La grande sete, romanzo d’esordio di Erica Cassano, è un’opera intensa e luminosa che nasce da una radice personale: le pagine del diario della nonna. Custodite e lette con emozione dall’autrice, diventano la scintilla da cui prende forma una storia universale. Nel cuore di una Napoli stremata dalla guerra, una giovane donna cerca la sua voce, la sua libertà, e il senso profondo della vita. Con una scrittura intima e potente, Cassano rievoca le Quattro Giornate di Napoli attraverso gli occhi di Anna, offrendo al lettore un viaggio dentro la Storia e, al tempo stesso, dentro il desiderio inestinguibile di libertà, dignità e speranza.
Tra memoria personale e vicende storiche
Settembre 1943. La storia prende avvio durante le Quattro Giornate di Napoli, durante la Seconda guerra mondiale. Tra il 27 e il 30 settembre di quell’anno, grazie ad un’insurrezione popolare, la popolazione civile e i militari liberano la città di Napoli dalle truppe della Wehrmacht, mettendo fine al controllo militare nazista e aprendo la città agli Alleati.
In quei giorni al dramma delle ferite procurate dalle violenze, della guerra e della fame, la popolazione ormai sfinita si trova a far i conti anche con la mancanza d’acqua, provocata dall’esplosione dell’acquedotto, bombardato dai tedeschi. Napoli è completamente prosciugata e non scorre una sola goccia d’acqua. Un solo luogo sembra essersi salvato da questa tragedia. Nella Casa del Miracolo, come verrà presto soprannominata, l’acqua non ha mai smesso di scorrere. Dietro le porte di questa dimora, vive la giovane Anna, con i genitori, la sorella maggiore e due nipotini.
Anna vorrebbe vivere una vita tranquilla, lasciarsi alle spalle la guerra e poter realizzare il proprio sogno di studiare Lettere. Ma non c’è tempo per i sogni e lo deve tenere bene in mente; quando il padre ferroviere improvvisamente non fa più ritorno a casa, è proprio lei che deve prendere in mano la situazione per aiutare la famiglia a non affondare. Per farlo deve mettere a frutto le sue capacità alla macchina da scrivere e la sua conoscenza dell’inglese da autodidatta per cominciare il suo primo lavoro a Bagnoli, nella base americana.
La sete di vita, la resistenza e l’autodeterminazione
Nonostante nella Casa del Miracolo l’acqua non abbia mai smesso di scorrere, mentre Anna si impegna per aiutare chiunque bussi alla loro porta a dissetarsi, in lei permane una sete che sembra non potersi mai spegnere. La ragazza deve fare i conti con questo bisogno di andare incontro alla propria vita e con la mancanza interiore che avverte sempre più forte. Scegliendo la propria sete, si avvia in una ricerca di senso della propria esistenza e della sua realizzazione personale.
Ne La grande sete, la storia di Anna si intreccia indissolubilmente a quella delle donne che la circondano. I personaggi che si muovono intorno a lei sono principalmente femminili e manifestano le sfaccettature di un mondo in cui le donne devono confrontarsi con una loro guerra: fatta di attesa, angoscia, fame, senso di rivalsa contro le ingiustizie e al tempo stesso la speranza. La protagonista deve confrontarsi tutti i giorni con la madre, una figura ruvida e al tempo stesso fragile per le vicende della vita, con la sorella Felicita e il suo essere madre. Ma anche con le amiche e i loro sogni, spesso legati alla dimensione matrimoniale.
In questo caleidoscopio di personaggi e le loro sfaccettature, Anna fa i conti con il proprio desiderio di non dipendere dagli altri, di mettere a frutto le proprie capacità per fronteggiare la realtà in modo pragmatico, senza imboccare scorciatoie, in un’epoca di rigide restrizioni sociali.
Il valore della cultura e delle virtù umane
In una Napoli devastata dalla violenza e dalla fame, dalla disperazione e dalla miseria, mantenere la speranza sembra veramente impossibile. Attraverso gli occhi di Anna, il lettore fa i conti con le conseguenze della guerra e l’angoscia della popolazione, ma fa anche esperienza di tutto ciò che aiuta a salvarsi dall’abbruttimento morale e dalla miseria interiore.
Nonostante le difficoltà, le protagonista continua a coltivare la speranza. In particolare quella di tornare a studiare una volta finita la guerra. Vorrebbe trovare nell’istruzione una forma di riscatto. Mette in luce come la cultura, il desiderio di conoscere e di imparare possa essere una forma non solo di emancipazione personale, ma anche sociale.
Il conflitto morale e le scelte interiori
Anna è un personaggio che si trova a far scelte difficili e si trova ad un bivio tra scegliere di seguire la propria vocazione intellettuale e quella di una nuova vita oltreoceano. Questo mette in luce i dilemmi interiori e le tensioni con cui almeno una volta ci siamo trovati a fare i conti: il desiderio di fuga e il senso di responsabilità, non solo verso chi abbiamo intorno, ma anche verso noi stessi. Non tradire la propria natura e ambizione per scegliere un rifugio che potrebbe apparire più sicuro nell’immediato, ma che porta a soffocare il proprio futuro.
Non potevo più scappare, era il momento di decidere. Strinsi altra sabbia nel pugno e la lasciai scorrere tra le dita. Allo stesso modo, la pietra dentro di me si dissolse. Qualche attimo prima mio padre aveva detto che fare una scelta comporta abbandonare qualcosa. Per questo, dopo, in gola resta sempre un po’ di sete. Era chiaro che una delle strade che avevo davanti me ne avrebbe lasciata più dell’altra. Dovevo scegliere la mia Grande Sete.
Uno stile narrativo intenso, lirico e realistico
La grande sete (acquista) ha uno stile narrativo intenso, lirico e realistico, capace di coniugare la forza delle vicende delle singole vite dei personaggi con la concretezza della Storia. La prosa dell’autrice è ricca ed elegante, senza mai essere ridondante. La sua sensibilità poetica emerge in particolare nei momenti più introspettivi.
Il lettore viene accompagnato nelle vicende attraverso la narrazione in prima persona e questo contribuisce a rendere la narrazione intima e coinvolgente. Proprio attraverso lo sguardo della protagonista si viene condotti dentro i cambiamenti storici e l’impatto che questi hanno sulla vita pubblica, ma sopratutto privata dei personaggi. La capacità di Cassano è quella di dare dignità alla concretezza della quotidianità, senza cadere nell’enfasi retorica o in facili cliché.
Le vicende dei personaggi sono indissolubilmente intrecciate alle descrizioni della città di Napoli molto vivide, quasi cinematografiche. Una Napoli, polverosa, ferita dalla guerra, ma nella sua intensità, viene resa con le sue luci e ombre in modo vivido, intenso, non riducendosi a fare da sfondo incolore, ma diventando un personaggio a tutti gli effetti.
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