L’amore è diventare casa l’uno per l’altra

«Gli antropologi» di Ayşegül Savaş

9 minuti di lettura

È difficile riconoscere l’amore quando lo incontri, ed è ancora più difficile viverlo pienamente, resistendo all’ordinarietà della vita. Non litigare, o se capita, uscirne non solo illesi ma più consapevoli di prima; affrontare serate in cui non si ha voglia di fare nulla, neanche parlare; accettare che quei silenzi non siano distanza emotiva né segnali di una relazione al termine, ma l’inizio di un lavoro di coppia sul futuro, in cui è naturale che la strada a volte sia piatta. Non senza il timore di una ripercussione. In questo romanzo, Gli antropologi di Ayşegül Savaş, troverete questo: una coppia normale a cui capitano cose ordinarie.

Siamo davvero felici?
Io ho sempre ben presente la possibilità che qualche sofferenza ci attenda dietro l’angolo. Manu invece non vive nella paura costante che possa succederci qualcosa di brutto. A volte non riesco a trattenermi dal condividere con lui tutte le cose che prevedo.

«Gli antropologi», amore e quotidianità

Asya e Manu, protagonisti del romanzo Gli antropologi (Gramma Feltrinelli, traduzione di Gioia Guerzoni), si incontrano all’università. Sono una coppia Millennial che vive in una grande città occidentale, ma provengono da altri Paesi. Non conosciamo i nomi delle città o la lingua che parlano, il luogo non è mai protagonista. Sono una coppia, come tante oggi, che vive lontano dai genitori, figli della globalizzazione e della contemporaneità. Sebbene cresciuti ai due lati opposti del mondo, e senza conoscere una parola delle rispettive lingue, le loro famiglie condividono simili valori di disciplina, affetto e possibilità economiche.

Avevamo accettato l’idea che saremmo rimasti stranieri per tutta la vita, ovunque fossimo andati, un’idea che ci eccitava, essendo ancora dei ragazzini. Allora, in quel nostro piccolo mondo che era anche un universo, pensavamo che non avremmo mai avuto bisogno di nessun altro.

Il romanzo è costruito in capitoli brevissimi, frammenti di esperienze quotidiane che, messi insieme, ricostruiscono l’esistenza di due persone che cercano di reinventarsi in una città che non è la loro, senza radici né tradizioni da ereditare, anzi che ha la possibilità di inventarsi nuovi rituali. Non hanno figli, vivono in affitto e si trovano in un momento cruciale della loro esistenza.

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Ci sono le birre con gli amici, le passeggiate al parco dove Asya, documentarista, intervista i passanti, le videochiamate con i parenti lontani, i pranzi dall’anziana vicina che comincia a perdere la memoria.

A tenere insieme la narrazione c’è la ricerca di un appartamento da acquistare. Una metafora di un desiderio più profondo: trovare un modo di stare al mondo. Le visite agli appartamenti diventano esercizi di fantasia: sbirciando nelle vite altrui, Asya e Manu provano a immaginarsi in altri panni. Non si tratta solo di un tetto, ma di interrogarsi su cosa significhi davvero mettere radici.

È questo che avevo in mente quando immaginavo di appartenere a un luogo: la sensazione di essere necessaria nella vita di qualcuno.

Ma cos’è una casa?

Per due fuorisede, la casa è un concetto che cambia forma ogni volta che lo si guarda. Ogni luogo in cui abitano è “casa”, alcune più di altre. È l’appartamento in cui vivono, con gli oggetti quotidiani e le nuove abitudini che puoi inventare; è la casa dei genitori, dove tornano per pochi giorni all’anno e che ormai somiglia più a un ricordo che a un luogo; è ogni stanza in cui provano a immaginare un futuro possibile. 

C’è un momento nel romanzo in cui Manu è preoccupato per il fratello e dice che «è la mia famiglia», Asya accusa un po’ questa divisione familiare perché vorrebbe che quel “noi” fosse già un approdo, non solo un progetto. Ma il romanzo suggerisce una verità più complessa: si può appartenere a più luoghi in maniera diversa. La casa non è solo il posto in cui torni, ma quello in cui scegli di stare. Anche quando non hai ancora tutte le risposte.

L’amore è un atto di fiducia capace di resistere alla paura della fine

Gli antropologi racconta una storia d’amore universale, in cui le distanze culturali accentuano l’idea di coppia come laboratorio di vita quotidiana, lontano dai tormenti e dai drammi che spesso popolano la letteratura romantica. Non ci sono litigi travolgenti, tradimenti, né scene di passione esibita. Asya e Manu sono semplicemente l’uno il mondo dell’altra.

«La vita quotidiana è una storia difficile da raccontare», ammette Asya. Eppure è questa la sfida di Savaş: osservare e narrare le minime tensioni, gli attriti sottili, i piaceri silenziosi che plasmano il futuro.

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Ayşegül Savaş è nata a Istanbul, ha vissuto in Inghilterra, Danimarca, Stati Uniti e, da dodici anni, abita a Parigi. Ha scritto due romanzi prima di questo, tradotti in diverse lingue. Questo romanzo nasce dalla costola di un racconto del 2021 intitolato Future Selves, e pubblicato sul New Yorker. Su Paris Review e Granta sono usciti altri racconti dell’autrice, che ha pubblicato anche due acclamati romanzi, Walking on the Ceiling e White on White, tradotti in numerose lingue. Con una prosa essenziale, limpida e a tratti ironica, Savaş accompagna i suoi personaggi in questa indagine sull’abitare, trasformando la quotidianità in poesia. Gli antropologi ricorda Le perfezioni di Vincenzo Latronico, restituisce la vita nella sua essenza più minuta, celebrando la bellezza discreta di ciò che, di solito, non sembra sufficientemente tesa per essere raccontato.

Un’antropologia affettiva consigliata a chi sta imparando a rispettare questo atto di fiducia: vivere insieme, diventare coppia, condividere spazi e silenzi. Oggi l’amore comporta una doppia verità: la libertà di scegliere e la precarietà di ogni legame. Sapere che separarsi è facile, anche per minuzie, aggiunge un peso silenzioso a ogni gesto quotidiano. Eppure, come Asya e Manu ci insegnano, l’amore non è solo passione travolgente, ma scelta consapevole e costante. È costruire una casa nell’altro, custodire gesti e silenzi ordinari, trasformare la quotidianità in un atto di fiducia reciproca, capace di resistere alla paura della fine.

Gli antropologi (acquista) è un romanzo che è un invito a guardare meglio ciò che accade intorno a noi: la vita, semplicemente.

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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