È uscita per Einaudi il 30 aprile 2024 la nuova raccolta di poesie di Mariangela Gualtieri, che attendavamo con ansia: Ruvido umano. Un testo che parla di ruvidezza, quella ruvidezza che l’essere umano ha acquistato sempre più e che gli impedisce di avere cura delle cose semplici e belle ma anche di avere uno sguardo lungimirante sul futuro.
L’incapacità di prendersi cura
Il testo è diviso in cinque parti, ognuna con la sua potenza e il suo personale messaggio. Si parte proprio con il capitolo eponimo, che racconta moltissimo della nostra incapacità di guardare una bellezza che ancora persiste – soprattutto nella natura e negli elementi naturali – ma di cui siamo sostanzialmente incapaci di avere cura.
L’umanità dunque ha le sue asprezze nei confronti del mondo, ma la bellezza è generosa, anche se al tempo stesso può toglierci tutto ciò che generosamente ci ha concesso. E quindi, cosa fare? Forse stare in silenzio e ammirare ciò che ci sovrasta, ciò che è più grande di noi.
È mancato di stare lì
con le mani in mano
e dentro la mano
c’era invece una voce
che da molto lontano
chiede come stiamo
se ci siamo se respiriamo
sì respiriamo, sì stiamo bene
ma solo in parte noi siamo.
Siamo qui e non ci siamo.
Il vuoto pieno
Dalla bellezza che ci guida verso una pienezza di mente e spirito, Mariangela Gualtieri ci guida anche nella scoperta di un vuoto necessario. E il vuoto è sempre pieno – nel capitolo Selvatico sacro abbiamo visioni di un abbaglio disarmante, ma anche prese di consapevolezza che non sempre possiamo comprendere ciò che ci circonda. Si tratta quindi di osservare insieme a lei questa miriade di dettagli che compongono il mondo, ma al tempo stesso imparare a vivere per sottrazione, a guardare senza aspettative e a colmarci di questa beatitudine senza chiedere nulla in cambio.
[…] Sentiamo
quanto è grandioso
l’ignoto. Ci consola
di questo inganno del sapere
le cose. Restiamo galleggianti
fra le tue domande
sontuose. Ascoltiamo insieme
il loro grande sottostante vuoto.
L’ebbrezza delle cose naturali
Nel viaggio attraverso cui l’autrice ci accompagna, ci sono tutti gli stadi di innamoramento verso un microcosmo di cose naturali che ci circondano. Il semplice osservarle ci dà un’ebbrezza quasi dionisiaca, un fremito che non possiamo evitare. Gli elementi naturali, che circoscrivono il mondo in cui viviamo, sono completi di per sé e bastanti a sé stessi. Lo spiega bene Gualtieri nel capitolo Felice te, un capitolo che parla di quella meraviglia che dona stordimento, e dove questo incanto prelude un finale forse più cupo, più denso di parole e pensieri.
Il mare. Nel suo azzurro
di voci. Imbocca tutti
i pesci e un grave palpito
di acque aggiusta ogni collera.
Mare mare. Hai dentro
un deserto e hai dentro
la pioggia. E capriole
e giocondità marine.
Sei tu l’occhio della terra.
Una fine come nuovo inizio
Gualtieri termina dall’inizio o forse inizia dalla fine, perché negli ultimi due capitoli di Ruvido umano (acquista) ci consegna frammenti densi in cui si fa portavoce di un momento storico come quello del Covid che ci ha resi bloccati, fermi, inespugnabili. Ma, allo stesso tempo, questa lentezza ci ha aiutato a mettere a fuoco le cose davvero importanti. Il testo termina con versi che tendono a un'”esortazione urbana e planetaria“, a fronte di un dolore largo e condiviso, verso uno sguardo più attento a noi, all’altro, a tutto ciò che ci circonda.
Innamorarci ogni giorno, ogni giorno
un amore, che sia albero o luce del
mattino, che sia nuvola o bambino,
un colore, un canto, che sia il gesto
di qualcuno, una faccia, una pietra,
una collina, una parola, un boccone.
Innamorarci. Allora forse la pace viene,
viene da sé e rimane.
L’autrice
Mariangela Gualtieri è nata a Cesena nel 1951. Nel 1983 ha fondato insieme a Cesare Ronconi il Teatro Valdoca. Per Einaudi ha pubblicato le poesie di Fuoco centrale e altre poesie per il teatro (2003), Senza polvere senza peso (2006), Bestia di gioia (2010), Le giovani parole (2015), Quando non morivo (2019) e Ruvido umano (2024). E, per il teatro, Caino (2011) e Paesaggio con fratello rotto (2021). Per Einaudi ha inoltre pubblicato L’incanto fonico. L’arte di dire la poesia (2022) e Bello mondo (2024).
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