Un gruppo di donne tradite, maltrattate e spesso uccise da uomini. Donne che perdono la fiducia nell’altro, che si rifugiano in un essenziale ma ossessivo legame di sorellanza per sopravvivere nel modo più sereno possibile. Queste sono le protagoniste de Le Mantidi (Tunué, 2023) di Sara Dealbera, un’opera d’esordio matura nel trattare un tema delicato e potenzialmente scivoloso, che regala una storia densa di emozioni e riflessioni.
Caterina tra le mantidi
Caterina, protagonista di questo romanzo grafico, viene cresciuta nella campagna dei primi del Novecento da un gruppo di donne. Tetti Lupa, la cascina in cui vivono, è il suo unico sguardo sul mondo. La comunità, esclusivamente femminile, rifiuta la presenza maschile, giudicandola pericolosa e indegna. Il loro isolamento si rivela l’unico modo per difendersi dagli orrori e dalle oppressioni della società: una strategia per creare un contesto di comprensione, fiducia, sorellanza per dar il via ad un’emancipazione che faccia delle più deboli le più forti.
Tuttavia, Tetti Lupa non è solamente un luogo di accoglienza e amicizia, ma uno spazio dove si consumano violenze e oppressioni. Le donne si ritrovano rinchiuse in una gabbia dorata che non lascia spazio di evasione, frutto di una mentalità fanatica e iperprotettiva. La violenza si scaglia contro gli uomini, usati per procreare, ma tenuti alla larga ed uccisi quando di troppo. Infatti, fin dal primo respiro, i neonati maschi sono condannati a morte perché ritenuti non idonei alla vita della collettività. Il covo di amiche e sorelle si rivela presto un nido di mantidi incapaci di provare empatia, pronte a tutto pur di difendere la propria grande famiglia.
L’eccezione alla regola
Caterina, nata e cresciuta nella cascina, realizza che questa potrebbe non essere la via per la pace. Vorrebbe aprirsi al mondo, confrontarsi con i tanto temuti uomini e scoprire ciò che le anziane tacciono nei loro cruenti racconti fiabeschi. Tuttavia, lo sguardo di disprezzo verso il genere maschile e la mancanza di cooperazione non portano che alla crescita di nuove mantidi accecate dall’odio.
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Caterina, amata e protetta delle figure materne della cascina, una volta cresciuta diventa una felice eccezione. Inizia ad interrogarsi sulla realtà, mette in discussione i precetti trasmessi dalle donne che l’hanno allevata e rompe le radici familiari per seguire la sua strada. La vera svolta avviene un giorno quando, avventuratasi al mercato per comprare delle galline, incontra un ragazzo e scatta il suo primo amore. Questo nuovo sentimento la porterà a rifiutare i canoni imposti dalla sua grande famiglia. Imparerà a tendere per la prima volta la mano verso gli altri, rivalutando relazioni e pregiudizi.
Abbattere il muro del pregiudizio
Il romanzo di Dealbera è un esperimento ben riuscito. Da un lato denuncia la violenza patriarcale, dall’altro si espone contro un ribaltamento dei ruoli che porterebbe a ulteriore odio e violenza, a nuovi oppressori e oppressi. Nell’esasperazione della storia, la narrazione non risparmia gli uomini violenti, ma denuncia a sua volta i comportamenti vendicativi a priori delle donne fanatiche di Tetti Lupa, invitandoci ad una riflessione su più livelli.
I disegni di Dealbera calano perfettamente nell’atmosfera. I toni restituiscono una cupezza che ben si lega ai momenti di tensione, ammiccando, al tempo stesso, ad uno sguardo puerile, che sembra tracciare e privilegiare il punto di vista di Caterina, ribelle tra le ribelli, chiazza di colore nel grigio della sua cascina. Il testo è ben bilanciato: accompagna le immagini senza prevaricare, racconta ciò che non possiamo vedere e lascia la parola ai diversi personaggi che popolano la cascina. Le metafore animali, a partire dal titolo, guidano poi all’interpretazione simbolica, dalle «fameliche» mantidi alla lupa, animale aperto a più significati, metafora di vita ma anche di aggressività.
Nelle ultime tavole, Le Mantidi (acquista) ci spinge a chiederci quale strada vogliamo prendere per contrastare le oppressioni, lasciando spazio allo sguardo incontaminato delle nuove generazioni. Nel finale aperto ma speranzoso, l’invito è quello di abbattere i muri verso una convivenza priva di pregiudizi.
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