Dove sei, mondo bello è l’ultimo romanzo di Sally Rooney, uscito in Italia per Einaudi l’8 marzo nella traduzione di Maurizia Balmelli; aveva catturato l’attenzione dei fan e della critica fin dalla sua pubblicazione originale, a settembre 2021, per Faber & Faber. La giovane autrice irlandese ha velocemente riscosso successo internazionale con il suo secondo romanzo, Persone normali, adattato dalla BBC per la televisione nel 2020.
Sally Rooney è stata definita dalla critica la voce della generazione millennial. I suoi romanzi, che lei definisce «femminili più che millennial», sono distinti da trame innovative, minimaliste, imperniate su ciò che avviene nell’interiorità, e dagli accurati ritratti dei personaggi, che passano da dialoghi intricati e un po’ presuntuosi al fraintendersi per la mancanza di comunicazione.
«Dove sei, mondo bello»: la trama
Alice è una giovane autrice, che ha da poco raggiunto la notorietà, alle prese con il suo secondo libro; conosce su un’app di incontri Felix, che in poco tempo si inserisce nella sua routine. Eileen è la sua migliore amica, appena uscita da una relazione e scontenta del suo lavoro, che per questo si rifugia tra le braccia di Simon, un amico d’infanzia.
Seguiamo Alice, Eileen, Felix e Simon mentre attraversano la soglia dei trent’anni, una fase di transizione che viene declinata in modo differente per ciascuno di loro. Interrogandosi sulla qualità delle loro vite e relazioni, rivelano uno scetticismo nei confronti del mondo adulto, che appare come una promessa ingannevole, ricaduta a peso morto sulle loro spalle.
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Tutti i personaggi sono insoddisfatti nell’ambito lavorativo. Alice e Simon, sebbene abbiano raggiunto la realizzazione professionale, sentono di non aver fatto nulla di significativo; Eileen e Felix, alienati nelle loro mansioni, non si sentono all’altezza. Le relazioni di potere vengono elaborate con sguardo disincantato e percepite come contaminazioni esterne, che inficiano l’autenticità dell’essere. Nel rapporto tra Alice e Felix, allo stesso modo di Connell e Marianne in Persone normali, i due sono costretti a confrontarsi con le definizioni di classe e di genere, specialmente quando si trovano in pubblico, come se venissero obbligati a guardarsi attraverso gli occhi altrui.
Di cosa dovrebbe scrivere un intellettuale?
Le quattro personalità, distinte ma perfettamente ad incastro, emergono attraverso le loro interazioni, instaurando dei legami plausibili e sinceri. Nelle e-mail che Alice ed Eileen si scambiano, Rooney passa dalla terza alla prima persona, approfondendo la loro amicizia. Affronta qui temi complessi, come sessualità, fede e coscienza di classe, sdoppiandosi nei dibattiti tra le due donne e lasciando così il lettore libero di scegliere da che parte stare.
In una di queste e-mail, Alice si chiede se sia superficiale scrivere di relazioni umane, a dispetto della moltitudine di questioni contemporanee, specialmente politiche, delle quali potrebbe occuparsi in qualità di intellettuale. Fornisce una risposta ai suoi stessi critici e conclude:
Forse siamo nati soltanto per amare e preoccuparci delle persone che conosciamo […] anche quando ci sarebbero cose più importanti da fare.
Sembra che occuparsi di rapporti umani sia una scelta obbligata, determinata dal bisogno che abbiamo di viverli, anche se Alice si concede il beneficio del dubbio, quando ironizza con Eileen:
Per cui ecco che nel bel mezzo di tutto, con il mondo messo com’è, l’umanità sull’orlo dell’estinzione, io mi ritrovo qui a scriverti un’altra mail a proposito di sesso e amicizia. C’è altro per cui valga la pena vivere?
Il personaggio di Alice ci permette di sbirciare nella vita privata di Rooney stessa, che riflette non solo sul suo ruolo di intellettuale all’interno della società, ma anche sulla sensazione di precarietà che perseguita la sua generazione. I trent’anni sono vissuti come l’orlo di un precipizio che porta alla “vera” vita adulta, puntellata da aspettative ormai antiquate, ma fungono anche da metafora del collasso sociale percepito come imminente. La solitudine e l’insoddisfazione sono considerati tratti insiti nello stile di vita contemporaneo, incentrato sull’individualismo e sulla produttività, che riescono ad essere allontanati solo attraverso la costruzione di legami sinceri.
Le relazioni umane in «Dove sei, mondo bello»: fuga, ritorno e centro
Le relazioni umane sono considerate l’unica alternativa possibile allo smarrimento contemporaneo, in un momento storico di completa sfiducia dei confronti della politica e Sally Rooney ne fa il centro della sua narrazione. I rapporti di amicizia e amorosi, rispetto a quelli familiari, costituiscono tanto una fuga dal caos e dall’insensatezza del mondo, quanto un ritorno verso la sincerità, cioè una vita che non è distorta dalle sovrastrutture economiche e sociali. La lente marxista, apertamente utilizzata dalla scrittrice, fa giungere il lettore alla conclusione che la comunità, in quanto antidoto all’individualismo forzato dal capitalismo, è il luogo in cui è ancora possibile trovare la bellezza.
La scelta di terminare la storia nel momento della quarantena rispecchia questo punto di vista onesto, disilluso ma anche speranzoso. Durante la pandemia di Covid-19 abbiamo avuto modo di riflettere sulle incongruenze del sistema mondiale post-capitalista, riscoprendo la socialità come elemento imprescindibile di humanitas, espressione virtuosa della cura per gli altri. L’interrogativo contenuto nel titolo del romanzo – che riprende una poesia di Friedrich Schiller – ci spinge a non dimenticare questa lezione: nel grande schema delle cose, il «mondo bello» (acquista) è rinvenibile nei legami che stringiamo con gli altri. «C’è altro per cui valga la pena vivere?»
Giovanna Di Pietro
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