Una poesia erotica fuori-schema, irta di vitalismo, puntellata di topoi classici rivisitati, con un guizzo ironico che fa del versare uno strumento di dissezione. Il volumetto Guanda, che raccoglie i componimenti erotici di Federico García Lorca (anno di pubblicazione: 1997), è impreziosito da un’introduzione di Piero Menarini, che coglie nella ricerca lorchiana una linea evolutiva, una concezione dell’eros come crescita e distruzione, passione e tormento:
L’amore irrealizzabile che incombe come strumento che uccide o che fa morire lentamente è presente fin dalle prime liriche e, con varianti infinite, anche in tutta la produzione teatrale lorchiana. Tuttavia, si nota con chiarezza un’evoluzione poetica che disegna un percorso fatto di tappe successive e consequenziali: dalla sensualità orientaleggiante o arabo-granatiana dei componimenti giovanili si passa al sentimento lirico-individualistico […], per giungere infine alla concretizzazione conclusiva dell’amore e soprattutto dell’eros, che contiene in sé la distruzione.
È dunque un percorso a tappe quest’opera sistematizzata ex post, una radiografia delle passioni dal sapore elegiaco, in cui l’io poetico riflette ossessivamente su sé stesso, registrando le sollecitazioni dei sensi, i dettagli minimi.
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