma tu dimentichi qualcosa.

CALIPSO Dimmi.

ODISSEO Quello che cerco l’ho nel cuore, come te.

Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò

Lo scopo della nostra esistenza è continuare a scoprire, navigare e viaggiare, quindi vivere. Un monito, quello di Ulisse, che ci insegna a cogliere l’attimo e ad andare oltre la nostra fragilità di umani per superare i nostri limiti. Anche il personaggio dipinto da Cesare Pavese nei suoi Dialoghi con Leucò (acquista) è un uomo che vuole vivere nonostante il dolore e perseverare alla ricerca della sua felicità. La caducità della sua vita è paradossalmente ciò che lo rende in grado di inseguire nuovi scopi, a differenza di Calipso che essendo immortale deve vivere ogni istante allo stesso modo, senza che il tempo cambi nulla. È nel mutamento del tempo e del viaggio della vita mortale che Ulisse invece ritrova la sua felicità.

Guccini ha osservato come il desiderio di Ulisse sia stato realizzato proprio da noi. Infatti, conclude la sua canzone spiegando come grazie a tutti gli autori che continuano a ricordarlo, il viaggio di Ulisse non sia mai finito. Sta a noi imparare da questo personaggio e continuare a viaggiare con lui superando limiti e paure. Così doneremo un’eterna vita ad un eroe che ci ha insegnato che, pur non essendo dei, i mortali sono straordinari proprio nella loro debolezza e nella loro capacità di andare avanti nonostante la loro intrinseca fragilità.

Solo leggende perse nella notte
perenne di chi un giorno mi ha cantato
donandomi però un’eterna vita
racchiusa in versi, in ritmi, in una rima,
dandomi ancora la gioia infinita
di entrare in porti sconosciuti prima.

Francesco Guccini, Odysseus (fine)

Immagine in evidenza: DGA557603 Athena revealing Ithaca to Ulysses, by Giuseppe Bottani (1717-1784), oil on canvas, 47×72 cm; (add.info.: Athena revealing Ithaca to Ulysses, by Giuseppe Bottani (1717-1784), oil on canvas, 47×72 cm. Artwork-location: Pavia, Musei Civici Del Castello Visconteo, Pinacoteca Malaspina (Art Gallery)); De Agostini Picture Library / A. Dagli Orti; FRENCH PUBLISHING RIGHTS NOT AVAILABLE; out of copyright.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. Ha un master in giornalismo, è docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale. Autrice di due saggi dal titolo "Dietro lo specchio, Oscar Wilde e l'estetica del quotidiano" e "La fedeltà disattesa" e della raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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