Spoiler alert: se non avete letto Fedeltà di Marco Missiroli o se ancora non avete visto l’omonima serie TV uscita su Netflix, non proseguite la lettura di questo articolo, nel quale mettiamo appunto a confronto il libro con l’adattamento su schermo. La serie, uscita lo scorso 14 febbraio, era attesa soprattutto da chi aveva letto e amato il romanzo di Missiroli, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2019. Un’opera intensa, sfaccettata, in cui lo scrittore creava, con la sofisticata tecnica della “corrispondenza di anime”, un legame magico tra i quattro protagonisti.
«Fedeltà»: la trama
Sono passati tre anni dalla pubblicazione del libro Fedeltà: rivediamo in breve la trama e i personaggi principali. La storia ruota intorno a un malinteso che sembra minare il matrimonio di Carlo e Margherita – lui docente di scrittura creativa, lei agente immobiliare: un giorno lui viene visto nel bagno dell’università insieme a Sofia, una sua studentessa. Carlo sostiene che Sofia ha avuto un malore e che lui si è limitato ad aiutarla, mentre la matricola che li ha visti parla invece di atteggiamenti equivoci. Margherita, rosa dal dubbio su quanto è effettivamente successo in quel bagno, si sente al contempo attratta da Andrea, il suo fisioterapista.
Quella di Fedeltà è una storia complessa, che non si limita certo a un banale “quadrilatero amoroso”, ed è impossibile renderle giustizia in poche righe. All’uscita della serie TV diretta da Andrea Molaioli e Stefano Cipani, ogni lettore si è chiesto se i suoi sei episodi sarebbero stati una buona trasposizione di un romanzo così denso di spunti, situazioni, temi.
«Fedeltà», il confronto tra libro e serie TV: l’illusione del primo episodio
Il primo episodio ci ha fatto credere che sì, la serie rispecchiasse fedelmente il libro. Ecco Carlo (Michele Riondino) e Margherita (Lucrezia Guidone) nell’appartamento di corso Concordia, che si era rivelato cruciale nel libro. Ed ecco anche Sofia (Carolina Sala) e Andrea (Leonardo Pazzagli), piuttosto simili a come li avevamo immaginati: entrambi lasciano intendere di essere gravati da un segreto che faticano sempre più a sostenere. E, chiaramente, ecco Milano, quinta protagonista del romanzo, in cui si racconta la sua trasformazione nell’arco di tempo dal 2009 al 2018. Le premesse c’erano tutte. Il primo episodio della serie si conclude con il malinteso fra Carlo e Sofia, cliffhanger perfetto per passare subito al secondo.
Inutili stravolgimenti alla trama
Il primo episodio si è però rivelato una falsa partenza, nel senso che ci ha illusi che anche i successivi sarebbero stati così fedeli. Con il passare degli episodi, invece, la trama viene sempre più stravolta, al punto che alcuni fatti della serie vanno in modo diametralmente opposto rispetto a quanto accadeva nel libro.
Per fare un esempio, Margherita architetta un inganno ai danni della proprietaria dell’appartamento di corso Concordia per riuscire ad acquistarlo per sé e Carlo. Nel libro l’inganno non sarà mai scoperto, nella serie lei viene smascherata nel giro di due episodi. E, soprattutto, nel libro lei e Carlo riescono ad acquistare la casa, nella serie no. Quella splendida casa al quinto piano di un palazzo d’epoca, senza ascensore. Anna, la madre di Margherita, nel libro cade dalle scale e si rompe una gamba, gettando la figlia nella convinzione che si tratti di una punizione divina per l’inganno ordito anni prima. Nella serie non c’è traccia di tutto questo.
Perché questa scelta? Nel libro l’incidente di Anna ci permetteva di indagare meglio la personalità di Margherita, il suo rapporto con la madre, la sua eterna tensione tra desiderio e senso di colpa. Nella serie Margherita, seppur credibile nell’interpretazione di Lucrezia Guidone, viene fossilizzata nel ruolo della moglie cornuta. Perché?
Personaggi appiattiti
I personaggi che risentono di più dell’adattamento per Netflix sono però Anna e Andrea. Entrambi molto sfaccettati nel romanzo, ricchi di contraddizioni e fragilità che portavano il lettore a empatizzare con loro. Nella serie vengono ridotti a figure di contorno. Il personaggio di Anna non aggiunge né toglie niente alla storia. Nel libro è descritta come una «sposa libera degli anni Cinquanta» e sarta dal talento immenso – al punto di ricevere i complimenti di Marella Agnelli. La Anna del libro è risoluta, ma poi cerca conforto nelle carte; reagisce in segreto, con una forza sorprendente, al trauma del tradimento da parte del marito; cerca le sue orme nel cammino di Margherita. In due parole, è vera. La Anna della serie invece è inconsistente.
Una sorte forse peggiore tocca ad Andrea, ridotto nella serie al belloccio di turno che seduce Margherita – quando nel libro era lei che seduceva lui… che, tra l’altro, era gay. Si perde l’occasione di indagare la sua interiorità, ed è un peccato. Si vedono di straforo i combattimenti clandestini cui partecipa ma, a differenza di quanto accadeva durante la lettura, stavolta non ci sfiora l’idea che lui usi la violenza fisica per buttare fuori il male che gli attanaglia l’anima. Anzi, lo spettatore non capisce il senso di questi combattimenti clandestini, buttati lì nella trama e mai più ripresi. Un altro personaggio appiattito, un’altra occasione sprecata.
«Fedeltà»: nella serie TV il malinteso è troppo ingombrante in confronto al libro
Dal confronto tra il libro Fedeltà di Missiroli e la serie TV risulta lampante il cambiamento del ruolo del malinteso. Nel libro era il pretesto che dava il via alla narrazione; nella serie è l’evento in cui va a impantanarsi la storia. Non solo la storia di Fedeltà, ma anche quella tra Carlo e Margherita. In breve, viene dato al malinteso uno spazio forse eccessivo. Nel romanzo è sempre presente, ma in modo più sottile. È una vecchia ferita che si riapre, a intermittenza, e condiziona le scelte di Carlo e Margherita. Che però vanno avanti con la loro vita di coppia e fingono di non pensare mai a quello che è stato.
Nella serie i due arrivano a lasciarsi per il malinteso e concedersi apertamente ad altre persone. Nel libro Margherita ha un’avventura (una sola) con Andrea, Carlo vede altre donne; nessuno dei coniugi, però, sa dei tradimenti dell’altro. È il peso del non detto che si insinua nel loro matrimonio. Nella serie tutto viene svelato troppo e subito. In piena contraddizione con lo spirito del romanzo.
Il non fatto, il mai avuto
Nel suo romanzo precedente, Atti osceni in luogo privato, Marco Missiroli scrive: «il vero amplesso è il non fatto, il mai avuto, lo sfioramento eterno». Ritroviamo una situazione simile anche in Fedeltà (il libro, si intende), una vera e propria storia di rimpianti e dello struggimento che comportano. Margherita avrebbe potuto diventare un’architetta, ma poi ripiega su una carriera da agente immobiliare. Sofia ha un talento innato per la scrittura, ma abbandona l’università e porta avanti il negozio di ferramenta del padre. Carlo è ossessionato dal ricordo di Sofia – l’unica donna che non si è mai portato a letto, e per questo la più idealizzata. La raggiunge a Rimini a distanza di nove anni dal malinteso, ma si limita a guardarla da lontano, scegliendo di tornare a Milano.
Leggi anche:
«Niente di vero»: un tragicomico viaggio a ritroso
Allora perché raccontare una storia così diversa nella serie TV? Nell’adattamento di Netflix, Margherita apre un atelier da arredatrice di interni. Sofia pubblica il suo primo romanzo, con Carlo che le fa da editor. Lo stesso Carlo che l’aveva raggiunta a Rimini e con cui aveva vissuto una notte di passione. Forse questa versione alternativa risultava più appetibile per gli spettatori? Chissà. Quel che è certo è che si è persa la poesia.
Proprio quella poesia che ci aveva incantati nel libro nella scena dell’insolita nevicata di marzo 2018, con l’affastellarsi dei pensieri dei personaggi di fronte alla neve (tra i migliori esempi della corrispondenza di anime di cui si parlava sopra). Una scena delicata, in cui ognuno di loro affidava le proprie speranze a quei fiocchi che cadevano dal cielo. Di questa poesia non c’è traccia nella serie.
«Fedeltà», il confronto tra libro e serie TV ci dice che è un’occasione sprecata, in attesa della seconda stagione
Inutile girarci intorno: dal confronto tra la serie TV e il libro Fedeltà, emerge che è andata sprecata l’occasione di rendere giustizia a un romanzo formidabile, che nel 2019 aveva conquistato a pieno diritto la cinquina finalista del Premio Strega. Su Netflix si parla, in modo molto generico, di «serie dal romanzo di Marco Missiroli». Serie tratta dal romanzo? No di certo. Liberamente ispirata al romanzo? Be’, molto molto liberamente. Al punto che a chi ha amato il libro questa serie pare una sorta di fanfiction degli sceneggiatori con i personaggi di Fedeltà (acquista) – e allora forse era meglio prendere personaggi nuovi, visto che nuova è la storia. L’ultimo episodio lascia intuire che in futuro potrebbe esserci una seconda stagione: cosa possiamo aspettarci?
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!