In metamorfosi

«Cloro» di Jade Song

9 minuti di lettura

In Black Swan, l’horror psicologico di Darren Aronofsky del 2010, Nina Sayers, interpretata da Natalie Portman, è disposta a tutto pur di essere la migliore. Il suo desiderio e la sua fame bruciano al punto di trasformare la sua dedizione in una vera e propria metamorfosi. Nella scena finale del film, dopo aver terminato la sua agognata esibizione nei panni del cigno bianco, Nina muore sul pavimento del palco. Poco importa che la macchia di sangue si stia allargando lentamente sul suo addome bianco. I suoi sogni di trasformazione e metamorfosi si sono finalmente realizzati. Le sue ultime parole, pronunciate con un filo di voce, sono «I was perfect».

Leggere Cloro, il primo romanzo di Jade Song, è un po’ come ritrovare Nina, con la sua fame di perfezione e l’egoismo di chi non guarda più in faccia nessuno. Uscito negli Stati Uniti nel 2023, il romanzo è stato pubblicato da Mercurio nella traduzione di Sara Bresciani.

«Ho sognato miti troppo vasti per il mio corpo di ragazza»

Nonostante la vicinanza al film di Arenofsky, Cloro (acquista) non è un romanzo che parla solo di ambizione. Anche se la competizione gioca un ruolo non secondario nella narrazione, centrale alla storia è soprattutto la mitologia che lavora costantemente all’interno della psiche e della storia della sua protagonista.

Ren Yu è un’americana di seconda generazione, la figlia di due emigrati cinesi che, dandole un nome, le hanno donato un destino. Ren Yu, infatti, è la traduzione letterale di persona pesce, un nome che rivela già quelle che sono le aspirazioni della sua protagonista. La ragazza, affascinata dal personaggio della sirena da quando è bambina, ha da tempo abbandonato la fiducia nell’immagine edulcorata che la Disney ha dipinto. Le sirene, chiarisce sin da subito, non si sacrificano per gli altri, non lasciano spazio all’amore, sguazzano nel sangue delle loro vittime.

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Il mito che più affascina Ren è quello dei Passamaquoddy. La storia racconta di due ragazze che si trasformano in serpenti d’acqua, spiate dagli occhi lussuriosi degli uomini del linguaggio. Favola che doveva insegnare una morale tutta colonialista, quella delle amiche che riescono a fuggire gli sguardi e le grinfie maschili diventa per Ren l’immagine di un’aspirazione. Diventa la metafora di una metamorfosi che, lentamente inizia a desiderare.

È quasi un caso che la metamorfosi inizi proprio in piscina, quando Ren è solo una bambina. Eppure, presto, la squadra di nuoto diventa il contesto perfetto per la durezza di quello che sta per accadere. È la protagonista a raccontarlo: quella delle giovani atlete è una vita fatta di mutilazioni. A essere sacrificata è la loro peluria, il loro intestino, il loro linguaggio, la loro femminilità. L’adolescenza di Ren è scandita dalla durezza degli allenamenti quotidiani, dai pasti prescritti dal viscido allenatore della squadra, e dai sacrifici. Nella sua vita c’è spazio per poco altro: le feste di fine stagione con i compagni, il cibo cinese della madre, le ore di lezione. Tutto quello che conta è il tempo che può passare in acqua.

Scordatevi quello che sapete sulle sirene. È da troppo che vi vengono propinate fiabe per bambini, ripulite dal sangue e dal fango delle loro versioni originali da uomini in completo e ventiquattrore. Vi hanno venduto amori fasulli a tinte pastello. Per merito loro e delle multinazionali disumane per cui lavorano, ora credete che le sirene indossino conchiglie a mo’ di bikini, che nuotino in mare e che abbiano chiome rosse e fluenti.

Messaggi in bottiglia

Nella narrazione, però, si inserisce anche la voce, diversissima e più umana, di Cathy, la migliore amica di Ren. Cathy nuota, con scarsi risultati, nella stessa squadra di Ren, e sembra esserne innamorata ben oltre il buon senso. È lei a raccontare davvero, con parole ora caute ora esplicite, quella che è stata la drastica scelta dell’amica. Lo fa scrivendole delle lunghe lettere che lascia scivolare lungo un fiume all’interno di bottiglie di vetro. È l’unico modo di contattare la sua ex compagna di squadra che, ormai, è diventata una sirena.

La voce di Cathy e quella di Ren restituiscono due sguardi completamente diversi sulla metamorfosi della protagonista. Quello che hanno in comune, però, è una fondamentale mancanza di paura, un terrore che sembra mancare, una serenità che stona sullo sfondo sempre più cruento. Né Ren né Cathy temono la trasformazione che è ormai avvenuta, e i cui dettagli restano oscuri al lettore per gran parte del libro, mentre la tensione si acuisce. Anche se Ren è dura nei confronti di Cathy, letteralmente disumana ora che ha lasciato che la sua coda crescesse, ha smesso di dubitare della sua fedeltà. L’amore di Cathy ha dato prova di essere infallibile proprio mentre Ren scivolava da uno stato all’altro, attraverso la soglia bagnata degli spogliatoi femminili della piscina.

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Non volevo perdere tempo dietro alla trasformazione di qualcun altro, dopo averne trascorso così tanto a tentare la mia vita. Né desideravo il tipo di relazione che Cathy poteva offrire. Volevo solo me stessa, l’acqua e le sirene che vivevano già lì.

Con ago e filo

Fino a che punto può trascinarci l’ambizione? Quanto in là ci è concesso spingerci, prima che le cose sfuggano, viscide e imprevedibili, al controllo delle nostre mani? Se ciò che ci fa sentire finalmente liberi e salvi ha il potere di ferire fatalmente quelli intorno a noi, dovremmo zittire l’esigenza demoniaca che ci pulsa dentro? Cloro (acquista) si impegna a dare le risposte che queste domande meritano, senza paura di risultare scomodo.

Un body horror nella forma di un crescendo di tensione, il primo romanzo di Song non ha pietà per nessuno, né per i suoi personaggi né per i suoi fruitori. Il lettore rimane all’oscuro della verità più cruenta della storia fino alla fine, vittima della voce di sirena di Ren, che è un narratore più che inaffidabile, a tratti insensibile e folle. Seguire i suoi passi significa seguire una logica perversa e inarrestabile, del tutto simile alle acque in cui vivono le sirene a cui la protagonista ha scelto di unirsi.

Quella fame è diventata il mio stato liminale più lungo tra sirena e ragazza. Obbedivo ancora agli impulsi umani di cui ero schiava, ma ho imparato a usare il piacere per lasciarmi andare. I mal di testa mi davano ancora fastidio, ma erano compensati da quell’estasi inedita, che la ricevessi per mano mia o di qualcun altro.

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Maia Tomasella

Classe 1999, laureata in Scienze Filosofiche, provo a conciliare il mio amore per la filosofia con quello per la letteratura. Sottolineo i libri con la penna e parlo troppo, di solito con i gatti.

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