Una tragedia familiare tra i campi dell’Iowa

«Erediterai la terra» di Jane Smiley

11 minuti di lettura

«Qual dolore tagliente, più del morso d’un serpente, sia un ingrato figlio!». Così Shakespeare dà voce alla rabbia di Re Lear di fronte all’onestà di Cordelia. Ma cosa accade quando questa storia non si svolge in un regno antico, ma tra i campi piatti e assolati dell’Iowa? Erediterai la terra di Jane Smiley, pubblicato negli Stati Uniti nel 1991 e arrivato in Italia per La Nuova Frontiera nel 2024, risponde a questa domanda con una potenza narrativa che le è valsa il Premio Pulitzer. Smiley rilegge la tragedia shakespeariana attraverso una lente contemporanea e rurale, dove il dramma non ha il suono delle corone spezzate ma quello della terra smossa dai trattori, delle parole taciute, delle eredità troppo pesanti da raccogliere.

La trama di «Erediterai la terra»: Shakespeare nel cuore dell’Iowa

La storia si apre con una scelta improvvisa e destabilizzante: Larry Cook, patriarca e proprietario di mille acri di terra coltivabile, decide di anticipare la successione e di dividere la sua proprietà fra le tre figlie, Ginny, Rose e Caroline. È proprio Ginny, la maggiore, a raccontare in prima persona questa vicenda, filtrando gli eventi attraverso il suo sguardo obbediente, fragile e per anni educato al silenzio. Caroline, la più giovane, solleva dubbi sull’operazione e viene subito estromessa dal testamento. Da questo momento inizia il crollo. La facciata di armonia familiare cede sotto il peso del rancore, della memoria e dei traumi
rimossi.

I parallelismi con Re Lear sono numerosi, ma Smiley non si limita a una trasposizione moderna: usa Shakespeare come struttura scheletrica per costruire qualcosa di profondamente originale. La spartizione del territorio si trasforma nel detonatore di una riflessione sul potere, sul legame tra padri e figlie, e su quanto può essere distruttiva un’eredità non solo materiale, ma anche emotiva e psicologica.

La scrittura di Smiley: sottigliezza e profondità emotiva

Lo stile di Jane Smiley è limpido e misurato, ma capace di colpire con forza. Con naturalezza, costruisce atmosfere cariche di tensione e dà vita a personaggi femminili di rara complessità. Uno dei punti di forza di Erediterai la terra è proprio la ricchezza psicologica dei personaggi. Ginny osserva, racconta e spesso tace: la sua voce è apparentemente docile, ma contiene una carica di dolore e rabbia repressa che emerge a poco a poco, fino a diventare insostenibile.

Anche Caroline rivela già da bambina una volontà fuori dagli schemi: «”Quando sarò grande non diventerò la moglie di un fattore.” Mamma è scoppiata a ridere e le ha chiesto cosa sarebbe diventata, e lei ha risposto: “Un fattore.”» In una battuta infantile si intuisce già la direzione che prenderà la sua vita: non accettare i ruoli imposti, nemmeno quelli più tradizionali e familiari. Il rapporto tra le sorelle, soprattutto quello tra Ginny, la sorella maggiore, e Rose, quella di mezzo, è uno dei nuclei più toccanti:

La verità è che ci conoscevamo da sempre, ma non ci eravamo mai stancate l’una dell’altra. Il nostro legame aveva una particolare fertilità che ero abbastanza saggia da apprezzare e, forse, anche abbastanza saggia da apprezzare in silenzio. Rose non sopportava i sentimentalismi.

Ma Rose, la più ruvida e battagliera delle tre, è anche colei che esprime il dolore in modo più feroce, fino ad affermare: «Non farmi questo. Non dobbiamo essere tristi. Dobbiamo essere arrabbiate fino al giorno in cui moriremo. È la nostra unica speranza». Anche tra i personaggi secondari, Jane Smiley riesce a tratteggiare figure complesse e sfaccettate. Jess, uno dei pochi uomini a emergere con un vero conflitto interiore, incarna un rapporto tormentato con il padre e con l’eredità famigliare:

Ho trentun anni. Sentivo che era arrivato il momento di cambiare vita, ma che prima avrei fatto meglio a sistemare quello che avevo già […] Mi sono comportato come uno di quei personaggi dei cartoni animati che segano il ramo sul quale è seduto e rimane sospeso a mezz’aria per un secondo prima di cadere. Solo che quel secondo è durato quasi quattordici anni. Ho la sensazione che se riattaccassi il ramo in qualche modo, l’inquietudine che mi accompagna ogni volta che ho l’opportunità di sistemarmi e di capire cosa vorrei fare nella vita svanirà.

La sua storia, intimamente intrecciata a quella delle sue vicine di casa, è segnata da una lunga fuga e dalla perdita, e dimostra come nessuno sia davvero estraneo al peso del passato, in un mondo dove le colpe si confondono e le apparenze spesso mentono.

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La terra, le stagioni e le apparenze da salvare

Il paesaggio agricolo non è solo sfondo ma parte integrante della vicenda. L’Iowa raccontato da Smiley in Erediterai la terra è una terra dura, regolare, monotona, ma profondamente simbolica. Qui la coltivazione della terra riflette anche un’altra forma di controllo: quella sulle emozioni, sui ruoli familiari, sull’immagine sociale.

«Gran parte delle preoccupazioni in una fattoria si riassume in una soltanto: salvare le apparenze.» In questa frase si condensa un’intera filosofia di vita: la maschera della rispettabilità viene sempre prima della verità, e chi prova a scardinarla viene allontanato. Eppure, la terra, con la sua logica ciclica, insegna qualcosa:

Ma se spingo lo sguardo oltre i macchinari che rompono la terra incrostata con il loro monotono ronzio […] ricordo che quei campi apparentemente immobili si spostano senza sosta da un agricoltore all’altro. La lezione che mio padre vi leggerebbe è che un uomo ottiene ciò che merita essendo artefice della propria fortuna.

Ma questa visione, così razionale e meritocratica, crollerà progressivamente di fronte alla realtà più ambigua e dolorosa della storia familiare, dove il lavoro nei campi non garantisce giustizia, e la terra smette di essere simbolo di radicamento e prosperità per trasformarsi in strumento di controllo, divisione e dolore. L’idea che ciascuno ottenga ciò che merita si sgretola sotto il peso di segreti, rivalità e traumi taciuti, mostrando quanto le dinamiche di potere e affetto all’interno della famiglia possano essere più imperscrutabili e crudeli di qualunque legge della natura.

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L’eredità: ciò che resta e ciò che si trasmette

Il fulcro di Erediterai la terra (acquista), è proprio l’eredità: quella materiale — la terra — e quella invisibile, fatta di silenzi, obblighi, ferite e sensi di colpa. L’atto iniziale di spartizione diventa una condanna, un passaggio di testimone tossico, una gabbia da cui le protagoniste cercano di liberarsi. Rose, in un dialogo toccante con Ginny e Jess, afferma:

Sembrate entrambi convinti che tutto questo sia una specie di gioco […] Forse tu ci riesci. Ma per me è una questione di vita o di morte […] è come se fossi sempre stata sua e mai mia…

Alla fine, il nodo più profondo è quello tra identità e famiglia. Chi siamo davvero? Figli dei nostri genitori o possiamo diventare altro? Ginny stessa confessa: «In fondo ero la figlia di mio padre e credevo inevitabilmente nella superficie intatta del non detto.» Anche quando tutto sembra disgregarsi, ciò che resta non è solo la terra andata perduta, ma un’eredità incisa nel corpo e nella memoria: «Il rimpianto è parte della mia eredità. Lo è anche la solitudine». La chiusura è affidata alla voce di Ginny, ormai consapevole che l’eredità non è solo qualcosa che si riceve, ma qualcosa che si porta con sé per sempre:

[…] Sebbene la fattoria e tutti i suoi oneri e i suoi doni siano andati dispersi, la mia eredità è ancora con me, seduta sulla mia sedia. Annidate in ogni mia cellula, insieme al DNA, convivono molecole di humus e atrazina, di paraquat e ammoniaca anidra di gasolio e polvere di piante, e anche le molecole della memoria.

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Elisa Capitani

Classe 1996, lettrice appassionata, amante della letteratura e della scrittura in tutte le sue forme. Ha studiato Lingue e Letterature Straniere a Milano e ha proseguito il suo percorso accademico con una magistrale in Letterature Comparate a Bologna. Ha vissuto a Parigi per quasi tre anni, esperienza che le ha permesso di ampliare i suoi orizzonti culturali e linguistici. Sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare, sogna di viaggiare, imparare nuove lingue e arricchire il suo universo letterario.

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