Naja Marie Aidt, nata nel 1963 ad Aasiaat in Groenlandia, è una delle scrittrici danesi più affermate della sua generazione. Nel 2008 ha ricevuto il Nordisk Råds Litteraturpris, uno dei massimi riconoscimenti per la letteratura scandinava, e nel 2019 la sua opera autobiografica Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo (Utopia Editore) è stata selezionata per il National Book Award per la letteratura in traduzione. Attualmente questo romanzo è tradotto in quindici lingue.
Nel novembre del 2020, l’Accademia di Danimarca le ha assegnato il Gran Premio, consacrando le sue opere tra i classici contemporanei della letteratura danese.
La trama di «Se la morte ti ha tolto qualcosa, restituiscilo» di Naja Marie Aidt
In Se la morte ti ha tolto qualcosa, restituiscilo, Naja Marie Aidt fa luce sul suo dolore di madre: Carl, il figlio venticinquenne, è morto.
Ho paura di dimenticarlo. Dimenticare la sensazione del suo corpo, della sua voce, della sua risata. Ho paura che svanisca in me ogni giorno di più. Che svanisca di pari passo con il mio guarire. È insopportabile. E forse è il solo modo che mi permetterà di guarire.
Come affrontare il più atroce dei dolori? Ciò che si augura una madre è di non essere presente il giorno in cui il proprio figlio, la persona a cui ha donato la vita, morirà.
Naja Marie, la poetessa danese, il 14 marzo 2015 riceve una chiamata. Com’è morto? Perché? Attraverso questo romanzo, l’autrice cerca di rimettere insieme i pezzi, i ricordi del figlio si intrecciano con la verità sull’accaduto. Tra il passato e il presente, tra la prosa e la sua amata poesia, la parola è l’unico strumento che ha per trovare qualcosa di simile alla pace.
Per me non è possibile scrivere altro che di questo non-tempo. Non mi riesce di vedermi scrivere in futuro. Se prima immaginavo di scrivere di questo e di quello, nel futuro ora tutto tace. Non c’è alcun movimento. C’è solo un silenzio di morte.
La verità
Non era un tossico, non soffriva di dipendenze, non era un soggetto tendente al suicidio. Di rado beveva alcol, gli piaceva fumare un po’ d’erba.
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Carl Emil, giovane gentile, muore il 16 marzo. Due giorni prima, un sabato sera, con il suo amico N decidono di provare dei funghetti allucinogeni, comprati in rete e coltivati in un box. Carl non era un drogato. La verità è che è stato un brutto trip.
Nulla sembra reale e Naja è paralizzata da questa verità. La prima reazione è il silenzio.
Nato di vita.
Morto di vita.
Una scrittura straziante in cui Naja Marie Aidt rifiuta le maiuscole e la punteggiatura, il testo giustificato o la prosa continua, si rifugia in chi, come lei, ha vissuto quel suo stesso dolore, nei grandi autori del passato che sono sopravvissuti a un lutto: Cicerone, Mallarmé, Whitman, Roubaud, Carson…
Nelle poesie che suo figlio segretamente scriveva e in quelle che lei stessa ha scritto pensando a lui.
Se la morte ti ha tolto qualcosa,
tu restituiscilo
La speranza
Se la morte ti ha tolto qualcosa, restituiscilo di Naja Marie Aidt (acquista) è consigliato a chi, amante della poesia, sa leggere tra le parole non-scritte nel non-tempo, a quei lettori che sapranno restare, in religioso silenzio, accanto a questa madre in viaggio dentro di sé. La vera scoperta è la speranza nell’amore donato. Un amore che non è mai vano, ma sempre in grado di moltiplicarsi.
Qui risiede una speranza. La speranza che ciò che mi hai dato crescerà in altri, se sarò in grado di condividerlo.
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