Stefano Benni aveva un vero e proprio dono: trasformare in risata tutto ciò che non lo è. Sapeva spingere alla riflessione e alla ricerca di un senso, nel tentativo di migliorarsi. Diciamo “aveva” perché purtroppo è morto nella mattinata di oggi, martedì 9 settembre. Aveva 78 anni e non lavorava più da tempo a causa di una malattia.
Prima di lui, non ricordiamo altri autori di libri umoristici. È il motivo per cui lo abbiamo amato e per cui resterà per sempre nella storia della letteratura comica, tra parodia e rocambolesco, avventuroso, fantastico.
Amato da generazioni di lettori per il suo linguaggio inventivo e per uno stile ironico e visionario, è anche autore di storie dolcissime, capaci di emozionare oltre che far sorridere. Da sempre rifugio per chi ha imparato a ridere della devastante quotidianità. Sulla fanpage ufficiale, il figlio Nicolas invita a ricordarlo così:
Una cosa che Stefano mi aveva detto più volte è che gli sarebbe piaciuto che la gente lo ricordasse leggendo ad alta voce i suoi racconti. Come alcuni di voi sapranno, Stefano era molto affezionato al reading come forma artistica, lettura ad alta voce – spesso accompagnato da musicisti. Quindi, se volete ricordarlo, vi invito in questi giorni a leggere le opere di Stefano che vi stanno più a cuore a chi vi sta vicino, ad amici, figli, amanti e parenti. Sono sicuro che, da lassù, vedere un esercito di lettori condividere il loro amore per ciò che ha creato gli strapperebbe sicuramente una gran risata.
La biografia
Stefano Benni è stato autore di vari romanzi e antologie di racconti di successo, tra i quali Bar Sport, Elianto, Terra!, La compagnia dei celestini, Baol, Comici spaventati guerrieri, Saltatempo, Margherita Dolcevita, Spiriti, Il bar sotto il mare e Pane e tempesta. I suoi libri sono stati tradotti in più di 30 lingue e quasi tutti editi in Italia da Feltrinelli, un rapporto editoriale e umano destinato a durare nel tempo. Ha rappresentato una voce di grande rilievo nel panorama comico (e tragicomico) italiano, affiancando con una fantasia espressiva fuori dal comune la produzione letteraria considerata “seria”. Proveniva dal mondo della satira politica, fu anche “battutista” di Beppe Grillo agli esordi (lo scrittore della battuta sulla loggia P2 che gli donò notorietà). Nel corso della sua carriera collaborò con numerosi giornali e riviste, come L’Espresso, Panorama, Linus, Repubblica, Cuore. Tuttavia la sua vera casa fu il Manifesto. Al cinema lavorò come sceneggiatore di Topo Galileo, film del 1988 con Grillo protagonista, e di Musica per vecchi animali (1989), tratto dal suo libro Comici spaventati guerrieri, oltre che dell’adattamento di Bar Sport.
I suoi libri, tra romanzi e racconti, non si limitano a proporre universi immaginari e situazioni surreali: in essi si ritrova anche una pungente critica alla società italiana degli ultimi decenni. La sua scrittura si distingue per l’uso frequente di giochi linguistici, invenzioni lessicali e parodie di diversi registri letterari.
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Tra la gente da bar
Costruì un rapporto di profonda amicizia con lo scrittore francese Daniel Pennac. Fu proprio lui a spingere la Feltrinelli a pubblicarne in Italia le prime opere. Da quel momento, entrambi iniziarono a presentare i libri l’uno dell’altro nei rispettivi Paesi. Non a caso, il volume Grazie! di Pennac porta una dedica proprio a lui.
Grazie, anche da parte nostra
Tra gli aneddoti più condivisi in queste ore c’è la storia del soprannome “Lupo”, che accompagnò Stefano Benni lungo tutta la sua carriera. Un appellativo nato, secondo alcuni, dal fatto che trascorse parte dell’infanzia sulle montagne dell’Appennino, ma che si adattava perfettamente anche al suo carattere ironico, indipendente e un po’ solitario. Ci piace pensare che Benni si divertisse a reinventarne di volta in volta l’origine, alimentando così la leggenda di questo nomignolo per tutta la vita.
Nell’iperproduttività dell’editoria contemporanea è sempre più difficile avere a che fare con libri immortali rispetto che in passato. Malgrado tutto, noi di Magma Magazine ci abbracciamo nel dolore di questo imprevedibile addio, certi che il suo humour continuerà a tenerci compagnia. Grazie, Stefano, per averci aiutato a scoprire che il lato comico delle cose ci salverà sempre.
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