Il romanzo che ha scosso la Corea: tra denuncia e realtà

«Kim Ji-Young, nata nel 1982» di Cho Nam-Joo

9 minuti di lettura
Kim Ji-Young, nata nel 1982

Kim Ji-Young, nata nel 1982 è la storia di una donna comune, con un nome comune e una vita comune. Eppure, questo libro ha profondamente scosso la Corea del Sud e il resto del mondo. 

Pubblicato in Corea del Sud nel 2016 e arrivato in Italia nel 2020 con La Tartaruga, il romanzo di Cho Nam-Joo è diventato rapidamente un bestseller in poco tempo e continua a essere un punto di riferimento nella narrativa contemporanea. Il libro ha dato vita a un vero e proprio movimento femminista in Corea: la storia del romanzo è quella di Ji-Young, ma non è solo la sua. È la storia di tutte le donne coreane che vedono la propria vita incasellata in ruoli precisi e predeterminati: sorella, moglie, madre, nonna, amica. 

L’autrice intreccia la vita personale della protagonista a dati reali, facendone uno specchio della condizione femminile e denunciando le discriminazioni di genere radicate nella società coreana. 

Il ritratto di una donna comune

Kim è una donna sulla trentina, sposata e con una bambina di un anno. Il marito Jung Dae-Hyun nota comportamenti strani e teme che la moglie soffra di un disturbo della personalità: Ji-Young, in modo inquietante e improvviso, inizia a impersonificare alcune donne della sua vita, imitandone voce ed espressioni. Per capire le cause di questo fenomeno, il romanzo ci accompagna attraverso la sua vita: infanzia, adolescenza, maturità e matrimonio. 

Fin da bambina Ji-Young sperimenta ingiustizie e discriminazioni: dal trattamento preferenziale riservato al fratello maschio, fino a molestie, opportunità lavorative negate e pressioni sociali. Ogni fase della sua vita comporta rinunce e compromessi, fino alla maternità, che diventa il punto di rottura

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La spersonalizzazione di Kim Ji-Young

I protagonisti dei romanzi sono spesso unici, ma Ji-Young è incredibilmente familiare. Questo suo essere comune rende il suo percorso dolorosamente realistico.  

Kim è uno dei cognomi più diffusi in Corea del Sud e Ji-Young uno dei nomi più comuni per le donne nate nel 1982: la sua figura che rappresenta migliaia di donne

Nel romanzo, la vita di Ji-Young mette in luce esperienze universali di ingiustizia: dalle molestie sull’autobus alla cena di lavoro in cui viene molestata da un dirigente. In entrambi i casi, sarà lei a subire le conseguenze: il padre la sgrida per non essersi protetta, il fidanzato la lascia perché torna ubriaca dalla cena. La maternità, infine, segna un punto di non ritorno: Ji-Young affronta la sofferenza fisica e psicologica della gravidanza e della depressione post-partum, temi spesso ignorati o minimizzati. La maternità le toglie la possibilità di avere una vita propria, riducendo tutto a sacrifici per la figlia. Nonostante provi a spiegare la sua frustrazione al marito, la sua voce viene costantemente soppressa:  

Sostenermi? Dici sempre così, che mi ‘aiuterai’ con questo e quell’altro. Questa è anche casa tua. Tua figlia. E se io lavorassi, non spenderesti i miei soldi? Perché continui a dire così, come se mi stessi facendo un favore?

La perdita di sé stessa, evidenziata in momenti come un colloquio in cui non reagisce a una domanda sessista, la porta a sentirsi sempre più sopraffatta e a immaginarsi scenari diversi: 

Gli romperei il collo con le mie mani, figlio di puttana! E quale è il suo problema, invece? Fare questa domanda durante un colloquio è abuso sessuale! Fareste la stessa domanda a un uomo?

Perdere la voce significa perdere la propria identità e affrontare questa perdita da tutta una vita cosa può lasciare se non confusione e un senso di alienazione

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Frammenti di ribellione

Ci sono tuttavia alcune scene nel romanzo che mostrano come le donne non si lascino sempre sopraffare, ma riescano a volte a ribellarsi.  La sorella di Ji-Young si rifiuta di essere trattata diversamente dal fratello, la madre sostiene le figlie quando il padre le invita a fare le “brave ragazze” e a trovarsi un marito:  

Sua madre, con il volto rosso, aveva sbattuto il cucchiaio sul tavolo. ‘Come puoi dire una cosa così ridicola e medievale? Ji-Young, non stare a guardare e fare la brava. Va’, corri! Vai là fuori nel mondo!’

A scuola, alcune studentesse si ribellano per le divise troppo scomode, per le molestie di un professore e saranno sempre delle studentesse a far arrestare un pedofilo che si aggirava davanti alla scuola.  Anche la capa di Ji-Young e le sue colleghe sono donne forti, che non hanno paura di affrontare situazioni scomode per far trapelare scandali sessisti. Insomma, una rappresentazione molto realistica quella di Cho Nam-Joo, dove alcune donne riescono a trovare il coraggio per far sentire la propria voce, mentre altre, per paura di subire violenze o altre ripercussioni, rimangono in silenzio. 

Impatto sulla società

Il filo rosso che unisce indissolubilmente tutte le fasi della vita di Ji-Young è il fatto di avere sogni, obbiettivi che poi vengono puntualmente messi da parte o ridimensionati per dare precedenza agli altri. I riferimenti a studi sociali rendono la storia ancora più disturbante. Ad esempio, la madre di Ji-Young abortisce la terza figlia a causa della preferenza culturale per i maschi. Questo fenomeno ha portato a squilibri demografici documentati. 

A causa di questo realismo, la pubblicazione del libro ha suscitato una forte reazione in Corea del Sud, portando alla luce un dibattito acceso sulla condizione delle donne nel paese.  Molti lettori hanno accolto il libro come un manifesto di denuncia contro le disuguaglianze di genere, ma non sono mancati anche i critici, che hanno visto nel romanzo una rappresentazione eccessivamente negativa della società coreana. Molte persone sono state insultate per aver detto pubblicamente di aver letto e apprezzato il libro di Cho Nam-Joo. Questo contrasto riflette la difficoltà del paese nell’affrontare le radici profonde di un sistema patriarcale che, pur essendo lentamente in cambiamento, continua a marginalizzare le donne.

Voci soffocate, voci da ascoltare

Per tutta la sua vita, Kim Ji-Young ha represso le sue idee e la sua identità. Non sorprende che alla fine arrivi quasi a dissociarsi. Scuola, casa, lavoro: sono ancora tanti gli ambiti in cui le donne coreane subiscono ingiustizie. Questa disparità inizia prima ancora della nascita e le accompagna in tutte le fasi della vita. 

Kim Ji-Young, nata nel 1982 (acquista) si conclude con una postfazione di Cho Nam-Joo, che invita alla consapevolezza e al cambiamento

«Vorrei che tutte le ragazze del mondo avessero sogni e aspirazioni sempre più grandi.»

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Elisa Capitani

Classe 1996, lettrice appassionata, amante della letteratura e della scrittura in tutte le sue forme. Ha studiato Lingue e Letterature Straniere a Milano e ha proseguito il suo percorso accademico con una magistrale in Letterature Comparate a Bologna. Ha vissuto a Parigi per quasi tre anni, esperienza che le ha permesso di ampliare i suoi orizzonti culturali e linguistici. Sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare, sogna di viaggiare, imparare nuove lingue e arricchire il suo universo letterario.

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