Giuseppe Ungaretti (1888-1970) è uno dei più grandi poeti della letteratura italiana del XX secolo, noto principalmente per la sua raccolta poetica L’Allegria. Quest’opera rappresenta un punto di svolta nella sua carriera e nella poesia italiana dell’epoca, in quanto utilizza un nuovo linguaggio poetico che esplora le profondità dell’anima umana e riflette sul significato della vita, soprattutto della sofferenza.
Sembra strano parlare di una raccolta intitolata L’allegria e riferirsi al dolore, ma è proprio in questo ossimoro che consiste la grandezza della raccolta.
La vita di Ungaretti
Nato nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi, Ungaretti trascorre la sua giovinezza in Africa prima di trasferirsi in Italia per studiare all’Università di Roma. Durante la Prima Guerra Mondiale, combatte come soldato sul fronte – un’esperienza che segna profondamente la sua produzione poetica. Dopo la guerra, si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con gli ambienti artistici e letterari dell’epoca, che influenzano il suo stile poetico. Più che continuare a raccontare la sua vita, ci si può soffermare su una poesia tratta sempre dall’Allegria, dal titolo I fiumi, dove l’autore sintetizza la sua esistenza alla luce dei fiumi che l’hanno caratterizzata: il Serchio, il Nilo, la Senna e infine l’Isonzo. Questi fiumi rappresentano l’infanzia in Egitto e in Toscana, il periodo parigino e il periodo della guerra. Anche l’andamento della poesia segue quello del fiume, tra scorrevolezza e frammentazione. Su questa poesia lo stesso Ungaretti spiega:
[I fiumi] è il vero momento nel quale la mia poesia prende insieme a me chiara coscienza di sé: l’esperienza poetica è l’esplorazione d’un personale continente d’inferno, e l’atto poetico, nel compiersi, provoca e libera, qualsiasi prezzo possa costare, il sentire che solo in poesia si può cercare e trovare libertà.
L’«Allegria»: una rivoluzione poetica
L’Allegria è una raccolta poetica composta da Ungaretti tra il 1914 e il 1918, durante gli anni della Prima Guerra mondiale. Pubblicata nel 1919, questa raccolta rappresenta un vero e proprio manifesto poetico che rivoluziona il panorama letterario italiano, ma soprattutto definisce un nuovo modo di concepire la poesia in maniera esistenziale.
La raccolta rappresenta, infatti, un vero e proprio viaggio poetico ma anche esistenziale. Per comprenderlo, dobbiamo riflettere sulle sezioni che la costituiscono. L’Allegria riassume due raccolte dell’autore: il Porto Sepolto e l’Allegria di Naufragi. La prima è caratterizzata da profondo dolore e disorientamento e attinge totalmente sull’esperienza diretta del poeta nella Prima Guerra Mondiale. Questo Porto Sepolto corrisponde a una metafora per il lato oscuro dell’animo umano, che raggiunge l’apice durante la quella. Da questo sconforto, tuttavia, si giunge alla scoperta di una resilienza che troviamo nell’Allegria di Naufragi con tutta la sua prepotente verità.
L’attaccamento alla vita dalla guerra: «Veglia»
L’ossimoro del titolo che rimanda al naufragio, contrapposto all’allegria che dà titolo all’intera raccolta, è spiegabile alla luce della lirica Veglia.
Composta durante la Prima Guerra Mondiale, riflette il concetto di allegria e attaccamento alla vita che emerge dalla tragedia del conflitto. Nonostante si trovi infatti in un contesto di morte e distruzione come quello bellico, Ungaretti riesce a trovare una sorprendente e paradossale gioia di vivere, quell’allegria che viene comunque dal dolore.
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Si descrive infatti una notte passata accanto al cadavere di un compagno. Il corpo, il viso, la bocca, tutto è descritto in modo volutamente crudo e impressionante, ma a questo orrore, a questa vicinanza alla morte si contrappone il senso di preziosità della vita. La poesia si apre con la frase «Un’intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato» ma si conclude con il verso: «Non sono mai stato tanto attaccato alla vita».
Questo attaccamento alla vita, o “allegria”, non è certamente sadismo, e neppure una allegria vuota o superficiale, ma una consapevolezza della fragilità umana. Tale consapevolezza è acuita dalla guerra nonostante i suoi orrori.
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amoreNon sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.
La solidarietà umana nell’«Allegria»
Il linguaggio di Ungaretti è caratterizzato da una forte carica emotiva e da una profonda ricerca di senso e significato. Le sue poesie sono spesso brevi e concise e utilizzano immagini suggestive e simboliche per esplorare temi universali come l’amore, la morte, il tempo e la trascendenza. In particolare, L’Allegria è certamente un racconto individuale, ma diventa quindi universale nella semplicità del linguaggio utilizzato.
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La poetica di Ungaretti in tal senso riflette una profonda sensibilità nei confronti della condizione umana e una ricerca costante di senso e significato che si declina attraverso l’idea di comunità umana. I soldati per primi, per quanto in un contesto sfortunato, sono spinti da una solidarietà reciproca che viene narrata in varie liriche. Ad esempio, nella poesia Fratelli:
Di che reggimento siete
(Mariano il 15 luglio 1916)
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli.
Questi versi mostrano un momento di riconoscimento e condivisione tra i soldati. La domanda «Di che reggimento siete, fratelli?» non è solo una questione di identificazione militare, ma una ricerca di condivisione data dalla stessa condizione di vulnerabilità. La «foglia appena nata» è un simbolo che continuerà a descrivere i soldati nell’omonima poesia, dove questi sono paragonati a foglie sugli alberi. Questa è solo una delle similitudini di Ungaretti che esplorano la complessità e la contraddittorietà dell’esistenza umana.
L’«Allegria»: l’eredità di Ungaretti
Giuseppe Ungaretti e la sua opera L’Allegria (acquista) rappresentano una testimonianza straordinaria della potenza della poesia, non solo nel raccontare con parole gradevoli e musicali, ma soprattutto nel catturare l’essenza dell’esperienza umana. Nonostante le esperienze che tratta non siano, per ovvi motivi, state vissute da tutti noi, attraverso le sue poesie Ungaretti ci invita a riflettere sul significato della vita. Si distingue sempre per la sua capacità di esprimere con semplicità e profondità le emozioni più profonde e universali.
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muroDi tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tantoMa nel cuore
nessuna croce mancaÈ il mio cuore
San Martino del Carso
il paese più straziato.
Attualmente, la poetica di Ungaretti non va solo concepita come una noiosa cantilena da studiare a memoria sui libri di scuola per prendere un buon voto, ma può e deve rammentarci il significato della vita, la sua importanza, e insegnarci l’empatia e la solidarietà verso l’altro. Specie in un periodo in cui, purtroppo, il rimando ai conflitti in varie parti del nostro mondo è quotidiano.
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