Raccontare ciò che succede nel mondo non è sempre facile. Al di là della narrazione della guerra, ci sono dei temi che non possono passare inosservati. Uno tra questi è la libertà delle donne, un diritto che storicamente in Italia, e nel resto del mondo, è sempre stato messo in discussione. Fino al secolo scorso sono state condotte diverse lotte affinché determinati diritti quali il voto, l’aborto e il divorzio, diventassero inviolabili e legittima espressione della volontà delle donne. Tuttavia, ci sono stati momenti in cui la strada verso il progresso si è rivelata tortuosa.
La storia che Lelio Bonaccorso, fumettista e poeta messinese, ha disegnato nel suo nuovo fumetto La mia seconda generazione, è quella di Saghar Khaleghpour – che ha curato i testi –, nata e cresciuta in Italia con origini iraniane. Ciò che più viene messo in risalto attraverso i disegni è una denuncia verso un regime che, purtroppo, mina i diritti fondamentali delle donne privandole non soltanto della libertà, ma anche della possibilità di affermare la propria identità.
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«La mia seconda generazione»: la storia
La mia seconda generazione vede come protagonista la graphic designer italiana, nata a Milano nel 1989. A seguito della nascita della Repubblica Islamica per mano degli sciiti fondamentalisti, i genitori furono costretti alla fuga poiché vennero proclamate delle leggi che, oltre a proibire il gioco d’azzardo, imposero alle donne di coprirsi totalmente, nascondendo persino i capelli. Venne proclamato il reato di adulterio e le donne non potevano avvicinarsi a un uomo che non era il proprio marito, neanche se fosse stato un amico di costui.
Dunque, Saghar affronta un dissidio interiore che le impedisce di appartenere ad entrambi i luoghi. Nel tentativo di ritrovare la propria identità, l’autrice cerca di effettuare una sensibilizzazione profonda sulle tematiche citate per svelare una difficile realtà, donando al ruolo delle donne una riflessione universale su quelli che sono dei diritti fondamentali.
L’originalità del fumetto
Il graphic novel ha avuto, da sempre, un posto particolare all’interno della narrativa, poiché supera determinati canoni tipici del racconto letterario per approdare a delle forme di rappresentazione uniche. Parole e immagini si uniscono per dare vita a innumerevoli interazioni tra il lettore e le vignette, influenzandone notevolmente la percezione che cambia nel momento in cui, scorrendo le vignette, si manifesta maggior scioltezza durante l’atto della lettura.
Ciò che più è importante, in termini visuali, è colpire lo stato emotivo del lettore, che si ritrova in una dimensione intradiegetica dove è chiamato in causa direttamente e costantemente. Un elemento ricorrente nella produzione di Lelio Bonaccorso che, collaborando più volte con il giornalista Marco Rizzo, ha sviluppato nuove tecniche stilistiche per effettuare dei reportage importanti, sfruttando la caratura semiotica dei suoi disegni.
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Parole e immagini ne «La mia seconda generazione»
La mia seconda generazione presenta una serie di colori che, come dichiarato da Bonaccorso, sono quasi una svolta per il suo stile, poiché ha effettuato una ricerca precisa per realizzare i colori delle immagini affinché rispecchiassero non soltanto i dialoghi, ma anche le vicende rappresentate iconicamente. In particolare, è molto interessante la presenza del giallo per evidenziare i momenti di flashback che sono, spesso, ricorrenti, e l’utilizzo del rosa per raffigurare le donne protagoniste. Quest’ultimo colore, però, non si presenta in modo scontato, ma con sfumature nervose che vogliono quasi sottolineare ulteriormente le loro rivendicazioni e lo spirito della lotta.
Per quanto concerne i dialoghi, si incastrano perfettamente con le immagini restituendo al lettore le emozioni dei personaggi, in particolare della protagonista Saghar che pretende di ottenere, legittimamente, la cittadinanza italiana. Con uno stile semplice e diretto, e con grande coraggio, essa racconta anche le varie manifestazioni che si tennero a seguito dell’uccisione dell’attivista Mahsa Amini (2022), che provocò una mobilitazione mondiale e il coinvolgimento dell’opinione pubblica, schieratasi dalla parte dei manifestanti.
Una voce libera contro i pregiudizi
Ne La mia seconda generazione (acquista) scopriamo che il cuore persiano di Saghar appartiene anche all’Italia, così come tutta la generazione di persone che ancora oggi, purtroppo, lottano per ottenere il diritto alla cittadinanza. Il senso di appartenenza a un luogo è uno tra i diritti più importanti nella vita di un individuo, a cui non può essere vietato di vivere in un territorio dove afferma di essere cresciuto. In un mondo segnato dalle guerre e dalla lotta allo straniero, frutto di un’ideologia controversa, ricordare la memoria di tutte le donne e gli uomini morti per mano dei regimi totalitari si afferma come un atto di ribellione verso un sistema che fa della diversità uno strumento di propaganda brutalmente efficace.
Riconoscendone, dunque, la falsità del pregiudizio, appare necessario raccontare determinate storie nel nome della libertà d’espressione la quale, nonostante sia sempre in pericolo, va difesa affinché si possa svelare la realtà, quella che tenta di essere messa a tacere.
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