«Scrivere, nella sua essenza, è un atto d’amore; me ne sono accorta presto». Così Adania Shibli, scrittrice contemporanea palestinese, apre il volume dedicato al programma del Festivaletteratura di Mantova 2025.
Il Festivaletteratura, anche quest’anno, si annuncia come un evento irrinunciabile per chiunque cerchi “altro” nella letteratura. La kermesse pone più domande di quante siano in effetti le risposte, alimentando così il senso critico e la riflessione del pubblico. Come diceva Nanni Moretti in Palombella rossa, le parole sono importanti. In contrasto con l’algoritmo dell’attenzione, questi giorni sono una riappropriazione del nostro tempo per riflettere e, forse, capire ancora meglio ciò che ci circonda. In questo senso il Festivaletterura fornisce diversi chiavi di lettura, stimolando chiunque vi partecipi.
Anche quest’anno la redazione di Magma Magazine si è recata al Festival è ha scelto alcuni eventi significativi che potessero svelare alcuni scenari inediti.
«Tema libero», lo zibaldone di Zambra
Fra gli ospiti più attesi per questa edizione del Festivaletteratura di Mantova c’è Alejandro Zambra, uno dei più acclamati scrittori latinoamericani contemporanei. Molti dei suoi libri sono editi in Italia da Sellerio e l’ultimo non fa eccezione. Si tratta di Tema libero, uno zibaldone di pensieri, articoli, digressioni e racconti che l’autore ha raccolto negli anni prima, dopo e durante il capolavoro Poeta cileno.
Durante il Fesival Zambra ha avuto l’occasione di confrontarsi con il pubblico e con la stampa in più momenti. In particolare, ha parlato per la prima volta in Italia di questo ricco e singolare volume. Più che in altri suoi libri, qui si percepisce l’importanza della letteratura: un viaggio che per l’autore cileno ha origine nell’infanzia con i racconti orali della nonna. Un esercizio che ha maturato negli anni tramite metodo e dedizione, con un’eccezionale passione durante l’adolescenza per la musicalità delle parole.
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Generazioni di rivoluzionari e sognatori
Come Borges, nemmeno Zambra crede nella divisione categorica in generi letterari, tanto che i suoi testi sono colmi di poesie e sonorità ignote alla maggior parte della prosa contemporanea. Oltre all’onnipresente Neruda, Zambra dichiara di apprezzare la filosofia e il gioco letterario di Nicanor Perra – purtroppo ancora poco conosciuto in Italia – e di trovare ispirazione anche nella letteratura italiana. Fra i vari autori di cui riconosce l’influsso positivo figurano Ada Negri, Eugenio Montale, Natalia Ginzburg e Cesare Pavese, dove fra le pagine riesce a coglierne la voce saggia e genuina.
Tema libero, però, è anche un libro sul rapporto con i libri. Una relazione contraddittoria dove l’accumulo è però contemperato dalla ricerca di una “libreria perfetta” dove ogni pezzo sia stato almeno letto due o tre volte. Per Zambra, per citare Whitman, “siamo moltitudini”, dove ogni volume costituisce un mattone della nostra personalità. In questo senso il libro-oggetto ha una funzione edificante, altamente pedagogica e formativa. Tuttavia, nel discorso di Zambra, come nell’opera d’altronde, non manca l’ironia e il gioco rispettoso della parola tanto da riprendere anche esplicitamente numi tutelari come Georges Perec.
Nathan Hill e la chimera del Grande romanzo americano
Sabato 6 settembre lo scrittore americano Nathan Hill ha presentato il suo ultimo romanzo, Wellness (Rizzoli), dialogando con la critica letteraria Olga Campofreda. Nella cornice di Palazzo San Sebastiano, l’autore è stato accolto da un folto pubblico accorso per ascoltarlo, che lui ha ringraziato con caloroso affetto per la presenza, nonostante le temperature elevate.
Nathan Hill, nato in Iowa nel 1975, è stato definito «la migliore voce della narrativa americana di oggi», un titolo che lo onora ma dal quale preferisce prendere le distanze, non riconoscendosi nel mito del “Grande romanzo americano”. Come ha spiegato durante l’incontro, il suo intento è piuttosto quello di raccontare tutto ciò che osserva: «Nei miei libri vorrei narrare come fanno i bambini quando ti accolgono a casa loro e ti mostrano uno ad uno i loro giochi: così vorrei fare anch’io, condividere con i lettori tutto ciò che metto nelle storie».
Wellness segue le vicende di Jack ed Elizabeth, prima giovani studenti innamorati, poi coppia quarantenne alle prese con un rapporto in crisi, un figlio difficile da crescere e le pressioni sociali verso un ideale di vita perfetta. Tutte trappole che finiscono per renderli più infelici, allontanandoli dalla loro autenticità. Ognuno, allora, cerca un placebo: un modo per ricreare una parvenza di benessere, anche se fondato sull’illusione. In questo rispecchiarsi dei personaggi emerge la domanda centrale del romanzo: quanto siamo disposti a credere nelle nostre stesse menzogne pur di continuare a chiamarle felicità? A questa domanda i lettori sono chiamati a rispondere fino all’ultima pagina del romanzo.
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Contro il sogno americano
Le lezioni orizzontali, ovvero un’altra prospettiva
Mantova non offre solo presentazioni e workshop, ma anche le cosiddette lezioni orizzontali. Momenti che per loro stessa definizione mettono in discussione il classico modello della lezione frontale in favore di una discussione circolare e coinvolgente. Fra le altre, in questa edizione si sono cimentati in questo compito Matteo Meschiari e Marco Filoni.
Meschiari, reduce dalla pubblicazione di Terre che non sono la mia (Bollati Boringhieri), ha dialogato con il pubblico della differenza fra il termine “umano” e “terrestre”. Un esercizio collettivo per cambiare prospettiva e abbandonare la visione antropocentrica. Meschiari riflette sul potere della parola e della portata immaginifica che porta con sé, ponendo all’attenzione il neologismo “Terreità”. Un termine in continuo mutamento, come d’altronde lo è il nostro pianeta, per comprende le dinamiche di ciò che ci circonda con il potere della consapevolezza e dell’immaginazione.
Marco Filoni, invece, ha affrontato il tema della paura. Tramite ricchi riferimenti bibliografici ha discusso con la platea l’origine della paura, tra biologia, filosofia e letteratura. Un sentimento ingiustamente stigmatizzato che, in realtà, ha permesso all’umanità di progredire e difendersi, combattendo il semplice istinto. Nonostante sia corretto dare una connotazione alla paura, i regimi totalitari hanno voluto darle un volto che coincide con quello del nemico, così da designarla inevitabilmente con l’altro. Si costituisce così una coalizione sociale pronta all’abnegazione che non ha altro obiettivo che eliminare un nemico comune. Ma il problema della paura è decisamente più complesso. Attraverso il problema delle guerre moderne e delle nevrosi, Filoni lo affronta il maniera inedita come, in parte, aveva già fatto in Anatomia di un assedio (Skira).
Lezioni che, per loro definizione, vogliono porre domande piuttosto che cercare risposte. Le lezioni orizzontali sono anche questo: continua ricerca in un perenne lavoro di studio e analisi di noi stessi.
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Sotto il segno di Saturno
L’anno scorso sono passati vent’anni dalla scomparsa di Susan Sontag, una fra le scrittrice più influenti e prolifiche degli ultimi decenni. In un omaggio appassionato, Maria Nadotti e Lidia Ravera hanno accompagnato la platea nell’essere di Sontag e in molta della sua eccezionale e versatile produzione.
Sontag è l’ultima grande icona della letteratura americana, una figura carismatica, una pensatrice senza etichette, non militante, che dialoga con alcune grandi figure del passato. Figure fondamentali per la sua formazioni sono state Walter Benjamin ed Elias Canetti, grazie ai quali, tramite la biografia e la bibliografia, ha cercato di raccontare se stessa.
Più che altre autrici, Sontag ha insegnato come l’apprendimento possa essere anche una forma di collezionismo, oltre che di lavoro e studio. Infatti, non vi è sazietà nella sua prosa, la sua ricerca è reattiva al trauma e si ingegna per superarlo in maniera costruttiva. In questo senso, siamo dinanzi a una mente difficilmente arginabile, che per sua stessa ammissione riconosce nel taccuino la sua forma letteraria ideale.
Per Sontag il primo parere di uno scrittore non è esprimere il pensiero ma dire la verità, farci vedere il mondo per quello che è. Lo scrittore deve tenere gli occhi aperti, ascoltare e prendere appunti, senza giudicare o fare moralismi. Tuttavia, sta nella partecipazione la vera forza di un autore completo. Sontag non si sottrae e manifesta a livello civile e sociale, anche con gesti concreti, le proprie posizioni. Perché lo scrittore senza la letteratura non è nulla e la letteratura è soprattutto consapevolezza, spontaneità e celebrazione.
Immagine in evidenza: foto di © Festivaletteratura Mantova
Eleonora Fioletti, Lorenzo Gafforini e Roberta Marini
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