È abbastanza consolidato se non addirittura ridondante il fatto che viviamo in un’epoca in cui la digitalizzazione ha preso il sopravvento sulle nostre vite. Se da una parte lo abbiamo – apparentemente – normalizzato, dall’altra emergono una serie di contraddizioni e punti critici che ci mettono in allarme.
Nonostante ciò, le nostre vite vanno comunque avanti. In che modo? Semplicemente rifiutando di vedere le cose negative. Lo stesso rifiuto che, nell’omonimo romanzo di Tony Tulathimutte tradotto egregiamente da Vincenzo Latronico e pubblicato da Edizioni E/O, smaschera una serie di stereotipi e di casi limite che si verificano all’interno della bolla digitale, nella quale fluttuano un po’ tutti. Come sostiene Latronico:
«Rifiuto» vuole raccontare i modi in cui la rete interagisce, a livello individuale e sociale, con i nostri desideri e le nostre paure; sceglie i casi limite perché più paradigmatici e cristallini, ma parla di loro per parlare di noi.
Tony Tulathimutte è già autore di Cittadini privati (XY.IT Editore 2019). Vincitore di un O. Henry Award e di un Whiting Award, dirige il corso di scrittura CRIT a Brooklyn.
I rifiutati
Definito dal New York Times Magazine come «un romanzo audace, originale e profondamente inquietante», Rifiuto è composto da sette racconti che, pur viaggiando su linee parallele, mettono al centro dei personaggi che rappresentano un quadro grottesco e spietato di come la dimensione digitale abbia pervaso, quasi totalmente, le abitudini, le emozioni e la vita di due generazioni: i rifiutati e i cosiddetti fuffaguru che promettono false speranze a chi vorrebbe avere una vita diversa o perfetta.
Infatti, i personaggi di Rifiuto cercano di evadere dalla mondanità per il gusto di omologarsi a determinati standard imposti da modelli culturali che impongono di condurre una vita perfetta, costringendo tutti a cercare disperatamente di affermare la propria identità anche a costo di vendere sé stessi come se fossero merce, poiché ogni preconcetto è smaterializzato dalla rete e all’interno della stessa è possibile essere chiunque, ma a quale costo? È ancora possibile distinguere la vita offline teoricamente reale da quella online, se quest’ultima sembra essere l’ultimo approdo – non proprio salvifico – della civiltà?
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Un’assurda visione anti-umanista
Tulathimutte non si limita semplicemente a raffigurare il simulacro di una vita perfetta imposta dal reticolo digitale. In Rifiuto ogni personaggio è votato al ridicolo, all’assurdità di una vita condizionata dal peso di essere rifiutati e di sentirsi tali interiormente. È il caso di un uomo che, pur di aderire all’ideologia woke, si proclama femminista e si convince di essere in grado di capire realmente le esigenze e le battaglie delle donne, nascondendo tratti sessisti e atteggiamenti da incel poiché convinto di non possedere caratteristiche adeguate.
Ma c’è anche spazio per chi desidera avere un corpo diverso per attrarre l’uomo di cui è innamorata e, nel tentativo di trovare conforto nelle amiche, finisce per diventare la carnefice di sé stessa cadendo in un vortice di frustrazione che la conduce a chiudere ogni contatto con il mondo online, ma anche offline. Inoltre, in un perfetto climax tendente sempre più all’assurdo, appare un individuo che reprime le proprie pulsioni sessuali fisiche per provare piacere esclusivamente nella pornografia, così da non avere paura di apparire ridicolo davanti agli altri e, quindi, di essere rifiutato.
Forse la sua libido non è monca, ma abortita; forse il percorso neurale che avrebbe dovuto collegare stimolo e risposta aveva mancato la finestra di sviluppo, e ora può desiderare solo cose che non esistono? O magari è che ha sviluppato una devozione sostanzialmente monogama per le sue fantasie, qui simulacri che non lo hanno mai giudicato, che per lui ci saranno sempre, che lo hanno confortato tanto a lungo che con un partner in carne e ossa gli sembrerebbe di tradirli?
Tutti questi personaggi rispecchiano una visione decisamente alterata dell’essere umano, poiché si comportano come se seguissero principi di automazione per non essere relegati ai margini della società. In altre parole, gli umani sono macchine che rispondono a determinati stimoli e non possono farne a meno. Ed è proprio qui che la satira di Rifiuto colpisce in maniera efficace: siamo talmente immersi nella dimensione digitale che non riusciamo più a distinguere l’essenza della vita vera, dal momento che la stessa è stata sostituita da simulacri virtuali e chatbot che soddisfano più delle persone in carne e ossa.
Ma in tutto ciò continua a sentirsi in colpa al pensiero che le sue pulsioni erotiche polimorfe e ultraspecifiche prevalgano sull’affetto e la tenerezza e l’empatia; che la soddisfazione di quelle pulsioni sia l’unica cosa che la sua psiche sembra disposta riconoscere come amore. Se mai osasse chiedere ciò che vuole – se pure gli fosse possibile articolarlo, anziché percepirlo come un raccapricciante affresco di rabbiose immagini mentali – sa che Julian lo lascerebbe; o, peggio, che ci proverebbe una volta, rendendosi conto di stare insieme a un minaccioso degenerato, e allora lo lascerebbe. In ogni caso non lo aiuterebbe a liberarsi di quei desideri, magari anzi li alimenterebbe; ma allora perché stimolare un appetito insaziabile, perché non riprogrammarsi di modo da volere solo ciò che è buono e vero?
Un romanzo non proprio di nicchia
È chiaro che Rifiuto di Tony Tulathimutte non è del tutto definibile come un classico romanzo, dal momento che mostra non solo i modi in cui interagiamo con la rete e come essa innerva le nostre abitudini, ma rende in modo dettagliato come è vissuta la realtà all’interno di certi gruppi online dove si riuniscono individui che vivono al limite, tendenti sempre più all’assurdo.
Certamente è possibile elaborare altre interpretazioni così da sfuggire a una totale generalizzazione, considerando che non tutti sono così visto che in Italia certe sottoculture non sono massicciamente diffuse. Ai fini della traduzione, però, le scelte creative dell’autore detengono un «quoziente di stranezza» che aumenta nel corso della narrazione. Ciò definisce il libro di Tulathimutte un contenitore dei lati grotteschi e complessi del linguaggio digitale adottato dagli utenti della rete, il quale restituisce al lettore italiano una nuova genealogia di ciò che siamo adesso e che potremmo essere nel corso del tempo.
Rifiuto (acquista) è accompagnato da una consapevolezza che provoca molto fastidio e seppur induca a provare forte antipatia per i personaggi, l’autore supera la strategia classica del racconto per mostrare, sfacciatamente, tutti gli eccessi e tutte le contraddizioni in cui si incappa quando si superano certi confini.
Non è un testo facile né editorialmente semplice, ma delle volte leggere spietati testi ultra-contemporanei ci aiuta a riflettere meglio sulle fragilità e sulle miserie dell’uomo contemporaneo.

