Capita di assistere o leggere dibattiti in cui è difficile seguire il filo del discorso un po’ funk o apprendere qualcosa di nuovo su un tema che appare sembrano “fuori tempo” o “fuori fuoco”. Non è il caso di questi due giganti del pensiero critico, entrambi scomparsi da tempo. bell hooks (1952-2021), pseudonimo di Gloria Jean Watkins, è stata una delle voci più incisive del femminismo intersezionale, capace di raccontare con forza la condizione delle donne nere negli Stati Uniti. Il segreto dietro le minuscole nel nome risiede nella volontà che la gente si concentri su quello che scrive e non “su chi sono io”. Stuart Hall (1932-2014) è stato invece uno dei sociologi più influenti del Novecento, attento osservatore del ruolo della televisione nella trasformazione della società contemporanea, noto per aver diretto il Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham.
Il volume Improvvisazioni funk. Un dialogo contemplativo (Tamu Edizioni, 2025) raccoglie una serie di conversazioni avvenute nell’estate del 1996 tra i due autori.
«Improvvisazioni funk» lontani dalla rigidità delle conferenze
La struttura di questo libro ricorda molto l’Autoritratto di Carla Lonzi [che, chi lo ha letto potrebbe ricordarlo, è al pari di un’esperienza immersiva in una conversazioni in cui il lettore non può partecipare (o un’esperienza premorte)]. Come precisa Paul Gilroy nella prefazione, questi scambi mettono in luce quanto il linguaggio della cultura politica nera si sia impoverito negli ultimi decenni. Ma non solo. Questo dialogo è avvenuto in un momento storico in cui parlare della propria esperienza, del vissuto personale, non era segno di narcisismo ma ma una rivendicazione politica. Hall e hooks ci restituiscono l’intensità e la libertà di un dialogo senza filtri, capace di attraversare i grandi nodi che hanno segnato le loro vite. Scrive:
I loro ragionamenti sulla vita intellettuale, sulla maschilità e la femminilità, il patriarcato e la psicanalisi, ci portano ai confini della nostra comprensione del tempo politico e generazionale. Le voci di hooks e Hall ci suonano contemporanee. Le risposte pacate e le speranze vivide che incontriamo non rappresentano soltanto un contributo straordinario per gli archivi polverosi di un movimento in declino; potrebbero essere ancora importanti per il suo decorso futuro.
La forza di queste “improvvisazioni funk” sta nel loro tono: serio e profondo, ma mai appesantito dalla rigidità delle conferenze o dei testi accademici. hooks e Hall parlano da militanti e intellettuali che hanno fatto dell’impegno politico e culturale il centro delle proprie esistenze, restituendo una prospettiva anti-essenzialista, plurale e consapevole delle proprie radici.
bell: […] È questo tipo di esperienze che mi ha convinta a concepire le conversazioni come luoghi di potenziale pedagogia. Quando le persone siedono assieme a pranzo, a prescindere dalla classe d’appartenenza, nel loro conversare è già insita una possibilità di condivisione.
Stuart: Di condivisione oltre i confini che li dividono, sono d’accordo. Una delle cose belle del conversare, se penso alle conferenze o alla rigidità delle occasioni formali, è ovviamente questo suo carattere fluido. Si passa dal triviale al profondo, dentro e fuori, al di là dei confini legati al genere e all’orientamento sessuale, oltre le esperienze di ognuno. Ti viene restituito un senso dialogico, della conversazione come scambio.
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Un libro che parla al presente
«Scrivere, dal mio punto di vista, è più un dialogo interiore» ammette Stuart Hall, e il valore del libro – che a questo punto acquisisce la forza fluida del pensiero a due voci – sta proprio in questa capacità di unire radicalità e ironia, profondità teorica e leggerezza conversazionale. E non a caso Tamu Edizioni, che negli ultimi anni sta riportando in Italia opere fondamentali del pensiero critico nero e femminista (bonus track per il Saggiatore che negli ultimi anni ha contribuito significativamente alla diffusione del pensiero di bell hooks), accompagna questa pubblicazione con una cura editoriale notevole: dalla traduzione attenta alla veste grafica, fino alla prefazione intensa di Paul Gilroy.
In un presente in cui si attaccano la cosiddetta cultura “woke” e la “cancel culture”, questo dialogo ci ricorda che già negli anni Settanta la sfida era quella di dare spazio a voci marginalizzate, smascherando le dinamiche di potere del mondo accademico e culturale. Il confronto tra hooks e Hall ci offre dunque una bussola preziosa per capire le lotte del passato e leggere quelle del presente, senza perdere di vista la fatica e la radicalità che le hanno animate. Un dialogo che, con il suo carico biografico e teorico, parla ancora oggi di noi. Gilroy nella prefazione scrive:
La poetica insurrezionale della trasformazione sociale è stata svilita, ridimensionata l’agenda della liberazione: entrambe compresse, per rientrare nello spazio offerto da slogan e hashtag, da tweet, meme, like e follow.
Per questo motivo consiglio Improvvisazioni funk. Un dialogo contemplativo (acquista) a chi predilige e ricerca un pensiero critico che intrecci teoria e militanza, a chi non teme di confrontarsi con contraddizioni e fallimenti, e a chi crede che la cultura non debba mai essere un discorso a senso unico ma una continua analisi del presente. Un atto di militanza e immaginazione politica.
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