«Annette», un’educazione sentimentale

La vita della pornostar Annette Schwarz, in un'opera in cui il confine tra reale e finzione si fa sempre più labile

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Annette

Wojtek Edizioni decide di pubblicare nella sua collana Orso bruno Annette, romanzo d’esordio di Marco Malvestio. Già impostosi all’attenzione della critica con il saggio Raccontare la fine del mondo. Fantascienza e antropocene (Nottetempo) (acquista), Malvestio regala un’opera atipica, totalmente inaspettata. Il confine fra finzione e realtà diventa sempre più indefinito, tanto che ci domandiamo – almeno in un primo momento – se effettivamente tutte le nozioni che ci fornisce l’Autore siano veritiere.

Malvestio, tuttavia, dopo una minuziosa ricerca – e con un’attenzione da appassionato filologo – ricostruisce la vita della sua protagonista, Annette. Fra siti internet, interviste, libri e soprattutto dvd, il puzzle si compone fino a restituire una figura piena, originale. Annette Schwarz è una pornostar attiva soprattutto nei primi anni del Duemila ed è nota principalmente per le sue esibizioni fuori dagli schemi. Accanto a nomi come Sasha Grey, Annette diventa famosa prima in Europa e poi in America. Ben presto assurge allo stato di icona raccogliendo diverse migliaia di fan in tutto il mondo.

«Annette», un’educazione sentimentale all’insegna della sperimentazione

Malvestio per raccontare la storia capisce fin da subito che bisogna inevitabilmente inventare: sia per riempire i vuoti dettati dalla mancanza di informazioni sia per rendere il libro anche un romanzo. Come suggerisce la parte centrale dell’opera, si tratta, in primis, di una sorta di educazione sentimentale. L’autore crea per sé stesso un personaggio, una sorta di alter ego. Le sue esperienze vengono vagliate, arricchite, modificate.

Tutto comincia da un trentenne, relegato in un lavoro mal retribuito in una casa editrice. La vita da pendolare fra Padova e Venezia è snervante e infruttuosa. Le giornate scorrono monotone e l’unica ambizione sembra quella di scrivere un romanzo su Annette. Tuttavia, Annette è solo un pretesto per raccontare più in generale il mondo del porno e tutto ciò che comporta. Ragionamenti filosofici, argute constatazioni, ma anche personali visioni sulla vita sono il tratto distintivo.

Annette comincia la sua carriera il giorno del suo diciottesimo compleanno, dopo aver studiato infermieristica. Dietro questa scelta non vi è una vera e propria esigenza economica: vuole semplicemente divertirsi, sperimentare. Bastano pochi anni per portarla alla ribalta e a venticinque entra nella sua casa di proprietà. Il narratore scrive e nel frattempo ragiona: intrappolato a trent’anni in un lavoro insoddisfacente e sempre più ossessionato da Annette. Cos’è andato storto? Intanto lei si è addirittura ritirata dalle scene e trascorre una vita ritirata, senza clamori, a Monaco di Baviera.

Sul fascino dai «grandi occhi tiroidei»

Malvestio ci tiene fin da subito a precisare che il suo successo non è imputabile a una bellezza fisica. Nonostante il fascino e le segrete emozioni che essa provoca, Annette non sembra competere con donne più provocanti. Infatti, «il viso è ovale, ma con una fronte spaziosa, sotto la quale si spalancano due occhi grandi e verdi (tiroidei, come nota Mario Desiati in Candore) (acquista), incastonati negli zigomi alti. Le labbra, sottili ma non troppo, lasciano scoperta l’arcata dentale superiore, mentre il naso è lievemente porcino. I capelli sono di un biondo paglierino, le unghie corte».

Con questa breve descrizione viene restituito il ritratto di una donna, in tutta la sua corporeità. Come precisa lo stesso Malvestio, l’intento del libro non è rendere Annette una “nuvola” come accade invece nella rivisitazione euripidea di Elena di Troia. Annette esiste e il raccontare la sua storia, seppure a tratti creata ad hoc, è l’intento sincero di donarle vita. L’autore, come novello Pigmalione, chiede che l’idea di lei si materializzi. Però non siamo nel mondo mitologico e tanto meno in uno idilliaco.

Di molti generi letterari

Giocando con i vari generi letterari, il libro è qualcosa tra il saggio, il romanzo, il reportage e il memoir. Le informazioni sul mondo pornografico e sulla letteratura in merito abbondano, tanto da riprodurre una piccola enciclopedia del settore. Come anticipato, l’autore inventa le vicende di Annette in alcuni capitoli di raccordo. Si tratta comunque di una persona particolarmente riservata per quanto riguarda la sua vita privata ed è proprio questo a rendere le informazioni difficilmente reperibili. E quelle poche nozioni, inoltre, provengono da fonti non dirette e perciò inaffidabili.

Malvestio, così, plasma Annette in funzione dell’opera e per assecondare, almeno in parte, una visione romantica del narratore. Fornisce poi un punto di vista romanzato sul suo lavoro, sul rapporto con i genitori, sul primo giorno di riprese e anche sul primo incontro con Rocco Siffredi. Si può constatare che nel libro c’è poca ironia. Annette non vuole, infatti, essere un lavoro ironico, grottesco e tanto meno farsesco. La sua è una disamina seria, tanto illusa quanto consapevole. Nelle pagine si cerca di materializzare una fantasia erotica, senza compromessi. Le pratiche esercitate dalla Schwarz vengono chiamate con i loro nomi “tecnici” e non viene risparmiato nessun dettaglio.

Eppure, il risultato non è sgradevole – nemmeno agli occhi del lettore conservatore. Malvestio vuole davvero far comprendere cosa per lui (e per il narratore) significhi realmente Annette.

In questo senso, Annette incarna sì un sogno maschile di sottomissione consenziente, ma anche un sogno olimpionico, ipertrofico, ingestibile: e un sogno irrealizzabile è tutt’altro che rassicurante. […] Annette ride, sorride; […] Annette archetipale.

Proprio in questi passaggi Malvestio cela una sottile comicità. L’intento, infatti, sembra quello di ridicolizzare il linguaggio accademico, con riferimento ai contributi critico-scientifici. La parodia del saggio diventa essa stessa un saggio.

Annette, mon amour

Ma sarebbe comunque riduttivo arginare Annette a un semplice genere. Vi sono momenti quasi poetici, dove con alcune massime – ragionate di pagina in pagina – l’autore svela realmente il suo sentimento:

E dunque, amare il porno significa amare l’impossibile, ma l’amore per l’impossibile è per sua natura irrealizzabile. Il mio amore per Annette si nutre proprio di questo, del fatto di non avere alternative allo spiarla, come Polifemo con la ninfa Galatea; posso osservarla, sezionarla, collezionarla, senza che questo implichi mai la sua trasformazione in un oggetto reale, ma proprio per questo il mio amore per lei continua a essere così forte e così puro.

Annette da semplice pornostar, diventa amica, confidente. In questo romanzo d’esordio c’è molta umanità, con tutte le sue implicazioni. Se si ama davvero ciò che non si conosce, cosa succederà se dovessimo incontrare la persona amata? E comunque sia, per quanto peculiare e assurdo possa sembrare, anche in questo caso – per citare Novalis – «ogni oggetto amato è il centro di un paradiso».

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996, è nato e vive a Brescia. Laureato in Giurisprudenza, negli anni i suoi contributi sono apparsi su riviste come Il primo amore, Flanerì, Frammenti Rivista, Magma Magazine, Niederngasse. Ha curato le pièces teatrali “Se tutti i danesi fossero ebrei” di Evgenij Evtušenko (Lamantica Edizioni) e “Il boia di Brescia” di Hugo Ball (Fara Editore). Ha anche curato la raccolta di prose poetiche "Terra. Emblemi vegetali" di Luc Dietrich (Edizioni Grenelle). Le sue pubblicazioni più recenti sono: la raccolta poetica “Il dono non ricambiato” (Fara Editore), il racconto lungo “Millihelen” (Gattomerlino Edizioni) e il romanzo “Queste eterne domeniche” (Robin Edizioni). Partecipa a diversi progetti culturali, anche in ambito cinematografico.

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