Il coro degli ultimi, l’epica dimenticata dei tombaroli

«Bocca di strega» di Sacha Naspini

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«Bocca di strega» di Sacha Naspini

Amici, adesso vi raccontiamo una storia finita male per i protagonisti, che però mentre la vivevano hanno messo dentro le loro speranze, la loro abilità, il maledetto bisogno, la voglia di scombinare il destino. E via con la prima ottava.

Così una coppia di musicisti armati di triangolo e chitarra introducono la loro rapsodia sulle vicende dei tombaroli in una scena della Chimera, il film di Alice Rohrwacher che nel 2023 ha portato sul grande schermo la vita immaginaria di Arthur, tombarolo rabdomante venuto da lontano per cercare insieme alla sua banda i tesori nascosti sotto la terra del Centro Italia.

Come i musicisti della Chimera, Bocca di strega, il romanzo di Sacha Naspini pubblicato da Edizioni E/O nell’agosto nel 2024, si ripropone di cantare le gesta eroiche e antieroiche che compongono l’epopea dei tombaroli, figure fuorilegge eppure – o forse proprio per questo – caratteristicamente romantiche. Come La Chimera, Bocca di strega è una storia che ricalca in parte i passi di Orfeo nella sua disperata ricerca di Euridice.

Quello che Sacha Naspini ha pubblicato è un racconto epico, che affonda le radici nella tradizione e nella storia delle zone che ne sono protagoniste, e che, tra l’Ottocento e il Novecento, sono state lo sfondo dell’azione dei tombaroli: La Maremma, la Tuscia, la Val di Cornia.

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L’equilibrio, la rete, il segreto

Costruito su molteplici piani e affidato a diverse voci, Bocca di strega descrive un universo di personaggi doppi, che nascondono artefatti e conducono vite parallele, dentro i quali si muovono con nomi diversi. Guido Sacchetti diventa il Bardo, suo figlio Giovanni cresce e diventa Veleno, e poi ci sono Alarico, Biondo, Leagro.

La banda di tombaroli si regge su un equilibrio precario, pronto a esplodere a causa di un oggetto o di una parola che a chiunque altro potrebbe sembrare più o meno irrilevante. Si regge su sguardi, su nomi in codice che vengono sussurrati con una pala in mano, in mezzo al bosco, di notte. Si regge su Bardo, che da quando è bambino ha il potere quasi-magico di sentire il vuoto sotto ai suoi piedi, di percepire la vertigine e di trasformarla in un’avventura, in una scoperta.

E, intorno alla banda, una rete di persone che non sanno, o che sanno, e tengono inestimabili otri etrusche stipate insieme alle pentole vecchie nella credenza. Alcune di loro non reggono, e scompaiono, altre invece rimangono a sistemare, a consolare, a mantenere salda la struttura di menzogne e verità dentro la quale il coro di protagonisti si muove.

Poi spiegò che quel ritrovamento era davvero straordinario per un motivo semplice: la fragilità. Il cavallino aveva attraversato non i secoli, ma i millenni, arrivando nella sagrestia di Santa Croce che sul serio, di colpo, si era trasformata nella Banca d’Italia. Un pezzo unico al mondo. Intatto. Finemente lavorato. E con questa forza: la capacità di andare in frantumi da un momento all’altro. Sulla tovaglia sostava un puledrino in miniatura che giocava a fare l’equilibrista con il tempo, nientemeno.

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Di padre in figlio: la saga dei tombaroli

Quando Bardo, il capo della banda dai poteri quasi rabdomantici, scompare lasciandosi prendere dal mare, lascia la sua banda e la sua fama al figlio. Giovanni, detto Veleno, ora orfano di entrambi i genitori, deve prendere in mano il delicato equilibrio che tiene in piedi il successo sempre fragile della cricca di tombaroli. La successione innervosisce i componenti della banda, e tra di loro si innesca una dinamica pericolosa, orfana della fiducia che erano riusciti ad accordare a Bardo e che sembra difficile poter dare nella stessa misura anche a Veleno, che dal padre ha ereditato il cognome, ma non i poteri e, tantomeno, il carisma.

Su di lui volteggiava un Guido Sacchetti che diceva: “Non sei stato l’amore grande capace di salvarmi”. Che Veleno avesse deciso di superare quel genitore al suo stesso gioco era il minimo. Uno impazzisce per molto meno.

Tutto ruota intorno alla Conchiglia, il locale che Bardo è riuscito a mettere in piedi grazie agli anni d’oro della banda. Il ristorante di pesce diventa il luogo entro il quale i tombaroli pianificano i loro colpi, subiscono minacce dalle bande concorrenti, preparano vendette ed elaborano strategie, nascondono la refurtiva e bevono finocchietto offerto dalla casa. Intorno alla Conchiglia, però, non gravita solo la banda, ma anche una serie di figure che rimangono incastrate – spesso loro malgrado – all’interno delle traiettorie dei tombaroli. Pescivendoli, prostitute, cameriere, marchesi caduti in disgrazia: le dinamiche vorticose del gruppo di Bardo trascinano con sé una regione intera, nel bene e nel male.

D’un tratto accadeva questa magia: il traffico dei reperti dava un senso a tutto. L’estrazione sociale, la formazione, le conoscenze… Come se una mano divina avesse architettato un grande disegno da lontano, mettendo Raffaello in punta di pennello lì, esattamente dove si trovava adesso.

«Bocca di strega»: il coro degli ultimi, l’epica degli emarginati

Bocca di strega è un romanzo dal ritmo incalzante, scritto da punti di vista che si alternano in maniera sempre più vertiginosa. Sono punti di vista polarmente diversi, che fanno in modo che il lettore si possa cullare nella falsa certezza di saperne di più dei personaggi che si muovono, inconsapevoli, sulle pagine. Soprattutto, però, ogni voce narrante riesce a dispiegarsi in tutta la sua realistica umanità, senza crogiolarsi mai in un fin troppo facile romanticismo patetico, e restituendo l’immagine di corpi in carne e ossa, che si muovono in un mondo storicamente determinato e carico di problematicità reali. Pare di averceli davanti, questi personaggi, con i loro dubbi, le loro paure e i loro errori fatali.

E poi c’è il titolo, perché la bocca di strega è molto più di quello che potrebbe sembrare: è il nome che si usa per indicare una trappola, anzi, una trappola apparente che ne nasconde un’altra, più astuta e letale, che si apre piena di denti affilati quando la vittima meno se lo aspetta. È su queste trappole-matrioska che Bocca di strega (acquista) si regge, riuscendo ad aumentare la tensione di pagina in pagina, fino all’ultimo colpo di scena.

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Maia Tomasella

Classe 1999, laureata in Scienze Filosofiche, provo a conciliare il mio amore per la filosofia con quello per la letteratura. Sottolineo i libri con la penna e parlo troppo, di solito con i gatti.

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