È una storia di continui riscatti e continue rinascite Il valzer del pappagallo, romanzo d’esordio di Leonardo D’Isanto, edito da Giulio Perrone Editore. Il giovane autore, classe 1991, mette in scena la storia di Idahira e Luca, una donna e un uomo che la vita pone davanti a varie battute d’arresto ma che riescono – a volte a sorpresa – a proseguire il loro cammino.
«Il valzer del pappagallo»: la trama
Il valzer del pappagallo narra la storia di Idahira, una biologa venezuelana che vive in Italia, dove tenta di ricostruirsi una vita serena e superare il trauma degli scontri armati nel suo Paese natale. Qui incontra una guardia giurata, Luca, di cui si innamora. I due sembrano avere trovato la felicità, coronata dall’imminente nascita di una bambina, quando Luca riceve l’infausta diagnosi di un tumore al cervello. Gli rimane poco da vivere, non farà in tempo a veder nascere la piccola Celeste. Viene però stabilito che alla sua morte tutti i suoi organi sani saranno donati a persone che ne hanno bisogno.
Poco dopo la morte di Luca, Idahira subisce un incidente che le provoca un’amnesia: dimentica quanto accaduto negli ultimi otto anni della sua vita. Ha un vago ricordo di Luca – che è sicura di aver visto a un appuntamento, ma nulla di più –, non sa di avere avuto una figlia da lui. Spezzata per la terza volta in vita sua, Idahira si ritrova di nuovo a mettere insieme i cocci della sua esistenza. Stavolta con una missione suggeritale con delicatezza dalla suocera: rintracciare le persone che hanno ricevuto gli organi di Luca e, in questo modo, riallacciare un rapporto con il marito dimenticato.
La donazione degli organi
Uno dei temi al centro de Il valzer del pappagallo è quello della donazione degli organi. Si tratta di un argomento importante e delicato, salito alla ribalta nel 1994, quando il piccolo Nicholas Green, un bimbo statunitense in vacanza in Italia con la famiglia, fu ucciso per errore da alcuni rapinatori e i genitori decisero di donare i suoi organi. Fu un fatto inedito nel nostro Paese, in cui all’epoca questa prassi era tutt’altro che diffusa, ma anche un gesto molto generoso che salvò la vita a sette persone. Un modo per Nicholas, morto tragicamente a soli sette anni, di continuare a vivere.
Allo stesso modo, ne Il valzer del pappagallo Luca continua a vivere nelle persone cui vengono trapiantati i suoi organi, primo fra tutti Mauro, che riceve il suo cuore. Un organo che si è adattato da subito al suo nuovo proprietario, ma che non sembra avere dimenticato quello vecchio, cominciando a battere più forte in presenza di Idahira o della figlia. Nel commovente epilogo sono raccolte le mail di tutte le persone che hanno ricevuto uno degli organi di Luca, come la cornea o i polmoni. Persone che Idahira intende contattare per ricreare un ponte con Luca e permettere a Celeste, seppur in modo insolito, di conoscere suo padre.
«Il valzer del pappagallo»: Una struttura complessa
Diciamolo subito: Il valzer del pappagallo è un libro nato per essere letto almeno due volte. D’Isanto costruisce infatti la storia su diversi piani narrativi, con capitoli che si aprono in medias res e che in un primo momento il lettore non sa come collegare. È un invito a lasciarsi guidare nel percorso che l’autore ha predisposto per noi, che si fa più chiaro man mano che si prosegue la lettura.
Una volta arrivati alla fine del romanzo, ci si rende conto degli innumerevoli indizi che l’autore ha disseminato nel corso della storia, passati inosservati alla prima lettura. E viene voglia di tornare alla prima pagina e rileggere subito il libro, d’un fiato, finalmente in grado di notare tutto quello che ci era sfuggito la prima volta ma che – ora lo sappiamo – non era lì per caso.
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È tutto collegato, fin dal segno indelebile sul polpaccio che lega Luca e Idahira (per lui un tatuaggio, per lei una cicatrice), come se la loro storia fosse stata scritta nella carne. E, soprattutto, a fare da fil rouge alla narrazione è anche la presenza del pappagallo che dà il titolo al romanzo, e che con il suo inquietante «Ooora, è l’ooora» scandisce tutti gli appuntamenti col destino cui i personaggi non possono sottrarsi.
All’inizio del romanzo, inoltre, Idahira fa un insolito giuramento con il cugino: i due si promettono di rubare ogni settimana un oggetto di poco valore. È un passaggio rapido, che si finisce a leggere quasi distrattamente, con la disattenzione che si riserva a quello che sembra solo un gioco tra bambini. Eppure, una volta terminata la lettura, ci accorgeremo che questi furtarelli hanno fatto da propulsore a tutti i momenti chiave della vita di Idahira, nel bene e nel male.
L’esordio di Leonardo D’Isanto
Nonostante la giovane età, con Il valzer del pappagallo Leonardo D’Isanto si dimostra un autore talentuoso, come già si nota dalla capacità di costruire la storia su numerosi piani narrativi – una struttura che implica un lavoro magistrale da parte dell’autore, che dà vita a un’opera studiata, in cui nulla è lasciato al caso. Allo stesso modo, è già ottima e molto matura la caratterizzazione dei personaggi, che sembrano vivere di vita propria e si fanno ricordare per un loro preciso modo di esprimersi (indimenticabili i vari «checcribbio» di Idahira).
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Quello che forse può essere considerato l’unico punto di debolezza de Il valzer del pappagallo è la sua trama fin troppo barocca. Come spesso accade nelle opere degli esordienti, D’Isanto sembra avere molto, moltissimo da dire. Forse troppo per un libro solo. Resta la sensazione che sia stata messa troppa carne al fuoco, in un continuo susseguirsi di disgrazie che si abbattono sui personaggi. Ma il lieto fine è assicurato. Queste osservazioni – puramente soggettive, d’altronde – sono in ogni caso più che compensate dalla maestria dell’autore nel tenere insieme una storia molto complessa.
Consigliato a…
Consigliamo Il valzer del pappagallo (acquista) a chi è alla ricerca di voci nuove nel panorama letterario italiano e vuole lasciarsi trasportare nel ricchissimo universo creato da un giovane scrittore. E, soprattutto, a chi vuole conoscere meglio il delicato tema della donazione degli organi, con un approccio meno tecnico e più romantico.
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