La ricerca delle parole per descrivere l’amore può avvenire soltanto attraverso alla poesia, antidoto e veleno della vita. Massimo Salvati fa il suo esordio poetico con La voce di Apollo (Edizioni Ensemble, 2021) ponendo al centro della sua analisi il ricordo, prima, e la rinascita, dopo, nell’amore.
«La voce di Apollo», chi?
«Sono così scontento delle enciclopedie, che mi sono fatto questa enciclopedia mia propria e per mio uso personale» diceva Alberto Savinio, l’autore che introduce e fa da filo conduttore tra le varie poesie di Massimo Salvati. Nella sua Nuova enciclopedia fornisce una visione chiara del dio Apollo: «Apollo è il più fatuo tra gli dei olimpii, il più vanesio, il meno significante. Gli Apolli abbondano tra di noi».
Apollo, il dio che nella mitologia greca incarna l’ideale della serenità, del benessere, sembra trovarsi sconfitto, confuso, perso nel suo non più quieto vivere. E così Massimo Salvati gli dona voce, sensualità, Bologna, Elena.
Dove sono le tue cicatrici?
Prendi il bisturi tagliami
vivisezionami e poi estraimi
lentamente portami ponimi vivimi.
Le poesie della raccolta descrivono un amore reale, graffiante, in una notturna Bologna che seduce e fa male. Un luogo ben definito e circoscritto, che colloca il dio Apollo in un preciso luogo della Terra in cui, attraverso l’uomo, può riscoprire il mondo e sé stesso. Rinascere sempre, anche attraverso la scrittura.
E queste pagine sono solo dati
di elementi insiemistici. La tua presenza
dilata
la scrittura.
La raccolta è suddivisa in due parti: il ricordo, dove le poesie in crescendo vivisezionano Apollo ed Elena; la rinascita, dove frammenti di poesie ne fanno un modello contemporaneo che analizza il dio Apollo attraverso la sua natura umana. Due parti che dialogano tra loro, si uniscono alla ricerca di quella vitale armonia che il dio Apollo ha perso.
e le lacrime di ieri e degli occhi
mi fanno scoprire sempre
un’eterna sospensione.
È la complessità dell’amore di un dio che dimentica di essere tale e scopre la fragilità umana, tenta con tutto sé stesso di tendere verso l’alto, raggiungere il sole che da tempo ha perduto, intonando un salvifico canto per raggiungere “l’altro”.
La scrittura dell’autore esprime la ricerca di un amore vivo, mescolando uno stile classico a un linguaggio moderno, vivo, per niente mellifluo. Le sue poesie sono una «Dolorosa oasi» per l’anima, un modo per interrogare e interrogarsi sull’«eterna sospensione» causata dall’amore.
Il coraggio che serve per parlare d’amore
Come in chiusura scrive Daniele Costantini: «Esordire con poesie d’amore non è cosa semplice. È un atto, anzi, che richiede una certa dose di coraggio e, forse, d’incoscienza».
Non è un caso che queste poesie sono, più di ogni altra cosa, un incoraggiamento a vivere con maggiore incoscienza. Il dolore è soltanto una sfumatura, un segno, in un quadro emotivamente complesso come la ricerca del significato dell’amore. Perciò, serve coraggio per parlare d’amore, specialmente in poesia. Se il rischio è quello di risultare copiosamente sdolcinati, Massimo Salvati guida il dio Apollo in un mortale viaggio in divenire, rivelandogli il suo animo umano.
Consigliato (acquista) a chi è alla ricerca di una poesia del presente, del qui e ora, dove lo stile classico incontra la voracità del poetry slam, senza rime, dai versi liberi come libero è il dio Apollo. Così simile all’uomo, così vulnerabile nella sua rinascita d’amore. Ne parlano in troppi? Sì, ma in pochi riescono a smascherare l’amore e l’innamorato.
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