Da questo aprile, la casa editrice indipendente Iperborea ci regala un’opera letteraria che potrebbe rinfrescare queste calde giornate estive. Parliamo di Viaggio al Nord, di Karel Čapek.
Famoso giornalista, drammaturgo e disegnatore, Čapek è una colonna fondamentale della letteratura ceca degli anni Venti e Trenta. Con questo reportage riesce nell’impresa di coinvolgere il lettore nella sua esplorazione delle meraviglie che i paesi nordici possono offrire.
È questa la particolarità della grande letteratura: di essere ciò che di più radicato possieda un popolo e, nello stesso tempo, di parlare una lingua comprensibile e intimamente vicina a ciascuno […], ma la gente non le attribuisce il giusto peso, è così.
L’opera di Karel Čapek si presenta come una sorta di diario di bordo che l’autore compone durante il suo viaggio attraverso i paesi nordici. Si parte, infatti, dalla Danimarca fino ad arrivare a Capo Nord. Un reportage che permette al lettore di seguire Čapek e che lo rende quasi partecipe delle meraviglie che vengono menzionate.
Il libro si struttura in tre macrosezioni che dividono i diversi paesi che l’autore si ritrova a visitare: la Danimarca, la Norvegia e la Svezia. Queste sono ulteriormente divise in brevi capitoli dove l’autore presenta un particolare momento del viaggio.
La ricerca di loci amoeni lontani dalla guerra
Siamo nel 1936 e Karel Čapek decide di partire per un nuovo viaggio, accompagnato da sua moglie. Il viaggio a terra si compie in ferrovia e in battello: i paesaggi cambiano davanti ai suoi occhi e attraverso le pagine che compone. Si può osservare come ogni Paese abbia le proprie caratteristiche attraverso i diversi stili architettonici che definiscono le diverse culture, i diversi stili di vita, le differenti pratiche d’allevamento e d’agricoltura. Ma soprattutto è possibile notare come muti il paesaggio circostante.
Le quiete pianure fiorite della Danimarca, decorate da piccoli fiumi, diventano le verdi colline e basse montagne boschive della Svezia. Queste si trasformano poi nelle alture ghiacciate e fredde, innevate costantemente, della Norvegia.
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Un mondo pacifico
«Un mondo senza continue paure e diffidenze», scrive Čapek ed è questo che troviamo in Viaggio al Nord (acquista). Non è un resoconto storico sulla vita degli anni Trenta, straziata dalla Grande Guerra e prossima alla Seconda Guerra Mondiale, ma una ricerca di fuga da questa disperazione. L’autore, nelle sue descrizioni, ricerca un luogo perfetto, in cui tutto sia in equilibrio e la natura regni sovrana. Persino nelle città che visita non sembra esserci quella tensione che preannuncia una futura guerra. L’unica preoccupazione che lo attanaglia è un parziale proibizionismo che dilaga nelle terre norvegesi.
Soprattutto quando il viaggio prende la via del mare, grazie al battello rinominato Håkon Adalstein, tutto sembra parte di un sogno, dove il tempo e lo spazio non hanno più reali connotazioni, ma si perdono in quella distesa d’acqua circondata da montagne e ghiacciai.
Le descrizioni rendono l’ambiente quasi onirico. Ciò che descrive è reale e il viaggio che ha compiuto è situato nel tempo, ma lo stile con cui compone questo reportage è dolce e si lascia trasportare dalla magia che i paesaggi sembrano possedere.
Ormai è indifferente dove siamo diretti; ogni approdo è solo una piccola stazione della realtà in un viaggio che è un sogno.
«Viaggio al Nord»: un diario di bordo illustrato
L’opera è costellata da semplici ma efficaci immagini che permettono al lettore di immergersi nella narrazione. Čapek, grazie alla sua esperienza come disegnatore, inframmezza il resoconto scritto con dei suoi schizzi fatti durante il viaggio e rende le descrizioni anche visivamente più forti e d’impatto. I disegni raffigurano principalmente i paesaggi che si vanno descrivendo nell’opera, ma sono presenti, raramente, anche alcuni ritratti.
I personaggi che accompagnano Čapek nel suo viaggio, di fatto, creano loro stessi delle immagini comiche che regalano brevi pause dalla magnificenza del paesaggio circostante. La moglie, sua compagna d’avventura, rimane purtroppo un personaggio poco menzionato e decisamente né sviluppato né sfruttato. Le altre comparse, invece, riescono ad ottenere qualche paragrafo in più. Di particolare interesse è sicuramente il vecchio marinaio alcolizzato che li guida sul traghetto e il gruppo religioso di anziane americane accompagnate dal loro pastore che tentano di indottrinare chiunque sia sulla barca.
Questi brevi tratti comici spezzano bene una continua narrazione descrittiva e permettono di risvegliare il lettore da quel sogno onirico composto da oceani e luci nordiche.
Così ecco la fine; il nostro continente con tutta la sua storia finisce in maniera così semplice, così brusca, con questo grande e per niente enfatico punto esclamativo, con qualcosa di assolutamente primitivo e originario come questa parete di roccia.
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