Alan Poloni è uno scrittore navigato che vive la letteratura a trecentosessanta gradi. Già autore di romanzi come Dio se la caverà (Neo Edizioni) e L’uomo che rovinava i sabati (Miraggi Edizioni), gestisce la Libreria Muratori di Capriolo, in Franciacorta. Per il teatro ha scritto Ominidi 2.0 e Platone Resort e con la Martin Eden Experience allestisce reading in cui si miscelano musica e narrativa.
Recentemente ha pubblicato per Oligo Editore Elvis o Barabba, dove ancora una volta riprende in maniera del tutto originale la sua passione per il surreale e per il rock.
«Elvis o Barabba»: storie beat dal Nuovo Testamento
Elvis o Barabba è una raccolta di racconti che, nonostante le tre sezioni, si suddivide in due macrocapitoli. La prima parte, L’età della disangelitudine, riprende alcuni episodi riportati nel Nuovo Testamento reinterpretandoli in chiave satirica. Un’intuizione che trova i suoi predecessori, seppure in ambito cinematografico, in Brian di Nazareth dei Monty Python e Dogma di Kevin Smith.
Tutti i personaggi orbitanti intorno agli episodi biblici sono contraddistinti da una forte influenza beat. I beati in senso stretto sono sostituiti dai reietti, totalmente assorbiti dalle loro idiosincrasie e dubbi esistenziali. Poloni traspone la società contemporanea nella Giudea del Cristo, tanto che alcune situazioni potrebbero essere uscite da un romanzo ante litteram di Charles Willeford.
Un direttore di circo cerca di assoldare Gesù come saltimbanco, Giovanni il Battista finisce in analisi, Simon Pietro apre un casinò e contestualmente Maddalena un bordello. I continui riferimenti alle Scritture sono più o meno esplicitati, ma i fatti analizzati sono per la maggior parte talmente noti che il lettore si può destreggiare senza troppe difficoltà.
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Dimenticare di esistere
Senz’altro uno dei racconti più suggestivi di questa prima parte è La notte un cuore ce l’ha, versione alternativa dell’impiccagione di Giuda. Nonostante Poloni dimostri una grande capacità nell’impostare i dialoghi, in quest’ultimo racconto dà il meglio di sé come narratore restituendo tutta la tensione del tradimento e della sua consapevolezza:
D’un tratto ricordò qualcosa, fermò i propri passi, si girò e si mise a correre risalendo il colle fino al punto in cui era quasi morto. Appena fu ai piedi del tronco, si gettò carponi e cominciò a tastare il terreno. Gli ci vollero pochi minuti, le mani insanguinate, per trovare un mucchietto di terra smossa da poco, e mentre scavava con le unghie e trovava ciò che aveva seppellito, alcune immagini sfocate presero forma davanti ai suoi occhi.
Rockstar, oltre l’umana concezione
Nella seconda parte, L’età delle pietre rotolanti, la prospettiva si ribalta. I personaggi principali sono ora le rockstar che più o meno direttamente si trovano a fare i conti con la spiritualità.
Poloni si affida alla memoria della musica rock, ricca di aneddoti e suggestioni. La fantasia dell’autore spazia in territori sconosciuti e in maniera più sintetica e forse più incisiva accompagna il lettore in questo universo parallelo. Ad esempio, fra gli altri, si immagina il dialogo fra il diavolo e Robert Leroy Johnson oppure Hitler che, rifugiatosi in Argentina, ascolta con rabbia Masters of War di Bob Dylan. Dall’altra parte Sting è talmente nostalgico dei Police da trasferirsi in un Metaverso che simula la fine degli anni Settanta, e Amy Winehouse sta discutendo se rendere la sua coscienza immortale:
Il mare di neuroni, le infinite ramificazioni connettive, la febbrile attività di elaborazione delle informazioni, l’insieme dei processi fisici ed elettrochimici, tutto finisce simulato e poi riprodotto in un sistema operativo. La sua mente, signora Winehouse, vale a dire la materia e i pensieri, finiranno scaricati in un substrato computazionale di natura artificiale, in altre parole un computer.
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Un lieve, lievissimo disordine
Come nella prima parte, Poloni rielabora una critica della società moderna. L’assenza di spiritualità e l’incapacità di meravigliarsi alimentano surrogati della vita vera. Da questo punto di vista, infatti, non sorprende che l’ultima sezione, costituita da un solo racconto, si intitoli proprio L’età del Kali Yuga. Con riferimento ai Veda si tratta, appunto, di un’epoca di conflitti e ignoranza in cui gli uomini credono solo agli aspetti superficiali della realtà. E quest’era, secondo le Scritture induiste, coincide proprio con la nostra.
Elvis o Barabba?
Il titolo Elvis o Barabba (acquista) rimanda a una scelta che il lettore non deve compiere. Tutti i racconti trovano fra di loro un corrispettivo e l’inusuale accostamento di Poloni non disorienta il lettore, anzi lo stimola a intercettare nuovi collegamenti.
Un’intuizione mutuata da alcuni maestri nella Beat Generation oppure dai postmodernisti americani. Una raccolta di racconti essenziale che nell’economia della parola trova la sua forza. Un libro che è anche una miniera di storie che per la loro originalità e irriverenza sarà difficile dimenticare. Ma, oltre l’aspetto ironico, c’è sicuramente molto altro.
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