Quando pensiamo alle grandi storie d’amore della letteratura, ci vengono in mente eroi tragici, amori impossibili e grandi gesta romantiche: Cime tempestose, Romeo e Giulietta, Orgoglio e Pregiudizio… Racconti che hanno segnato intere epoche e continuano ancora oggi ad emozionare i lettori. François Bégaudeau ha scelto però un’altra strada. Con L’amore è una cosa semplice (Salani, 2024), lo scrittore racconta dell’amore del dopo “vissero per sempre felici e contenti”, quello che si consuma tra gesti silenziosi e abitudini condivise.
In meno di cento pagine, Bégaudeau compie una sorta di miracolo narrativo: condensa cinquant’anni di vita di coppia, quella dei coniugi Moreau, con lucidità, delicatezza e profondità. Scrittore, sceneggiatore e professore di francese, Bégaudeau ha raggiunto la notorietà con La classe (2008), romanzo ispirato alla sua esperienza di insegnante in una scuola media problematica di Parigi. Anche nel suo ultimo romanzo Bégaudeau ci invita a pensare, in questo caso attraverso la storia dei Moreau, al nostro concetto di amore.
«L’amore è una cosa semplice»: i rintocchi dell’ordinario
La trama de L’amore è una cosa semplice non è complicata, volutamente priva di intrecci e colpi di scena. Ci troviamo in una piccola cittadina della Francia, dove vivono Jeanne e Jacques, due giovani che provengono da ambienti modesti: lei lavora in un hotel e aiuta la madre a fare le pulizie in una scuola, lui affianca il padre in lavori di manutenzione. Il loro incontro non è “romantico”, così come non lo è la loro relazione. Anzi, il libro si apre con Jeanne che ha una cotta per un altro ragazzo, e poi, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo accompagnati per mano dentro una relazione assolutamente comune con Jacques. Come se fosse inevitabile.
Nessun amore struggente o passione incontrollabile guida la storia dei Moreau. La loro vita insieme non è attraversata neanche da particolari drammi o grandi sorprese: un matrimonio, un figlio, un cane e la vecchiaia insieme. La loro vita ci fa quasi pensare con malinconia a quella dei nostri nonni, che hanno attraversato l’esistenza lasciandosi trasportare dai flussi sereni dell’ordinarietà, scandendo il proprio tempo tra liti su cosa guardare alla tele e su cosa mangiare per cena. Bégaudeau è riuscito a dare una dignità tutta sua alla quotidianità ed esaltare una semplicità che, in fondo però, tanto “semplice” non è.
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La forza della semplicità
Lo stile di Bégaudeau contribuisce in modo decisivo a rendere il libro unico nel suo genere. La sua scrittura è sobria e concisa: ogni parola è scelta con cura, senza lasciare spazio a elementi superflui. Il testo è breve ma denso, essenziale ma capace di racchiudere tutta la complessità dell’ordinario. Bégaudeau racconta la storia dei suoi personaggi in modo concreto e diretto, proprio come sono loro. Sceglie un linguaggio accessibile a tutti, che riflette la naturalezza della vita stessa.
Anche la struttura segue questa coerenza stilistica: la mancanza di capitoli non è casuale, ma voluta. Suddividere la storia significherebbe interrompere artificialmente il flusso della vita, e Bégaudeau rifiuta questa finzione. Nel romanzo, l’amore è ovunque, tranne che nelle parole. Ed è proprio questa reticenza, questa difficoltà a verbalizzare i sentimenti, che rende i protagonisti così veri. Molte persone vivono le relazioni in questo modo: senza frasi a effetto, senza dichiarazioni solenni, ma con una presenza costante e silenziosa.
«L’amore è una cosa semplice»: amarsi in silenzio
Jacques e Jeanne non si parlano molto: le loro emozioni non si affidano a dichiarazioni d’amore, ma a gesti quotidiani, a una comunicazione silenziosa fatta di sottintesi. Jacques è un uomo pratico e taciturno, che non capisce il linguaggio figurato e tende a interpretare tutto in modo letterale. Non perché sia limitato: anzi, ha una mente curiosa e una grande passione per lo spazio e le stelle. Ma proprio perché è così legato alla realtà, non riesce a romanticizzare la propria vita. In fondo, è questo il tratto che più lo caratterizza: vedere le cose come sono. Eppure, anche Jacques ha i suoi momenti di verità. Come quando, di fronte all’amico Frédéric, che torna a trovarli dopo un divorzio e un nuovo matrimonio, lo contraddice con poche parole sulla sua visione dell’amore. È uno dei rari momenti in cui prende posizione su ciò che sente.
Frédéric si è trovato un’altra donna, è infermiera all’ospedale di Sablé. Vivono ciascuno per conto proprio. Tutto il giorno l’uno addosso all’altra si finisce col prendersi per i capelli, non può durare. «Eppure c’è chi ce la fa».
Jeanne, invece, porta un nome che è già un richiamo simbolico: Jeanne Moreau. Un nome che non può che far pensare all’icona omonima del cinema francese. Bégaudeau non aveva inizialmente previsto questa associazione, ma ha poi deciso di lasciarla, perché, in effetti, la sua Jeanne rappresenta una figura molto più universale, vicina al proletariato e tutte le donne. Non una diva e proprio per questo ancora più significativa: «E per la centesima volta precisa che è l’altra che ha tenuto a essere sua omonima.»
All’interno de L’amore è una cosa semplice, Bégaudeau inserisce anche una figura secondaria, ma incisiva: Frédéric, l’amico di Jacques. La sua storia, un matrimonio finito per violenze domestiche, irrompe nel romanzo come una crepa in quell’apparente serenità. Frédéric incarna un virus ancestrale, quello della violenza domestica, che Bégaudeau non poteva escludere da un racconto così autentico sulle relazioni di coppia dagli anni Settanta a oggi.
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Anche l’episodio dell’adulterio di Jacques è raccontato in modo singolare: il lettore ne viene a conoscenza quando l’ex amante si presenta da Jeanne. È lei a raccontarle che, proprio in quel momento di infedeltà, Jacques ha capito che lei è la donna della sua vita. Non è lui a dirlo, e non lo dirà mai. Ma, forse, le persone più pudiche cercano sempre vie traverse per parlare dal cuore. Quando l’amante se ne va e Jacques torna a casa, non ci sono drammi o confronti tra i due coniugi, bensì la descrizione di una sintonia che va oltre tutto:
Scivolano con lo stesso ritmo da un lato all’altro della corda. Lei domanda se ha preso del pane, sarà utile per fare scarpetta nello spezzatino di vitello che ha scongelato.
La magia del quotidiano
Ma che cos’è davvero l’amore, una volta spogliato di ogni eccesso romantico e passione tormentata? «I vicini dicono sempre: i Moreau. Gli amici dicono: Jeanne e Jacques». La storia di Jeanne e Jacques non è melensa né artificiosa: scorre tranquilla e delicata, come un fiume fatto di sfumature quotidiane, silenziose eppure piene di una magia tutta loro.
Con L’amore è una cosa semplice (acquista), Bégaudeau ci invita a guardare all’amore con uno sguardo diverso, collocandosi in modo estremamente originale in un panorama letterario spesso popolato da storie d’amore passionali o tormentate. Bégaudeau si distingue scegliendo di raccontare la maggioranza silenziosa: quegli amori che non fanno rumore, ma che si costruiscono giorno dopo giorno, mattone dopo mattone. È una storia semplice, sì, ma anche profondamente universale. Perché, in fondo, forse l’amore è proprio questo: una combinazione misteriosa di caso e necessità. «Si accompagnano. Lei è la sua compagna e lui il suo compagno.»
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