Dopo la recente pubblicazione de L’Eneide di Didone (Solferino, 2022) Marilù Oliva è tornata in libreria con Il viaggio mitico, stavolta edito da De Agostini. Ritroviamo le stesse atmosfere mitologiche care all’autrice, ma con due importanti novità. La prima è che questo è un libro per ragazzi, corredato delle splendide illustrazioni di Claudia Plescia. La seconda è che Marilù Oliva non lo ha scritto da sola, ma a quattro mani con il figlio Matteo B.
«Il viaggio mitico»: la trama
Il protagonista de Il viaggio mitico si chiama Vincent, ha nove anni e fatica a farsi accettare dal gruppo dei “super” della classe, che lo accusano di essere un “nabbo”, cioè uno sfigato. Ha solo un amico, Michael, che però ogni tanto gli volta le spalle per non avere problemi con i “super”. Quando questi cominciano a prendere di mira Pablo, il fratellino di Vincent affetto dalla sindrome di Down, il piccolo protagonista reagisce. Viene però notato dalla maestra, che non vuole nemmeno sentire la sua versione dei fatti e lo accusa di essere un bambino violento, che provoca gli altri.
L’unico conforto che Vincent sembra trovare è in uno strano sogno che fa ogni notte, riprendendolo dal punto esatto in cui lo aveva abbandonato. Sogna di essere nella mitica Creta, scenario delle storie della buonanotte che la mamma racconta a lui e Pablo. Lì, il giovane eroe ateniese Teseo si accinge a uccidere il temibile Minotauro. Ma, all’improvviso, un dubbio inizia ad attanagliare Vincent: se ci avessero sempre raccontato questa storia dalla prospettiva sbagliata? Se in realtà Teseo fosse un bullo prepotente e il Minotauro una creatura emarginata dagli altri perché considerata diversa? Se conoscessimo meglio il Minotauro, magari ci accorgeremmo che non fa così paura?
Una storia di bullismo e diversità
Il viaggio mitico è un libro che nasce con un preciso intento: farsi elogio della diversità – o forse sarebbe meglio dire unicità, per riprendere lo splendido monologo di Drusilla Foer sul palco di Sanremo 2022 –, condannando al tempo stesso ogni forma di bullismo. Gli autori ribaltano uno dei miti greci più celebri, quello di Teseo e del Minotauro. Qui, infatti, la creatura per metà uomo e per metà toro non si rivela un mostro pericoloso, bensì un cucciolo che non somiglia agli altri ragazzini, emarginato per questa sua diversità che, però, è solo esteriore. I suoi desideri e le sue paure sono uguali a quelli di tutti gli altri. Si tratta di un insegnamento quanto mai attuale, che sarebbe bello trascendesse i libri per l’infanzia e tenessero a mente anche gli adulti.
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Marilù Oliva e Matteo B. condannano anche un altro atteggiamento, grave quanto il bullismo in sé: l’indifferenza da parte dei compagni e, quel che è peggio, degli insegnanti. Per un bambino può essere difficile prendere posizione contro i bulli della classe (anche se non condivide il loro comportamento), per paura di subire ritorsioni o semplicemente di essere isolati. È invece doveroso che gli adulti, in qualità di educatori, non si lascino intimidire e affrontino queste situazioni con fermezza, provando a capire davvero cosa succede in classe. Se un bambino denuncia un episodio di bullismo a un adulto di cui si fida, è fondamentale ascoltarlo e credergli. Il bullismo, la prevaricazione possono essere fini a sé stessi; non necessariamente le vittime hanno provocato i loro aguzzini. Si tende invece a riproporre anche in questo contesto lo stesso atteggiamento – durissimo da sradicare – che troppo spesso porta a chiedersi perfino davanti a un femminicidio cosa abbia fatto la donna per scatenare una reazione così violenta da parte del suo assassino.
Quello degli insegnanti è dunque in questi casi un ruolo ancor più importante di quanto si creda: non solo con le loro parole, ma anche con i loro gesti, possono far sentire protette le vittime o, al contrario, possono legittimare i bulli. Se i bambini sentono di non poter contare sul sostegno dei loro insegnanti, la piaga del bullismo non potrà mai essere debellata.
La stesura a quattro mani
Per la prima volta Marilù Oliva non scrive da sola, ma in coppia con il figlio Matteo B., un bambino della stessa età di Vincent. Per la stesura de Il viaggio mitico si sono suddivisi i capitoli: la madre ha scritto quelli relativi al sogno di Vincent – con quell’ambientazione mitologica che le è tanto cara e a cui ci ha ormai abituati con L’Eneide di Didone e L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre –, mentre i capitoli relativi alla realtà di Vincent a scuola sono stati scritti da Matteo. Oliva ha chiaramente poi uniformato a livello formale i diversi capitoli, ma ci tiene a sottolineare che per metà il libro nasce dalla penna e dalla fantasia di Matteo.
Questa suddivisione si rivela un’ottima scelta: chi meglio di un bambino può raccontare la realtà del bullismo in una scuola elementare? Quella messa in scena da Marilù Oliva e Matteo B. è una situazione più comune di quanto si creda: il bullismo – e più in generale varie forme di prepotenza e prevaricazione – esiste anche alle elementari, in una fascia di età in cui spesso si crede che i bambini non siano in grado di farsi del male. In alcuni casi sanno invece essere cattivi, eccome. Già alle elementari può essere forte la demarcazione tra “super” e “nabbi”. La speranza è che la lettura di un libro come Il viaggio mitico (acquista) tra i più piccoli possa contribuire a dare vita a un’inversione di tendenza.
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