Il mondo della letteratura oggi saluta lo scrittore, critico e giornalista peruviano Mario Vargas Llosa, scomparso all’età di 88 anni. Con lui se ne va una delle voci più autorevoli e luminose della narrativa del Novecento.
Nato ad Arequipa, in Perù, nel 1936, Vargas Llosa è stato tra i protagonisti del celebre boom latinoamericano insieme a García Márquez e Cortázar. Ma lui, con la sua penna affilata e lo sguardo lucido sulla società, ha sempre seguito un percorso personale, libero e fuori dagli schemi.
Nel 2010 gli è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura, con la motivazione che ne riconosceva «la cartografia delle strutture del potere». Era il coronamento di una carriera straordinaria, già premiata con il Cervantes (1994) e il Príncipe de Asturias (1986), tra gli altri.
Intellettuale impegnato, nel 1990 si candidò persino alla presidenza del Perù. Una parentesi difficile che racconterà nel suo libro Il pesce nell’acqua, con una sincerità disarmante.
La letteratura è fuoco, protesta, è un’arma per cambiare il mondo.
dal suo discorso per il Premio Nobel, pronunciato a Stoccolma nel 2010
Romanzi che restano e pensieri liberi
Come scrittore raggiunge la fama negli anni Sessanta. Il suo testo d’esordio, La città e i cani (1963), è uno choc: un romanzo crudo, potente, che denuncia il militarismo e l’autoritarismo. La casa verde (1966), Conversazione nella cattedrale (1969), La zia Julia e lo scribacchino, fino a Tempi duri e Il sogno del Celta, sono opere che hanno saputo fondere storia, politica e introspezione umana in modo unico. La sua copiosa produzione ha spaziato attraverso vari generi, rendendolo uno scrittore poliedrico che ha esplorato e spesso fuso insieme giornalismo, saggistica e teatro.
Vargas Llosa dunque è stato uno scrittore, ma non solo: era anche un opinionista tagliente e coraggioso. Il suo impegno civile ha lasciato un’impronta profonda nel dibattito pubblico, soprattutto in America Latina.
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Un’eredità viva: perché leggere Vargas Llosa
Vargas Llosa aveva la straordinaria capacità di esplorare le dinamiche del potere – politico, sociale, militare – in tutte le sue sfaccettature. Romanzi come Conversazione nella cattedrale o Il sogno del Celta mostrano come il potere possa corrompere, affascinare o distruggere. Leggerlo significa capire meglio il mondo in cui viviamo, ma anche i meccanismi interiori dell’essere umano.
Inoltre le sue storie sono intense, spesso complesse – ma mai noiose. Ogni romanzo è un viaggio pieno di colpi di scena e riflessioni. Con La zia Julia e lo scribacchino, ad esempio, ci si diverte, si ride, ma si riflette anche sul confine tra il reale e l’assurdo.
Con una prosa elegante e precisa, ricca ma mai artificiosa, Vargas Llosa ci ha regalato storie intrise di ironia, tragedia e passione. Leggerlo è anche un’esperienza estetica: si gode la scrittura frase dopo frase, parola dopo parola, virgola dopo virgola.
Leggere Vargas Llosa significa entrare in contatto con la complessità della vita, della politica, dell’amore. Significa sentirsi più vivi e, forse, umani.
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