Molti sostengono che la lettura e la scrittura siano pratiche culturali universali e millenarie, poiché capaci di attraversare il tempo e di segnare le molteplici e variegate culture nel mondo, e questo è un elemento che non solo influenza notevolmente il nostro modo di concepire il mondo, ma alimenta quel fascino per la conoscenza e per la scoperta che stimolano la fantasia e il coraggio di vivere.
Inoltre, le storie forgiano le nostre abitudini culturali e nella loro continua trasmissione non si allontanano dal fine principale: unire le persone. È ciò che accade nel nuovo romanzo di Miguel Bonnefoy Il sogno del giaguaro, con il quale ha vinto il Prix Femina e il Grand Prix du Roman de l’Académie française. Pubblicato in Italia il 29 agosto dalla casa editrice 66thand2nd, si basa sulla storia di diversi personaggi venezuelani le cui vite si trovano intrecciate tra loro, accomunate da vicende personali e fatti storici che investono il destino di un paese segnato dalla grande rivoluzione sociale.
Le trame di una famiglia tenace
Il sogno del giaguaro è caratterizzato da una trama tanto complessa quanto dinamica, poiché inizia dal punto di vista di Antonio Borjas Romero, un ragazzo che diventerà presto uno dei chirurghi più illustri del paese insieme alla futura moglie e prima donna medico della regione Ana María Rosa. Dalla loro unione nasce una bambina, Venezuela: un nome non casuale dato il momento storico in cui è ambientata la narrazione. Dopo aver visto la rivoluzione e tentato di seguire le orme dei genitori, decide di trasferirsi a Parigi per inseguire i suoi sogni e lì nasce Cristóbal, colui che riannoderà i fili della memoria familiare per scrivere il romanzo della sua gente.
Fin qui sembra semplice, ma la bellezza del romanzo risiede nel fatto che l’autore non crea semplicemente una storia di donne e uomini che affrontano un grande cambiamento sociale, ma racconta il modo in cui resistono e attraversano il tempo con la forza metaforica dei giaguari.
I contadini di Maracaibo sono convinti che, in ogni figliata di gatti, si nasconda un giaguaro. La madre, per precauzione, lo isola e lo scaccia per impedirgli di divorare gli altri. E così lui cresce in modo diverso. Si emancipa.
Leggi anche:
Immagini di un passato insidioso
Dentro la realtà
Miguel Bonnefoy è noto per il suo stile unico e per la sua grande capacità di ispirarsi al realismo magico per creare scenari in cui poter percepire, attivamente, elementi tipici di una determinata cultura. Nel Sogno del giaguaro è possibile trovare tutto ciò che caratterizza l’immaginario latinoamericano: le sue pagine sono intrise di odori e sapori esotici, pratiche rituali tipiche che riflettono la cultura del popolo venezuelano e il linguaggio della gente che conferisce unicità alla storia.
Nel raccontare questa storia, l’autore non lascia dubbi su apparenti finzioni, al punto tale che è difficile in certi passaggi definire il confine tra fiction e realtà, poiché entrambe costituiscono il nucleo fondante di una storia. Infatti, i confini tra l’ordinario e lo straordinario vengono superati in funzione di un continuo invito a immergersi in un mondo dove il magico è parte integrante del quotidiano, dove è possibile percepire le sensazioni dei personaggi che vengono posti tutti sullo stesso livello.
Conoscere il mondo per conoscere sé stessi
Il sogno del giaguaro (acquista), oltre a ritrarre una storia generazionale, riflette molto sul valore della conoscenza. In particolare Cristóbal, il piccolo giaguaro della famiglia, si contraddistingue per la sua voglia di viaggiare, leggere e conoscere le altre culture, sia per scrivere il suo romanzo sia per giungere a una nuova consapevolezza del proprio se. Seppur da una parte possa sembrare il solito cliché, Bonnefoy – in chiave quasi autobiografica – consegna al lettore un messaggio importante: emanciparsi è la chiave per forgiare il proprio spirito e il proprio modo di essere nel mondo, e la lettura diventa uno strumento fondamentale per completare il percorso. In virtù di ciò, c’è una frase che racchiude egregiamente il senso di quanto detto e, soprattutto, fa emergere l’immenso amore dell’autore verso la letteratura.
Per Cristóbal […] leggere significava restare. […] Cristóbal si abbandonava a quei regni pietrificati, immerso nelle loro geometrie d’inchiostro e carta, perdendosi nei loro labirinti per ritrovare meglio sé stesso e scontrandosi ogni volta con gli alberi maestri della loro bellezza. È lì che risiede il fondamento immutabile degli uomini, il rifugio dove riposarsi dal caos, un porto sicuro senza partenze né esilio. I romanzi sono un’isola circondata di terra.
Se è vero che la letteratura è un ponte tra mondi, ne consegue che si può essere dei giaguari sfruttando la potenza evocativa quanto reazionaria della lettura.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

