Gaetano Basile, un giornalista “palermitano doc” come si è sempre definito (che pure ammette di non riconoscere più la fisionomia della sua terra natale), nel suo nuovo libro Memorie, storie e usanze di una Sicilia che non c’è più (Kalós Edizioni) ritrae il quadro di una Sicilia ricca di tradizioni, usanze e piccole storie che hanno incrociato i fatti della storia. Le pagine del libro, che si leggono come se fossero dei cunti, raccolgono frammenti di storie libere dagli eventi che diventano vita vissuta, narrata dai protagonisti, letta o anche solo immaginata.
In questo memoir a metà tra la saggistica autobiografica e una prosa delicata, l’autore siciliano svela una serie di curiosità sulle tradizioni più e meno note, nel tentativo di far rivivere il ricordo di una terra che, seppur abbia poco da invidiare rispetto ad altre regioni italiane, porta sulle spalle il peso di alcuni luoghi comuni che Basile tratta senza vergogna.
Una terra bella e dannata
La Sicilia vanta un patrimonio culturale millenario e di estrema importanza, dove qualsiasi personalità è rimasta incantata dalle bellezze di un luogo dalle forti venature mitiche. La sua storia, tramandata nel corso del tempo, ha contribuito alla creazione di un immaginario dove confluiscono sia avvenimenti storici di grande importanza, dove si decisero sorti decisive per l’evoluzione del territorio e di certe alleanze, sia avvenimenti culturali positivi e negativi che cambiarono l’immagine dell’isola, che poi cadde però vittima di certi pregiudizi.
Nonostante le ombre, Gaetano Basile non cede il passo e racconta con lo stile di un cantastorie, il cui compito non è solo quello di incantare i suoi lettori e uditori, ma anche di rappresentare fedelmente la realtà. L’autore non esime di sfruttare la sua memoria per trasmettere ciò che ha visto e ciò che ha studiato, al punto tale che certi sensi prendono vita tra le pagine.
Le storie che si susseguono presentano una struttura molto lineare e ogni personaggio, immaginario e non, viene presentato al lettore con aria familiare. Toccando diverse città e diverse sponde della regione, Gaetano Basile dimostra di essere un uomo colto e sapiente, con molta curiosità e senza preconcetti.
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Vivere in una regione come la Sicilia comporta accettare determinate situazioni spiacevoli. Infatti, l’autore palermitano denuncia la presenza di individui indegni e corrotti, così come non omette alcuni fatti storici che hanno segnato negativamente la collettività e, rivolgendosi in prima persona plurale, descrive il carattere dei siciliani cogliendo qualsiasi sfaccettatura, trovando una giustificazione nella capacità che hanno di dimenticare e andare avanti affrontando le difficoltà.
Probabilmente è una caratteristica innata e lo dimostra la storia. Basti pensare alla faticosa ricostruzione della Messina dopo il terremoto del 1908, alla lotta alla mafia portata avanti dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che non è cessata dopo la loro scomparsa, o ancora al coraggio dei braccianti dei fatti di Avola. Ciò che Memorie, storie e usanze di una Sicilia che non c’è più (acquista) trasmette non è soltanto una raccolta di storie, ma è una lucida testimonianza dell’evoluzione di un’identità, quella della Sicilia che, seppur non sia più gloriosa come la intende l’autore, vive ancora e non smette di donare stupore sia a chi la scopre per la prima volta, sia a coloro i quali sono partiti per non tornare e ritrovano sé stessi lungo le pagine.
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Grazie per quanto avete scritto sulla mia 50° fatica letteraria.
Acuta e serena la vostra visione del mio lavoro. E ve ne sono grato.