Nella pletora di eventi promossi in occasione di Bookcity Milano 2022, abbiamo avuto la fortuna di poter partecipare alla conferenza Canone letterario e lavoro editoriale, tenutasi giovedì 17 novembre nella sede principale dell’Università Statale, in via Festa del Perdono.
Partecipanti alla conferenza
Il cast tutto al femminile dell’evento annoverava Virna Brigatti, ricercatrice presso la stessa Università Statale e specializzata in letteratura italiana contemporanea; Angela Maria Nuovo, professoressa ordinaria della Statale, dove cura il corso di Storia economica del libro; Isotta Piazza, professoressa associata di letteratura italiana contemporanea all’Università di Parma; e infine Elisabetta Risari, senior editor della collana Oscar di Mondadori.
Il libro in presentazione
Il volume attorno al quale ruotava l’evento, e di cui la conferenza ne è stata pubblica presentazione, è Canonici si diventa. Mediazione editoriale e canonizzazione di Isotta Piazza, edito da Palumbo Editore. L’intervento dell’autrice mirava infatti a spiegare la genesi del suo libro, nato da una sua riflessione sullo statuto dei classici. Secondo lei, ogni classico, prima di essere definito tale, ha dovuto superare un processo tripartito di selezione, trasmissione e validazione. Mentre nel Cinquecento – il periodo d’oro della stampa veneziana, capitanata da Aldo Manuzio – i lettori erano formati da una ristretta cerchia di umanisti, nel Novecento assistiamo a una pluralizzazione del pubblico.
Pubblico e tendenze editoriali
Questo fenomeno di diversificazione permise il fiorire delle collane popolari, il cui archetipo italiano sono nientemeno che gli Oscar Mondadori, inaugurati nel 1965 e oggi ripartiti in una galassia di sottocollane per ogni genere di lettore. Secondo Piazza, dunque, gli Oscar furono dei veri e propri spartiacque perché, a differenza di altre collane che si prefiggevano intenti acculturanti – cita l’esempio dei “grigini” BUR – il loro scopo era di poter donare momenti di relax e serenità ai lettori, riconosciuti tra impiegati, insegnanti, operai e artigiani. La studiosa ha concluso il suo intervento con la svolta ‘decanonizzante’ degli anni Novanta, periodo in cui si diffusero centinaia di edizioni rivisitate dei classici, con copertine sgargianti e titoli modificati che parevano smentire la natura autorevole del testo in questione. Illuminante a proposito è l’esempio della Lettera sulla felicità di Epicuro, la cui edizione della Newton Compton rinominata È facile essere felici se sai come farlo trascinava l’opera del filosofo greco nei meandri delle guide self-help, molto in voga all’epoca, tradendone così la vera essenza.
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L’origine delle collane librarie
Di estremo interesse si è mostrato anche l’intervento storico di Angela Maria Nuovo, che ha messo in luce come molti aspetti dell’editoria moderna fossero presenti già agli albori della stampa. Fu Aldo Manuzio – imprenditore veneziano inventore del formato tascabile e del corsivo – a comprendere le potenzialità di una serie di libri concatenati tra loro per somiglianza. Tuttavia, non siamo ancora davanti all’uniformità contenutistica che ci aspetteremmo in una collana, poiché i volumi si rassomigliavano solo per formato. Il vero inventore della collana moderna è da considerarsi Gabriele Giolito, editore di origini piemontesi che ebbe l’illuminazione di raggruppare opere simili per contenuto nella serie Collana historica – un nome così efficace da essere perpetuato e utilizzato nei secoli a venire, fino ad oggi. Giolito non si fermò e stampò altre collane, come la Ghirlanda spirituale, i cui singoli volumi erano definiti “foglie”, l’Albero spirituale formato da “frutti” e, infine, la Scala spirituale, composta da “gradini”. L’invito dell’editore ai lettori era quello di comprare libri da utilizzare come ornamenti per la propria dimora – un vero appello, insomma, alla concezione del libro-oggetto, prezioso e raffinato pezzo d’arredamento oltre che deposito del sapere.
Gli Oscar Mondadori
Arriviamo infine al contributo di Elisabetta Risari, valente professionista del libro e di tutte le sue sfaccettature, responsabile della collana Oscar Mondadori da più di trent’anni. La sua prospettiva si è rivelata stimolante proprio in virtù della sua posizione interna, ovvero di una persona non solo esperta del settore ma che di esso ci vive. Il suo discorso è partito con una panoramica degli Oscar, dalla loro nascita come edizioni popolari – di questo abbiamo già parlato – alla loro evoluzione. Oggi potremmo dire che gli Oscar sono una biblioteca sconfinata e onnicomprensiva, costituita da innumerevoli sottocollane (Bestsellers, Absolute, Gialli Mondadori, Saggi, Moderni, eccetera) e ideate per accontentare qualsiasi tipo di pubblico. La collana dei Moderni è, senza dubbio, la più importante: composta da scrittori su cui ancora vigono i diritti d’autore, è il carro armato della casa editrice, nonché sua linfa vitale. Ecco perché riuscire ad aggiudicarsi le opere di un autore sotto diritti è un obiettivo ambito: nessun altro potrà pubblicarle finché vale il contratto.
Oscar Mondadori: dati e curiosità
Risari, inoltre, ha corredato i suoi racconti editoriali di dati e curiosità quantomai avvincenti. Ad esempio, ha menzionato l’ostilità incontrata nel 2016 al lancio della (ormai famosa) copertina tagliata degli Oscar e ha svelato che il senso di quell’angolo mancante non voleva essere altro che quello di una rottura con la tradizione – un taglio netto, appunto. Più tardi, ha mostrato alcuni dati dell’azienda davvero rivelatori: la quota degli Oscar all’interno del mondo del tascabile raggiunge il 28%, mentre nella totalità del mercato librario tocca il 4,5%. Nel 2020, gli autori Oscar più venduti erano George Orwell (al 3,2%), Agatha Christie (al 3,7%) e Italo Calvino (che da solo deteneva il 5% delle vendite dell’intero catalogo della collana!).
Una conferenza per studenti e appassionati bibliofili
La conferenza Canone letterario e lavoro editoriale ha sicuramente soddisfatto sia le esigenze formative di studenti di editoria e letteratura, sia la curiosità degli appassionati di passaggio. L’agilità degli interventi, la professionalità e la facondia dei protagonisti, il clima accogliente – tutto ciò ha contribuito al successo di un piccolo, ma non per questo meno importante, frammento di quella tempesta culturale che è Bookcity per ogni bibliofilo e cultore della letteratura.
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